Liturgia

Laddove si manipola sempre più la liturgia i credenti la abbandonano e con essa la Chiesa

“Dio agisce per mezzo del Cristo nella liturgia della Chiesa. Il puro istante storico è così trasceso di nuovo ed entra nell’azione divino – umana permanente della redenzione. In questa Cristo è il vero soggetto, l’opera del Cristo, ma in essa Egli attira a sé la storia, precisamente in questa azione che è il luogo della nostra salvezza. Noi non possiamo agire che per mezzo Suo e con Lui. Da noi stessi non possiamo costruire la nostra via verso Dio. Questa via non è percorribile, eccetto il caso che Dio stesso si faccia la via. E una volta per sempre: le vie dell’uomo non pervengono accanto a Dio sono delle non vie.

Nella liturgia della Chiesa il Logos stesso ci parla e non solo parla: viene con il Suo corpo, la Sua anima, la Sua carne, il Suo sangue, la Sua divinità, la Sua umanità per unirci a Lui, per fare di noi “un solo corpo”. Nella liturgia cristiana tutta la storia della salvezza, anzi tutta la storia della ricerca umana di Dio, è presente, viene assunta e portata a compimento. La liturgia cristiana è una liturgia cosmica – abbraccia la creazione intera che attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (Rm 8,19)” (Ratzinger Benedetto XVI, Conferenza nel monastero di Fontgombault, 2001).

Trento non si ingannò, si appoggiò sul solido fondamento della Tradizione della Chiesa. Rimane un criterio affidabile. Ma noi oggi, alla luce del Vaticano II, possiamo e dobbiamo comprenderlo in modo più profondo, attingendo alle ricchezze più copiose della testimonianza biblica e della fede della Chiesa di tutti i tempi: Vi sono autentici segni di speranza che questa comprensione rinnovata e approfondita di Trento possa, in particolare tramite la mediazione delle Chiese d’Oriente, essere resa accessibile ai cristiani protestanti.

Ma una esigenza dovrebbe essere sempre più chiara. La liturgia non deve diventare terreno di sperimentazione per ipotesi teologiche. In questi ultimi tempi congetture di esperti sono entrate troppo rapidamente nella pratica liturgica, spesso passando anche a lato dell’autorità ecclesiastica, tramite il canale di commissioni che seppero divulgare a livello internazionale il loro consenso del momento e nella pratica seppero trasformarlo in legge liturgica. La liturgia trae la sua grandezza da ciò che essa è e non da ciò che noi ne facciamo.

La nostra partecipazione, di tutto il popolo che conviene è certamente necessaria, ma come mezzo per inserirsi umilmente nello spirito della liturgia e per servire Colui che è il vero soggetto della liturgia: Gesù Cristo. La liturgia non è l’espressione della coscienza di una comunità, che del resto è varia e cangiante. Essa è la Rivelazione accolta nella fede e nella preghiera e di conseguenza la sua norma è la fede della Chiesa, nella quale la Rivelazione è accolta. Le forme che si danno alla liturgia possono variare in relazione ai luoghi e ai tempi, così come i riti sono diversi. Essenziale è il legame con la Chiesa che, a sua volta, è vincolata dalla fede nel Signore. L’obbedienza della fede garantisce l’unità della liturgia, oltre la frontiera dei luoghi e dei tempi e così ci lascia sperimentare l’unità della Chiesa, della Chiesa come patria del cuore.

Infine, l’essenza della liturgia è riassunta nella preghiera trasmessa da san Paolo (1 Cor 16,22) e dalla Didaché (10,6) Maranà tha – il Signore viene – vieni Signore!. Nella liturgia si compie già ora la parusia, ma questo avviene protendendoci verso il Signore che viene e precisamente insegnandoci ad invocare “Vieni Signore Gesù”. Ed essa ci fa sempre percepire ancora oggi la sua risposta e ce ne fa provare la realtà, la verità: si, vengo presto (Ap 22,17 – 20).

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