Benedetto XVI - J. Ratzinger sull'amore
Benedetto XVI – J. Ratzinger sull'amore
Tracey Rowland dal "DIZIONARIO sul sesso, amore e fecondità" da pagina 65 a pagina 71
La natura dell'amore umano della sessualità non riveste un ruolo così importante nell'opera di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI come invece è stato nelle pubblicazioni del suo predecessore, San Giovanni Paolo II. Un modo utile per capire la relazione tra i due è pensare che Ratzinger ha costruito l'impalcatura intellettuale in cui la teologia morale di Giovanni Paolo II e la catechesi sull'amore umano (comunemente nota come teologia del corpo) trovano posto. È principalmente tra questi contributi teologici fondamentali di Ratzinger/Benedetto XVI che si colloca la sua visione sulla relazione tra verità e amore, verità e coscienza, verità e libertà e Eros e Agàpe.
La relazione tra Amore e Ragione
Risale addirittura all'epoca della Scolastica la tensione all'interno degli studi di matrice cattolica tra verità e amore, tra oggettività e affettività. Alcuni studiosi hanno voluto dare priorità alla verità e all'oggettività, alla facoltà dell'intelletto dunque; altri invece hanno dato la precedenza al funzionamento del cuore umano, alla volontà, all'affettività e all'amore. Ratzinger sostiene che verità e amore dovrebbero essere considerate come operanti in uno scambievole rapporto di aiuto reciproco. Questo significa che il cuore umano ha bisogno di amare il bene e che l'intelletto umano ha bisogno di conoscere il bene affinché entrambe le facoltà della persona umana cooperino in armonia. Come ha scritto nella sua enciclica Caritas in veritate: "Non c'è l'intelligenza e poi l'amore: ci sono l'amore ricco di intelligenza e l'intelligenza piena di amore" (CV 30). Egli sostiene che anche qualsiasi tentativo di ristabilire la visione del Cristianesimo come vera religione o religione della verità deve essere basato equamente tanto sull'ortoprassi quanto sull'ortodossia, come ha espresso nel principio: "l'amore e la ragione, come i due veri e propri pilastri del reale, confluiscono in uno: la ragione vera è l'amore, e l'amore è la ragione vera. Nella loro unità essi costituiscono il vero fondamento e il fine di tutto il reale" (Ratzinger 2003).
Verità e coscienza
Un approccio contemporaneo nel campo della moralità sessuale è stato quello di marginalizzare la verità respingendo l'esistenza di assoluti morali. È stato dapprima sostenuto che la qualità morale degli atti sessuali dipende da così tanti fattori contestuali che ogni particolare quesito morale deve essere esaminato dal tribunale della coscienza umana. È stato inoltre sostenuto che, data l'estrema varietà di fattori contestuali, le singole persone potrebbero arrivare nelle loro coscienze a conclusioni ben diverse dall'insegnamento ufficiale del magistero, che offre semplicemente delle generali linee guida. Variazioni su questo tema sono state trovate nelle teorie morali proporzionaliste, consequenziali e dell'"opzione fondamentale", che furono criti Da San Giovanni Paolo II nella sua enciclica Veritatis slendor (1993). In riferimento a queste idee, Ratzinger ha scritto:
"È fuori discussione che si deve sempre seguire un chiaro dettame della coscienza, o che almeno non si può mai andare contro di esso. Ma è questione del tutto diversa se il giudizio di coscienza, o ciò che uno prende come tale, abbia anche sempre ragione, se esso cioè sia infallibile. Infatti se così fosse, ciò vorrebbe dire che non c'è nessuna verità – almeno in materia di morale e di religione, ossia nell'ambito veri e propri della nostra esistenza. Dal momento che i giudizi di coscienza si contraddicono, ci sarebbe dunque solo una veritàdel soggetto, che si ridurrebbe alla sua sincerità. Non ci sarebbe nessuna porta e nessuna finestra che potrebbe condurre dal soggetto del mondo circostante e alla comunione degli uomini. Chi ha il coraggio di portare questa concezionefino alle sue ultime conseguenze arriva alla conclusione che non esiste dunque nessuna vera libertà e che quelli che supponiamo essere dettami della coscienza, in realtà non sono altro che riflessi delle condizioni sociali. Ciò dovrebbecondurre alla convinzione che la contrapposizione tra libertà e autorità lascia da parte qualcosa: che deve esserci qualcosa di ancor più profondo, se si vuole che libertà e, quindi, umanità abbiano un senso" (Ratzinger 2009).
Le idee di Ratzinger sul ruolo della coscienza e sul suo rapporto con la verità sono influenzate dalla teologia dell'inglese Beato John Newman (1801-1890). In questo contesto Ratzinger ha osservato che per Newman il termine medio che stabilisce il legame tra autorità e soggettività è la verità.
Verità e Libertà
Centrale nella teologia morale di Ratzinger è il principio secondo cui verità e libertà non sono mai in competizione, mai opposte l'un l'altra, a patto che si parte dalla convinzione che la persona umana è stata creata da Dio per la libertà, che è connessa all'osservanza della legge divina. Qui Ratzinger ricorre alal teologia di San Basilio il Grande e Agostino:
"Basilio, coniando un'espressione divenuta poi importante nella mistica medioevale, parla della "scintilla dell'amore divino, che è stata nascosta nel nostro intimo". Nello spirito della teologia giovannea egli sa che l'amore consiste nell'osservanza dei comandamenti, e che pertanto la scintilla dell'amore, infusa in noi dal Creatore, significa questo: "Abbiamo ricevuto interiormente un'originaria capacità e prontezza a compiere tutti i comandamenti divini … Essi non sono qualcosa che ci viene imposto dall'esterno". È la stessa idea che in proposito anche Sant'Agostino afferma, riconducendola al suo nucleo essenziale: "Nei nostri giudizi non ci sarebbe possibile dire che una cosa è meglio di un'altra se non fosse impressa in noi una conoscenza fondamentale del bene". Ciò significa che il primo, per così dire ontologico livello del fenomeno della coscienza consiste nel fatto che è stato infuso in noi qualcosa di simile ad una originaria memoria del bene e del vero (le due realtà coincidono); che c'è una tendenza intima dell'essere dell'uomo, fatto ad immagine di Dio, verso quanto a Dio è conforme. Fin dallasua radice l'essere dell'uomo avverte un'armonia con alcunecose e si trova in contraddizione con altre. Questa anamnesi dell'origine che deriva dal fatto che il nostro essere ècostituito a somiglianza di Dio, non è un sapere già articolato concettualmente, uno scrigno di contenuti che aspetterebbero solo di venir richiamati fuori. Essa è, per così dire, un senso ulteriore, una capacità di riconoscimento, così che colui che ne viene interpellato, se non è interiormente ripiegato su séstesso, è capace di riconoscere in sé l'eco. Egli se ne accorge: "Questo è ciò a cui mi inclina la mia natura e ciò che essa cerca" (Ratzinger 2009).
La teologia antropologica di Ratzinger, specialmente questa convinzione della relazione tra verità libertà e coscienza, può essere vista come l'impalcatura della teologia morale espressa nell'enciclica Veritatis splendor (1993) di san Giovanni Paolo II. Nel primo paragrafo c'è una tendenza della persona umana a consegnarsi al relativismo e allo scetticismo e ad andare in cerca di una libertà illusoria distaccata dalla verità vera e propria. Tuttavia precisa che "nessuna tenebra di errore e di peccato può eliminare totalmente nell'uomo la luce di Dio Creatore. Nella profondità del suo cuore permane sempre la nostalgia della verità assoluta e la sete di giungere alla pienezza della sua conoscenza".
Eros e Agàpe in Deus Caritas est
Mentre la separazione della verità dalla libertà è secondo Ratzinger volta a creare un problema, così anche la separazione dell'amore dalla libertà è volto a a dare origine a un altro problema. Ratzinger definisce la mentalità che promuove un codice morale distaccato dall'amore una forma di moralismo. Questa mentalità riduce il Cristianesimo ad un codice etico con un programma di azioni che sono permesse o vietate senza alcun riferimento alla relazione tra natura umana e libertà e tra libertàumana e divina. Nella prima enciclica del suo pontificato intitolata Deus caritas est Benedetto XVI ha affermato la sua opposizione al moralismo con la dichiarazione che ' all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona'. Il comportamento morale cristiano basato sull'unità di amore e ragione trasforma davvero la persona e la santifica, rendendola, in grado di essere compartecipe nell'amore e nella vita alla Santa Trinità.
In Deus caritas est Benedetto si è rivolto anche alla critica di Friedrich Nietzsche, secondo cui il Cristianesimo ha avvelenato l'eros. In particolare ha affermato che l'eros senza l'agape riduce l'eros allo stato di piacere sessuale per amore del piacere senza alcuna dignità propria. L'eros ha bisogno che l'agapelo renda puro, gli dia una dignità ed uno scopo, dal momento che la persona umana non è solamente corpo, ma l'unione di corpo e anima. Benedetto sottolinea ch la dimensione spirituale della persona non può essere repressa o ignorata inuna valutazione delle pratiche sessuali.
Così Serge- Thomas Bonino OP sintetizza il dibattito:
. [Per coloro che separano eros dall'agape] la soggettività della persona impone al corpo una valore che ciascuno tecnicamente manipola, in modo che trattando come una realtà puramente fisica ed esteriore … Ciò separa la dimensione spirituale dall'amore, spesso ridotta ad un casto sentimento amoroso, dalla sessualità che è ridotta ad una funzione puraente biologica, cessando di essere un sacramento di amore (Bonino 2007).
Teologia eucaristica e il mistero nuziale
Anche Wiker attira l'attenzione sul rapporto tra eros e agape nel contesto della teologia eucaristica. Egli osserva che dopo il primo Giovedì Santo "l'immaginario del matrimonio tra Dio e Israele è ora realizzato in modo prima inconcepibile: prima voleva dire stare alal presenza di Dio, ma ora diventa unine con Dio attraverso la condivisione nel dono che Gesù fa di sé, condivisione nel suo corpo e nel suo sangue" (Wiker 2006: 23).
Nella sua Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis papa Benedetto ha osservato che l'Eucarestia, come sacramento di carità, ha una relazione particolare con l'amore tar uomo e donna uniti in matrimonio. Ha affermato che "in forza del sacramento, il vincolo coniugale è intrinsecamente connesso all'unità eucaristica tra Cristo sposo e la Chiesa Sposa" (Ef 5,31-32) e che inoltre nella teologia di san paolo l'amore coniugale è un segno sacramentale dell'amore di Cristo per la sua Chiesa, un amore che culmina sulla croce, l'espressione del suo "matrimonio" con l'umanità e allo stesso tempo l'origine e il cuore dell'Eucarestia (SC 27).
In una precedente opera antecedente al suo pontificato, Ratzinger ha sottolineato che "l'essenziale sacramentalità dell'eucarestia è identica alla sua unità e Alla sua insensibilità a cambiamenti esterni" e ha osservato che quando la sacramentalitàè attaccata, anche così la sacralità. (Ratzinger 1987:294). I sacramenti dell'Eucarestia e del Matrimonio sono intrinsecamente collegati in così tanti modi che gli errori nella visione teologica di uno di quetsi sacramenti avranno serie ripercussioni sull'altro. Senza una visione della sacramentalità del matrimonio c'è una tendenza a ridurre le unioni sessuali allo stato di meri accordi contrattuali.
Il vuoto secolarista e la depressione adolescenziale
Una cultura secolarista che respinge una cosmologia sacramentale abbassa gli orizzonti spirituali e riduce le opportunità per l'auto-trascendenza. Ratzinger ha sostenuto che il vuoto che segue non è mai efficacemente riempito dalle pseudo-liturgie dei concerti rock e dagli pseudo-modelli di un'umanità esemplare presentata allagioventù da coloro che fanno fortuna commercializzando le celebrità. Ratzinger si è trovato da solo tra leader clericali e i teologi della sua generazione nella misura in cui ha cercato di chiarire i legami tra le concezioni secolariste dell'amore e della sessualità, l'industria delal musica rock e la depressione giovanile. Secondo Ratzinger l'evangelizzazione dei giovani richiede la loro liberazione dagli orizzonti della cultura di massa e un incontro con la persona viva con Cristo che sia autenticamente sacramentale. Nel paragrafo seguente egli ha analizzato paternamente la condizione dellacultura giovanile contemporanea con riferimenti specifici all'assenza delle virtù teologali della speranza e della carità.
"Perciò oggi vediamo spesso sui volti dei giovani un'evidente amarezza, una rassegnazione che è ben lontana dall'entusiasmo delle avventure giovanili verso l'ignoto. La radice più profonda di questa tristezza è la perdita di ogni grande speranza e l'irraggiungibilità di ogni grande amore: qualsiasi cosa in cui si spera è già conosciuta, e tutto l'amore diventa delusione per la finitezza in un mondo i cui mostruosi surrogati sono solo un pietoso travestimento di una profonda disperazione" (Ratzinger 2005: 73).
L'opposizione al giansenismo
Mentre Ratzinger prova compassione per i giovaniche sono coinvolti nergli esperimenti sociali di matrice nitzscheana, riconosce anche che la più vecchia generazione di cattolici è stata a volte influenzata negativamente dalla visione giansenistanei confronti dell'amore e della sessualità, che può essere interpretata cme una forma di moralismo. Il giansenismo era un movimento teologico complesso che prese il nome del vescovo olandese Cornelius Jansen (1585-1538). I giansenisti enfatizzavano gli effetti del peccato originale e il problema della concupiscenza. Nella sua forma estremista il giansenismo incoraggiava la visione secondo cui ogni desiderio sessuale era un vizio spirituale e il matrimonio era solo un rimedio alla concupiscenza. La rilevanza del problema posto dalla visione giansenista della sessualità era tale che Ratzingerosservò che gli psichiatri francesi avevano creato l'espressione 'maladie catholique' per descrivere gli effetti dannosi di essa sullo sviluppo personale dei cattolici. La maladie catholique era una "particolarenevrosi, prodotto di una pedagogia distorta esclusivamente concentrata sul quarto e sul sesto comandamento al punto che il conseguente complesso per quanto riguarda l'autorità e la purezza rende l'individuo incapace di uno sviluppo personale libero" (Ratzinger 2005: 358).
Contrariamente alla mentalità giansenista, Ratzinger mantiene un atteggiamento positivo nei confronti della sessualità umana come dono divino.Egli sostiene tuttavia che per il modo in cui questo specifico dono è utiizzato, come tutti gli altri doni divini, è una questione di ordine morale e inoltre che il concetto di libertà umana "deve essere letto a partire dala visione cristologica dell'uomo, che è libero non quando difende se stesso da Dio, ma quando accetta l'unione con Dio offertagli da Cristo" (Ratzinger 2005:366). Questa analisi della vita morale Cristiana a partire dalla visione cristologica è il principio metodologico centrale che governa Veritatis splendor (1993). Ratzinger-Benedetto XVI è fermamente d'accordo con San Giovanni paolo II sul fatto che la sessualità deve essere intesa all'interno del contesto di una teologia dell'originale offerta divina ad essere partecipi del potere creativo della Trinità, come è narrato nel libro della Genesi. Questa è la visione antropologica elaborata da San Giovanni paolo II nella sua Catechesi sull'amore umano, visione che Ratzinger ha sottolineato essere troppo assente nell'analisi delle tematiche relative alla vita svolta da Paolo VI nella sua enciclica Humanae vitae (1968).
Posizione sull'Humanae vitae
In un'intervista pubblicata sotto il titolo L'ultimo testamento (2016) Ratzinger dichiarò di essere d'accordo con il giudizio negativo espresso dall'Humanae vitae a proposito dell'uso della pillola contraccettiva, ma trovò tuttavia che l'argomentazione proposta dal documento non fosse soddisfacente. Era troppo "sottile" dal punto di vista teologico. Ciò che mancava all'Humanae vitae era un 'punto di vista antropologico esauriente' come quello alla fine fornito da San Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato.
In una precedente intervista del 1997 Ratzinger dichiarò che l'insegnamento dell'Humanae vitaeafferma ter principi fondamentali. Il primo è la convinzione che i figli siano una benedizione. Il secondo è che la sessualità non dovrebbe essere separata dalla procreazione e il terzo è che l'umanità non può risolvere grandi problemi morali semplicemente con le tecniche, con la chimica, ma deve fronteggiarli da un punto di vista morale, attraverso uno stile di vita (Seewald 1997: 200-2002).
In un'intervista più recente rilasciata nel 2004Ratzinger osservò inoltre cher la diffusione della pillola contraccettiva ha cambiato "la visione della sessualità, dell'essere umano e del corpo stesso". L'uso della pillola ha separato la sessualità dallafecondità e questa separazione ha "profondamentecambiato il concetto di vita umana" (Zenit: Il cardinal Ratzinger su laicismo ed etica sessuale 19 novembre 2004). L'intimità sessuale ha perso il suo obiettivo e la sua finalità, con il risultato che tutte le forme di sessualità umana sono diventate moralmente equivalenti. Gli atti sessuali non contengono più un significato intrinseco in sé. Le persone permeano i loro atti sessuali di qualsiasi significato soggettivo scelgano di attribuirgli. Questi significati possono includere qualsiasi cosa, dal piacere alla procreazione. All'interno di un quadro del genere, l'eterosessualità non è in alcun modosuperiore all'omosessualità. La storia intellettuale del movimento ideologico del gender, incluso il fatto che Facebook ora riconosce oltre 70 diversi orientamentisessuali, può risalire a questa separazione della sessualità dalla fecondità.
La cura pastorale per le persone omosessuali
Sebbene Ratzinger/Benedetto XVI non abbia prodotto alcuna considerevole opera sulla contemporanea ideologia del gender, tra i suoi compiti come Prefetto della Congregazione dellaDottrina della Fede è stato responsabile della pubblicazione di un documento sul tema della Cura pastorale delel persone omosessuali. In questo documento si possono trovare le seguenti affermazioni di principio:
"La particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l'inclinazione stessa deve essere considerata come oggettivamente disordinata (n.3). La teologia della creazione, presente nel libro della Genesi, fornisce il punto di vista fondamentale per la comprensione adeguata dei problemi posti dall'omosessualità. Dio, nella sua infinita sapienza e nel suo amore onnipotente, chiama all'esistenza tutta la realtà, quale riflesso della sua bontà. Eli crea a sua immagine e somiglianza l'uomo, come maschio e femmina. Gli esseri umani perciò sono creature di Dio, chiamate a rispecchiare, nella complementarietà dei sessi, l'interiore unità del Creatore (n.6).
Il capitolo 3 della Genesi mostra come questa verità sulla persona umana quale immagine di Dio sia stata oscurata dal peccato originale. (…) Benché il corpo umano conservi ancora il suo "significato sponsale", ora questo è oscurato dal peccato. Così il deterioramento dovuto al peccato continua a svilupparsi nella storia degli uomini di Sodoma (Gen 19,1-11). Non vi può essere dubbio sul giudizio morale ivi espressso contro le relazioni omosessuali (n.6).
Va deplorato con fermezza che le persone omosessualisiano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azoni violente. Simili comportamenti meritano a condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. (…) La dignità propria di ogni persona dev'essere rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni." (n.10)
Dunque la conclusione generale di questo documento è che un'inclinazione omosessuale è un disordine ma, dal momento che non è sempre chiaro da cosa sia causato -potrebbero essere in gioco vari fattori bio-chimici o ambientali – coloro che soffrono per queta condizione non dovrebbero essere trattati come persone moralmente spregevoli e fatti oggetto di violente cattiverie o derisi. Ciò che viene condannato sono gli atti omosessuali.
In sintesi, le opere di Joseph Ratzinger sull'amore e la sessualità possono essere lette come un significativo contributo che offre sostegno allateologia morale Cristocentrica di san Giovanni paolo II, come è stato esplicitato nell'enciclica Veritatis splendor e nella Catechesi sull'amore umano. Egli ha sviluppato la visione delle relazioni tar verità e amore, verità e coscienza, verità e libertà e eros e agape, che sostiene in modo così rilevante la visione morale e antropologica di San Giovanni Paolo II. Egli inoltre si assume il compito di rispondere all'accusa rivolta da Nietzsche al cristianesimo di aver ucciso l'eros.
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