Papa Bendetto nella Quaresima del 2012 ha offerto una doppia 'lectio divina', ai seminaristi di Roma e ai preti della sua diocesi
… Si tratta di un itinerario di quaranta giorni che ci condurrà al triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, il cuore del mistero della nostra salvezza … Il tempo che precede la Pasqua è un tempo di "metanoia", cioè di cambiamento interiore, del pentimento; il tempo che identifica la nostra vita umana e tutta la nostra storia come un processo di conversione dal peccato che si mette in movimento ora per incontrare, perdonati, il Signore alal fine dei tempi …
Tempo della speciale vicinanza di Dio – tempo del primo amore -, e tempo della tentazione – tentazione del ritorno al paganesimo -, la ritroviamo in mdo sorprendente nel cammino terreno di Gesù, naturalmente senza alcun compromesso col peccato e con piena vicinanza al peccatore.
Dopo il battesimo di penitenza al Giordano, nel quale assume su di sé il destino del servo di Dio che rinuncia a se stesso e vive per gli altri fino a lasciarsi uccidere crocefisso nella certezza della risurrezione e si pone tra i peccatori per prendere su di sé il peccato del mondo, Gesù si reca nel deserto per stare quaranta giorni in profonda unione con il Padre, ripetendo così la storia di Israele … Questa dinamica è una costante nella vita terrena di Gesù, che ricerca sempre momenti di solitudine per pregare il Padre suo e rimanere in intima comunione, in intima solitudine con lui, in esclusiva comunione con lui, e poi tornare in mezzo alla gente.
Ma in questo tempo di "deserto" e di incontro speciale con il Padre nella comunione di amore dello Spirito Santo, Gesù si trova umanamente esposto al pericolo ed è assalito dalla tentazione e dalla seduzione del Maligno, il quale gli propone una via messianica altra, lontana dal progetto di Dio di fronte al peccato, perché passa attraverso il potere, il successo, il dominio e non attraverso il dono di amore totale al peccatore sulla croce. Questa è l'alternativa: un messianismo di potere, o un messianismo di amore, di dono di sé al peccatore nel suo libero arbitrio da parte di Dio che è amore.
Questa situazione continua di ambivalenza descrive anche la condizione della Chiesa suo corpo in cammino nel deserto del mondo e della storia.
In questo deserto noi credenti abbiamo certamente l'opportunità di fare una profonda esperienza di Dio che rende forte lo spirito, conferma la fede, nutre la speranza, anima la carità; un'esperienza che ci fa partecipi della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte mediante il sacrificio d'amore sulla croce.
…Ma il deserto oggi è anche l'aspetto negativo della realtà che ci circonda: l'aridità religiosa, la povertà di parole e di vita e di valori, il secolarismo e la cultura materialista che culturalmente dissolvono il cristianesimo, che rinchiudono la persona nell'orizzonte mondano dell'esistere sottraendolo ad ogni riferimento alla trascendenza, anzi combattendola. È questo anche l'ambiente in cui il cielo sopra di noi è oscuro, perché coperto dalle nubi dell'egoismo, dell'incomprensione e dell'inganno.
Nonostante questo, anche per La Chiesa di oggi il tempo del deserto può trasformarsi nella fede in tempo di grazia, poiché abbia lòa certezzas che anche dalal roccia più dura Dio può far scaturire l'acqua viva che disseta e ristora.
Cari fratelli e sorelle, in questi quaranta giorni che ci condurranno alla Pasqua di risurrezione nella Riconciliazione e nella Comunione pasquale possiamo ritrovare nuovo coraggio per accettare con pazienza e con fede ogni situazione di difficoltà, di afflizione e di prova, nella consapevolezza che il Signore, come è avvenuto nei due mila anni, il Signore farà sorgere il giorno nuovo.
E se saremo stati fedeli a Gesù seguendolo sulla via della croce provocata dall'amore verso il rifiuto del peccato, il chiaro mondo di io, il mondo della luce, della verità e della gioia ci sarà come ridonato dalla misericordia: sarà l'alba nuova creata da Dio stesso.
E Benedetto XVI in "Che cos'è il cristianesimo", quasi un testamento spirituale:
… Per me è un "segno dei tempi" il fatto che l'idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante, a partire da Suor Faustina, le cui visioni in vario modo riflettono in profondità l'immagine di Dio propria dell'uomo di oggi e il suo desiderio della bontà divina. Papa Giovanni Paolo II era profondamente impregnato da tale impulso, anche se ciò non sempre emergeva in modo esplicito. Ma non è certo un caso che il suo ultimo libro, che ha visto la luce proprio immediatamente prima della sua morte, parli della misericordia di Dio. A partire dalle esperienze nelle quali fin dai primi anni di vita ebbe a constatare tutta la crudeltà degli uomini, egli afferma che la misericordia è l'unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. solo là dove c'è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza. Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua prioritaria pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio. È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto.
A mio parere ciò mette in risalto che sotto la patina della sicurezza di sé e della propria giustizia l'uomo di oggi nasconde una profonda conoscenza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio. Egli è in attesa della misericordia. Non è certo un caso che la parabola del buon samaritano sia particolarmente attraente per i contemporanei. E non solo perché in essa è fortemente sottolineata la componente sociale dell'esistenza cristiana, né solo perché in essa il samaritano, l'uomo non religioso, nei confronti dei rappresentanti della religione appare, per così dire, come colui che agisce in modo veramente conforme a Dio, mentre i rappresentanti ufficiali della religione si sono resi, per così dire, immuni nei confronti di Dio. È chiaro che ciò piace all'uomo moderno. Ma mi sembra altrettanto importante tuttavia che gli uomini nel loro intimo aspettino che il samaritano venga in loro aiuto, che si curvi, versi olio sulle loro ferite, si prenda cura di loro e li porti al riparo. In ultima analisi essi sanno di aver bisogno della misericordia di Dio e della sua delicatezza. Nella durezza del mondo tecnicizzato nel quale i sentimenti non contano più niente, aumenta però l'attesa di un amore salvifico che venga donato gratuitamente. Mi pare che nel tema della misericordia divina si esprima in un modo nuovo quello che significa la giustificazione per fede. A partire dalla misericordia di Dio, che tutti cercano, è possibile anche oggi interpretare daccapo il nucleo fondamentale della dottrina della giustificazione e farlo apparire ancora in tutta la sua rilevanza.
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