II Domenica di Pasqua, della Divina Misericordia

Da questa domenica – e per tutto il tempo pasquale – la liturgia della Parola nel Sacramento cioè di lui morto e risorto che parla e agisce in continuità orienta la nostra consapevolezza verso un'unica realtà: il suo corpo cioè la Chiesa, comunità dei credenti, nata dalla Pasqua di Cristo (SC 5). In modo molto concreto, tutte le singole domeniche mettono in rilievo aspetti diversi della vita da cristiani, come testimonianza della presenza e azione sacramentale del Risorto: non partecipare alla Messa domenicale è 

la più grave omissione da credenti, soprattutto nell'educazione di fede dei nostri bambini!    

Benedetto XVI

Gesù risorto si manifesta nell'assemblea domenicale

La primitiva comunità apostolica di Gerusalemme non ha finito di esistere: deve rispecchiarsi nelle nostre comunità, nelle nostre assemblee domenicali. Ciascuna di esse è continuamente ricreata e si costruisce grazie alla presenza del Risorto e in forza dei suoi doni pasquali (lo Spirito, i sacramenti, la pace, la gioia); ciascuna è chiamata ad essere nel mondo segno e annuncio permanente della Pasqua del Signore, del suo invito alla pace e alla riconciliazione.

 

L'assemblea domenicale

Il vangelo di Giovanni racconta due apparizioni dei Signore risorto: una la sera stessa del giorno di Pasqua, «il primo dopo il sabato» (= il primo della settimana); l'altra «otto giorni dopo».

Il ritmo settimanale delle apparizioni di Gesù, il suo presentarsi con i segni gloriosi della passione in mezzo ai discepoli riuniti, creano un contesto fortemente liturgico. Il giorno delle apparizioni del Signore fu ben presto indicato dai cristiani con un nome nuovo: «giorno del Signore»; e fin dagli inizi della Chiesa venne considerato come il «segno» settimanale della Pasqua che veniva celebrata dai fedeli riuniti in assemblea.

«Secondo la tradizione apostolica,… in questo giorno i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare all'Eucaristia, e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendere grazie a Dio che li "ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (1 Pt 1,3) [seconda lettura]. Per questo la domenica è la festa primordiale che deve essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli» (SC 106).

 

L'assemblea dei «credenti»

La pagina di Giovanni va ascoltata e meditata secondo la logica propria del quarto Vangelo: il suo autore ha raccolto e tramandato le parole e i fatti di Cristo per provare che egli era veramente il Messia-Figlio di Dio, e per suscitare la fede che salva. La Parola che risuona oggi nell'assemblea è dunque un richiamo a vivere quella fede pasquale su cui si fonda la comunità cristiana. L'episodio di Tommaso e la « beatitudine » di coloro che crederanno pur non avendo visto, insegnano che è giunto il momento di instaurare una nuova economia di fede; la presenza di Cristo in mezzo ai suoi sarà riconosciuta solo attraverso l'esperienza di segni sacramentali: la Parola (l'«insegnamento degli apostoli») ascoltata con fedeltà; la comunione fraterna vissuta in modo concreto e realistico; il gesto di spezzare il pane nell'Eucaristia; la partecipazione alla preghiera comune (cf prima lettura). L'esperienza della prima comunità apostolica si rinnova oggi per la nostra assemblea: la fede riconosce la presenza del Signore risorto nel segno stesso dell'assemblea, nel segno della Parola proclamata e ascoltata, nella condivisione del pane e dei vino.

 

Una comunità strumento di pace e di riconciliazione

Dalla fede pasquale scaturisce anche la missione dei discepoli di Gesù: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». E un invio guidato e animato dallo Spirito; un invio fatto per radunare tutti in un solo popolo, per annunciare la pace, la gioia... Il potere di rimettere i peccati non è da intendere in senso restrittivo, come riferito soltanto al sacramento della penitenza. E' piuttosto una chiamata a collaborare con lo Spirito, sempre e dovunque, per diffondere la salvezza, la riconciliazione già operata da Cristo con la sua vittoria sul male e sul peccato.

La Chiesa è fedele alla sua missione nella misura in cui appare al mondo come strumento di riconciliazione. Così deve essere anche per la nostra assemblea eucaristica, segno attuale e concreto della Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Siamo un'assemblea di riconciliati con Dio in Cristo; di fratelli riconciliati fra loro per la presenza del Risorto e del suo Spirito di pace: non possiamo contraddire la realtà alla quale il Signore ci chiama lasciando che nella nostra comunità perdurino motivi di divisione e di tensione, che qualcuno si senta solo, isolato, emarginato. Chiunque deve potersi «ritrovare» nella nostra assemblea, sentirsi «a casa propria», essere riconosciuto e accolto come persona e come fratello in Cristo, con disponibilità, capacità di ascolto, di comprensione, di perdono.

 

 

 

 

 

 

Nuova creatura in Cristo

 

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo

(Disc. 8 nell'ottava di Pasqua 1, 4; Pl 46, 838. 841)

Rivolgo la mia parola a voi, bambini appena nati, fanciulli in Cristo, nuova prole della Chiesa, grazia del Padre, fecondità della Madre, pio germoglio, sciame novello, fiore del nostro onore e frutto della nostra fatica, mio gaudio e mia corona, a voi tutti che siete qui saldi nel Signore.

Mi rivolgo a voi con le parole stesse dell'apostolo: «Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri» (Rm 13, 14), perché vi

rivestiate, anche nella vita, di colui del quale vi siete rivestiti per mezzo del sacramento. «Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più Giudeo, né Greco; non c'è più schiavo, né libero; non c'è più uomo, né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 27-28).

In questo sta proprio la forza del sacramento. E' infatti il sacramento della nuova vita, che comincia in questo tempo con la remissione di tutti i peccati, e avrà il suo compimento nella risurrezione dei morti. Infatti siete stati sepolti insieme con Cristo nella morte per mezzo del battesimo, perché, come Cristo è risuscitato dai morti, così anche voi possiate camminare in una vita nuova (cfr. Rm 6, 4).

Ora poi camminate nella fede, per tutto il tempo in cui, dimorando in questo corpo mortale, siete come pellegrini lontani dal Signore. Vostra via sicura si è fatto colui al quale tendete, cioè lo stesso Cristo Gesù, che per voi si è degnato di farsi uomo. Per coloro che lo temono ha riservato tesori di felicità, che effonderà copiosamente su quanti sperano in lui, allorché riceveranno nella realtà ciò che hanno ricevuto ora nella speranza.

Oggi ricorre l'ottavo giorno della vostra nascita, oggi trova in voi la sua completezza il segno della fede, quel segno che presso gli antichi patriarchi si verificava nella circoncisione, otto giorni dopo la nascita al mondo. Perciò anche il Signore ha impresso il suo sigillo al suo giorno, che è il terzo dopo la passione. Esso però, nel ciclo settimanale, è l'ottavo dopo il settimo cioè dopo il sabato, e il primo della settimana. Cristo, facendo passare il proprio corpo dalla mortalità all'immortalità, ha contrassegnato il suo giorno con il distintivo della risurrezione.

Voi partecipate del medesimo mistero non ancora nella piena realtà, ma nella sicura speranza, perché avete un pegno sicuro, lo Spirito Santo. «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria» (Col 3, 1-4).<

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