Domenica XXIII

Gesù è venuto e in continuità ecclesiale viene nella Parola e nel Sacramento ad "aprire", a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri
Al centro del Vangelo di oggi (Mc 7,31-37) c'è una piccola parola, molto importante. Una parola che, ci è stata ripetuta nel Battesimo, - nel suo senso profondo – riassume tutto il messaggio e tutta l'opera di Cristo, il Risorto, vivo e
operante nella Chiesa e attraverso la Chiesa per tutti e per tutto. L'evangelista Marco la riporta nella lingua stessa di Gesù, in cui la pronunciò, così che la sentiamo ancora più viva ponendo le dita negli orecchi di questo  sordomuto e toccandogli la lingua. Ci fa capire l'importanza dell'Incarnazione, dell'assumere il Figlio del Padre nel grembo verginale di Maria un volto umano per opera dello Spirito Santo. Gesù è anche un uomo che è inserito realmente nella vita umana, un uomo che tocca con le dita gli orecchi del sordomuto e con la saliva la sua lingua. Egli potrebbe operare il segno, il miracolo con una semplice parola. Lo fa con un gesto che coinvolge tutta la propria umanità e continua a farlo nella Chiesa non disgiungendo mai la Parola dal Sacramento. Questa parola è "effatà", che significa: "apriti". Vediamo il contesto in cui è collocata. Gesù sta attraversando la regione detta "Decapoli", tra il litorale di Tiro e Sidone e la Galilea; una zona dunque non giudaica. Gli portarono un uomo sordomuto, perché lo guarisse – evidentemente la fama di Gesù si era diffusa fin là. Gesù lo prese in disparte perché non cerca la popolarità, il successo, ma soltanto di fare il bene, gli toccò le orecchie e la lingua e poi, guardando il cielo cioè il Padre, con un profondo sospiro di invocazione dello Spirito disse: "Effatà", che significa appunto: "Apriti". E subito quell'uomo incominciò a udire e a parlare speditamente (Mc 7,35). Ecco allora il significato storico, letterale di questa parola: quel sordomuto, grazie all'intervento di Gesù, "si aprì"; prima era chiuso, isolato, per lui era moto difficile comunicare; la guarigione fu per lui una "apertura" agli altri e al mondo, un'apertura che, partendo dagli organi dell'udito e della parola, coinvolgeva tutta la sua persona e la sua vita: finalmente poteva comunicare e quindi relazionarsi in modo nuovo con Dio, con gli altri e reinserirsi nella società.
Ma tutti sappiamo che la chiusura dell'uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso. C'è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo di ogni persona cioè dell'individuo che relazionandosi è e agisce da persona, quello che la Bibbia chiama il "cuore". E' questo che Gesù è venuto ad "aprire", a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri. Ecco perché questa piccola parola, "effatà – apriti", riassume in sé tutta la missione di Cristo. Egli, uguale al Padre nello Spirito Santo, ha assunto nel grembo verginale di Maria un volto anche umano dell'unica Persona divina perché ogni uomo, reso interiormente sordo e muto con Dio dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la Sua Parola, la voce dell'Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell'amore, a innalzare continuamente mente e cuore a Dio cioè a pregare e a comunicare con gli altri, cioè a vivere da persona. Per questo motivo la parola e il gesto dell'"effatà" sono stati inseriti nel Rito del Battesimo, come uno dei segni che realizzano e ne spiegano il significato: il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del neo-battezzato dice: "Effatà", pregando che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede in tutto ciò che lo Spirito dice alla Chiesa sotto forma di conoscenze, esortazioni e consolazioni. Mediante il Battesimo che ci fa divenire figli nel Figlio, la persona umana inizia, per così dire, a "respirare" lo Spirito santo, quello che Gesù aveva invocato dal Padre con quel profondo sospiro, per guarire il sordomuto non solo fisicamente ma spiritualmente. 
Ci rivolgiamo ora in preghiera a Maria Santissima, di cui ieri abbiamo celebrato la Natività. A motivo del suo singolare rapporto con il Verbo Incarnato  Maria è pienamente "aperta" all'amore del Signore, il suo cuore è costantemente in ascolto della sua Parola, in preghiera. La sua materna intercessione ci ottenga di sperimentare ogni giorno nella fede innalzando mente a cuore a Lui, il miracolo dell'"effatà battesimale" per vivere in comunione con Dio e con i fratelli.

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