Domenica III

“Convertitevi, perché  il regno dei cieli è vicino”: il regno annunciato da Gesù non è un al di là immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno si fa presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge

Gesù  comincia la sua predicazione con le parole: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Gli ebrei aspettavano il regno dei cieli, cioè la manifestazione del regno di Dio sulla terra, che avrebbe dovuto cambiare l’aspetto del mondo con la tendenza al male fin dall’origine, recandovi giustizia, pace, amore e gioia. Gesù afferma che
questo regno si è avvicinato con Lui, Dio che possiede un volto umano e che ci ama sino alla fine, fino al perdono nella Nuova Alleanza o storia di amore verso ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. Ma aggiunge che il regno dei cieli non avviene come un fatto politico che non richiede alcuna conversione personale e sociale ma cambiando mentalità e volontà nel proprio cuore cioè convertendosi. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che, per sua natura, è imperfetto. E il suo amore, allo stesso tempo, è per noi la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo ogni uomo attende: la vita che è “veramente” vita.
L’evangelista poi racconta la vocazione dei primi apostoli con i successori che lui manda per annunciare questo regno e convertirsi: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. E’ significativo che sin dall’inizio del suo ministero Gesù abbia voluto chiamare alcuni uomini, per associarli al suo ministero. Gesù non si presenta come un personaggio solitario, che pretende di realizzare da solo la sua opera, senza la collaborazione di nessuno. Di per sé, avrebbe potuto fare questo, perché è veramente unico: il Figlio di Dio che assume un volto umano si trova come persona divina delle due nature a un livello irraggiungibile da qualsiasi uomo. Ma ha voluto chiamare subito degli apostoli per associarli alla sua opera di salvezza. Così Gesù unisce le due dimensioni dell’amore: mostra l’amore verso il Padre celeste, perché predica il regno di Dio; nell’amore verso i fratelli, perché li associa alla sua opera.
Subito Simone e Andrea, lasciate le reti, lo seguono. Gesù ha un’autorevolezza straordinaria. Simone e Andrea capiscono subito che egli è il maestro, il Signore, il salvatore, e non esitano a seguirlo.
Allo stesso modo Giacomo e Giovanni, che stanno riassestando le reti, vengono chiamati da Lui. Anch’essi lasciano subito la barca e il padre e lo seguono.
La seconda lettura in questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione” ci permette di richiamare un altro aspetto per l’unità in Cristo: gli apostoli sono suoi strumenti; l’opera è sempre opera di Gesù, e gli apostoli non possono pretende di essere importanti. Paolo richiama questo, perché già allora a Corinto sono sorte discordie, divisioni tra i cristiani a causa del culto della personalità. Alcuni vanno dicendo : “io sono di Paolo”, e altri: ”Io sono di Apollo”. Apollo non è neppure un apostolo, ma un discepolo molto bravo nel parlare, buon conoscitore della Bibbia e che ha una grande capacità di attrazione. Altri poi vanno dicendo: “Io sono di Kefa”. Kefa è il nome aramaico che Gesù ha dato a Simone, e significa “roccia”, un’espressione per gli ebrei analoga a quella greca di Essere, di Verità. Fin da allora i cristiani sono divisi e Paolo reagisce con vigore perché non è giusto che i cristiani si attacchino a un apostolo piuttosto che ad un altro e che avvengano divisioni tra loro; chiede: “Forse Paolo è stato crocefisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?”. E’ chiaro che solo Cristo è stato crocefisso per tutti gli uomini, e che il battesimo avviene nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e non in quello di Paolo o di Pietro.
Certo dobbiamo essere consapevoli dell’importanza relativa di tutti i ministri. Ma l’unico maestro, l’unico Signore datore di ogni bene, è Cristo. L’opera di evangelizzazione è opera sua e gli apostoli sono soltanto suoi strumenti, che hanno il privilegio veramente straordinario di essere associati alla sua opera, ma che non possono assolutamente prenderne il posto creando divisioni. Preghiamo la Regina degli Apostoli di non dare troppa importanza alle persone, semplici strumenti della sua opera di unità. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Anglicani

I peccati che mandano più anime all'inferno

Sulla bellezza della Messa “Tridentina”