La risurrezione crea il definitivo‏

La risurrezione è un fatto avvenuto nella storia, che la apre al di là di se stessa e crea il definitivo

“Bisogna anche affrontare la questione circa la risurrezione quale avvenimento storico. Da una parte, dobbiamo dire che l’essenza della risurrezione sta proprio nel fatto che essa infrange la storia e inaugura una nuova dimensione che noi comunemente chiamiamo la dimensione escatologica. La risurrezione dischiude lo spazio nuovo che apre la storia al di là di se stessa e crea il definitivo. In questo senso è vero che la risurrezione non è un avvenimento storico dello stesso genere della nascita o della crocifissione di Gesù. Essa è qualcosa di nuovo, un genere nuovo di evento.
Bisogna, però, al tempo stesso prendere atto del fatto che essa non sta semplicemente al di fuori o al di sopra della storia. Come eruzione dalla storia che la supera, la risurrezione prende tuttavia il suo inizio nella storia stessa e fino a un certo punto le appartiene. Si potrebbe forse esprimere tutto questo così: la risurrezione di Gesù va al di là della storia ma ha lasciato la sua impronta nella storia. Per questo può essere attestata da testimoni come un evento di una qualità tutta nuova.
Di fatto, l’annuncio apostolico col suo entusiasmo e con la sua audacia è impensabile senza un contatto reale dei testimoni con il fenomeno totalmente nuovo e inaspettato che li toccava dall’esterno e consisteva nel manifestarsi e nel parlare del Cristo risorto. Solo un avvenimento reale di una qualità radicalmente nuova era in grado di rendere possibile l’annuncio apostolico, che non è spiegabile con speculazioni o esperienze interiori, mistiche. Nella sua audacia e novità, esso prende vita dalla forza impetuosa di un avvenimento che nessuno aveva ideato e che andava al di là di ogni immaginazione.
Alla fine, però, per tutti noi rimane sempre la domanda che Giuda Taddeo rivolse a Gesù nel cenacolo: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?” (Gv 14,22). Sì, perché non ti sei opposto con potenza ai tuoi nemici che ti hanno portato sulla croce? Così vorremmo domandare. Perché non hai con vigore inconfutabile dimostrato loro che tu sei il Vivente, il Signore della vita e della morte? Perché ti sei mostrato solo a un piccolo gruppo di discepoli della cui testimonianza noi dobbiamo ora fidarci?...E’ proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso…Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di “vedere”…
Ma non emana forse da Gesù un raggio di luce che cresce lungo i secoli, un raggio che non poteva provenire da nessun semplice essere umano, un raggio mediante il quale entra veramente nel mondo lo splendore della luce di Dio? Avrebbe potuto, l’annuncio degli apostoli, trovar fede ed edificare una comunità universale, se non avesse operato in essi la forza della verità?
Se ascoltiamo i testimoni col cuore attento e ci apriamo ai segni con cui il Signore accredita sempre di nuovo loro e se stesso, allora sappiamo: Egli è veramente risorto. Egli è il Vivente. A Lui ci affidiamo e sappiamo di essere sulla strada giusta. Con Tommaso mettiamo le nostre mani nel costato trafitto di Gesù e professiamo: “Mio Signore e mio Dio” ( Gv 20,28) (Joseph Ratzinger Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, pp. 304 – 307),

L'eco di questo di questo avvenimento, partita da Gerusalemme venti secoli fa, continua a risuonare nella Chiesa, che porta viva nel cuore la fede di Maria, la Madre di Gesù, la fede di Maddalena e della altre donne, che per prime videro il sepolcro vuoto, la fede di Pietro e degli altri Apostoli.
Fino ad oggi – anche nella nostra era di comunicazioni ultratecnologiche – la fede dei cristiani si basa su quell’annuncio, sulla testimonianza di quelle sorelle e di quei fratelli che hanno visto prima il masso rovesciato e la tomba vuota, poi i misteriosi messaggeri i quali attestavano che Gesù, il Crocifisso, era risorto, quindi Lui stesso, il Maestro e Signore, vivo e tangibile, apparso a Maria di Magdala, ai due discepoli di Emmaus, infine a tutti gli undici, riuniti nel Cenacolo in quella prima Domenica della storia.
La risurrezione di Cristo non è il frutto di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un fatto, un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile. La luce che abbagliò le guardie per vigilare il sepolcro di Gesù ha attraversato il tempo e lo spazio. E’ una luce diversa, divina, che produce in continuità un di più di umanità in chi lo testimonia rendendo credibile il suo annuncio, una luce che sola ha squarciato le tenebre della morte e del peccato e ha portato nel mondo lo splendore di Dio che ama e che perdona, lo splendore della Verità, del Bene. La Risurrezione di Cristo dà forza e significato ad ogni speranza, ad  ogni attesa, desiderio, progetto. L’alleluia pasquale, che risuona nella Chiesa pellegrina nel mondo, esprime l’esultanza silenziosa dell’universo, e soprattutto l’anelito di ogni anima umana sinceramente aperta a Dio, anzi, riconoscente per la sua infinita bontà, bellezza e verità.
 Nella tua risurrezione, o Cristo gioiscano i cieli e la terra”. A questo invito alla lode, che si leva nella cinquantina pasquale dal cuore della Chiesa, i “cieli” rispondono pienamente: la schiere degli angeli, dei santi e dei beati e di quanti si uniscono unanimi alla nostra esultanza. In Cielo, cioè nella zona di Dio, tutto è pace. Ma non è così, purtroppo ancora sulla terra! “Qui, in questo nostro mondo – ha detto Benedetto XVI nella Benedizione Urbi et orbi – l’alleluia pasquale contrasta ancora con i lamenti e le grida che provengono da tante situazioni dolorose: miseria, fame, malattie, guerre, violenze. Eppure, proprio questo Cristo è morto ed è risorto! E’ morto anche a causa dei nostri peccati di oggi, ed è risorto anche per la redenzione della nostra storia di oggi: Perciò, questo messaggio vuole raggiungere tutti e, come annuncio profetico, soprattutto i popoli e le comunità che stanno soffrendo un’ora di passione, perché Cristo risorto apra loro la via della libertà, della giustizia e della pace”.

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