Alla riscoperta del Padre nostro
Con la prima domenica di Avvento entrerà in vigore il nuovo Messale
Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona
Alla riscoperta del "Padre nostro"
Con la prima domenica di Avvento, in tutte le diocesi del Triveneto entrerà in vigore
il nuovo Messale. Poiché la stessa preghiera del Padre nostro ha subìto qualche
trasformazione linguistica e contenutistica, colgo l'occasione per andare alla riscoperta dei
suoi contenuti divini assieme alla mia Diocesi. Lo faccio in cinque scansioni. In forma di
colloquio confidenziale. Narro, con la confidenza di pastore d'anime, ciò che questa preghiera
di Gesù dice a me; l'eco, la risonanza che ha nella mia mente e nel mio cuore; che cosa evoca
in me, quando ho la possibilità di pregare il Padre nostro con calma. Dato però che il suo
contenuto è inesauribile sarebbe interessante ed estremamente fecondo il comunicarsi
confidenziale di ciò che ispira il Padre nostro a livello di famiglia, di gruppi, di preti, di
consacrati/e. Sarebbe un regalo reciproco prezioso, in quanto le confidenze consegnerebbero
squarci sempre inediti della medesima preghiera. Del resto, nemmeno le traduzioni sono in
grado di riprodurne alla perfezione, e nell'assoluta completezza, il testo originale, che
trascende ogni possibile traduzione e ogni personale risonanza.
Nelle mie confidenze si potrà intercettare l'eco del Catechismo della Chiesa Cattolica,
ma anche il commento che ha fatto del Padre nostro San Cipriano e, soprattutto,
Sant'Agostino nella lettera 130 a Proba.
Non c'è dubbio che dopo l'Eucaristia, la preghiera del Padre nostro è la più sublime,
capace di raccogliere l'eco dei Salmi e di tanti altri testi ecologici, cioè espressi in preghiera,
della Bibbia. Di fatto è la preghiera che dà e tiene dato il "La" ad ogni vera preghiera, al punto
che, al dire di Sant'Agostino, il Cristiano nella preghiera può usare parole diverse da quelle
del Padre nostro, ma mai scostarsi dai suoi contenuti.
Da notare che l'uomo per natura è un essere orante. La preghiera è la forma più
espressiva della religiosità naturale dell'uomo. Svela un bisogno metafisico dell'uomo,
quando, rientrando in se stesso, si pensa e si scopre creatura, cioè un essere derivato da un
Altro. Allora, dal suo cuore scaturiscono espressioni di adorazione, stupore, gratitudine,
venerazione, sacro timore, supplica, richiesta di protezione, di benefici, o di perdono.
Tuttavia, in nessuna religione, monoteista o politeista, e nemmeno nella Bibbia, ci è dato di
riscontrare una preghiera che inizi con "Padre" o persino "Papà" riferito a Dio! È una
esclusiva della preghiera insegnata da Gesù e da Lui consegnata ai suoi discepoli, perché la
trasmettano all'umanità intera. Ne possediamo due edizioni: Matteo 6,9-13 e Luca 11,2-4.
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Matteo inserisce la preghiera del Padre nostro nel contesto del discorso della
montagna, più precisamente nel trittico: elemosina, digiuno e preghiera. In intesi: "Quando
pregate non siate come gli ipocriti che amano farsi vedere ... entra nella tua camera e prega
nel segreto e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà ... e quando pregate non
sprecate vane parole, come i pagani... il Padre vostro sa già ciò di cui avete necessità, ancor
prima che glielo chiediate ... Così dunque pregate voi: Padre!". E la conclude facendo appello
alla disponibilità al perdono.
Luca colloca la sua edizione del Padre nostro dopo la richiesta dei discepoli fatta a
Gesù di conoscere i segreti della sua preghiera quando si appartava. Lo riconoscono come il
loro Maestro. Anche Lui insegni dunque a pregare, come aveva fatto Giovanni Battista con i
suoi discepoli. Questa l'edizione di Luca: "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo
regno. Dacci ogni giorno il pane necessario alla nostra vita. Rimetti a noi i nostri peccati come
anche noi a chi è nostro debitore. Non abbandonarci alla tentazione".
Nella preghiera consegnata ai Suoi, si capisce che cosa sta sommamente a cuore a Gesù.
È la preghiera della pienezza dei tempi, quando la Provvidenza ha predisposto che l'uomo
potesse entrare in relazione dialogica confidenziale e tenerissima con Dio Padre, avendo
come Mediatore Gesù Cristo fatto uomo, nell'abbraccio dello Spirito Santo. È proprio lo
Spirito Santo il protagonista della Preghiera di Gesù, come svela Paolo nella lettera ai Galati
e in quella ai Romani. È lo Spirito Santo infatti che grida in noi: "Abbà! Papà!". Ecco, in
definitiva, a Chi è rivolta la preghiera: al Padre, per la mediazione di Cristo, nell'afflato
dell'amore dello Spirito Santo. Proprio come ci fa fare la Liturgia eucaristica, prima della
proclamazione del Padre nostro, in quella che viene definita dossologia, cioè inno di
glorificazione: "Per Cristo, con Cristo, e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente, nell'unità dello
Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen".
Rivolgendosi al Padre, il credente consegna se stesso e l'umanità nelle sue mani, per
vivere secondo i suoi desideri e poter amare l'umanità come la ama Lui, amandola a nome
suo. Allora la preghiera del Padre nostro è l'atto di benevolenza più sublime nei confronti
dell'umanità, nei suoi travagli. Non è mai alienazione dalla storia. Tanto meno le monache e
i monaci di clausura sono alienate/i; sono immersi nell'umanità e portano a Dio le situazioni
travagliate dell'umanità, facendosene carico. In Gesù Cristo, loro Sposo speciale. Che è il
Signore dell'universo e della storia.
Verona, 22 ottobre 2020
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