Giovedì fra l'Ottava di Pasqua

 

    Scrive Romano Guardini: "Il Signore è mutato. Non vive più come prima di morire. La sua esistenza … non è comprensibile. Eppure è corporea, comprende … tutta quanta la sua vita vissuta, il destino attraversato, la sua passione e la sua morte. Tutto è realtà. Sia pure mutata, ma sempre tangibile realtà" (Il Signore. Meditazioni sulla persona e la vita di N.S Gesù Cristo, Melano 1949,433). Poiché la risurrezione non cancella i segni della crocifissione, Gesù mostra agli Apostoli le mani e i piedi. E per convincerli, chiede persino qualcosa da mangiare. Così di discepoli "gli offrirono una porzione di pesce arrostito, egli lo prese e lo mangiò davanti a loro" (Lc 24,42-43). San Gregorio Magno commenta che "il pesce arrostito al fuoco non significa altro che la passione di Gesù mediatore tra Dio e gli uomini. Egli, infatti, si degnò di nascondersi nelle acque del genere umano, accettò di essere stretto nel laccio della nostra morte e fu come posto al fuoco per i dolori subiti al tempo della passione". Grazie a questi segni molto realistici, i discepoli superano il dubbio iniziale e si aprono al dono della, fede; e questa fede permette loro di capire le cose scritte su Cristo "nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi" (Lc 24,44). Leggiamo infatti che Gesù "aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversine e il perdono dei peccati … Di questo voi siete testimoni" (Lc 24,45-48). IL Salvatore ci assicura della sua presenza reale tra noi, per mezzo della Parola e dell'Eucaristia. Come, perciò i discepoli di Emmaus riconobbero Gesù nello spezzare il pane (Lc24,35), così anche noi incontriamo il Signore nella Celebrazione eucaristica.

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