Sacrificio eucaristico

La realtà del sacrificio Eucaristico è sempre stata al cuore della fede cattolica

“Sono particolarmente lieto che il nostro incontro abbia luogo in questa Cattedrale dedicata al Preziosissimo sangue, che è il segno della misericordia redentrice di Dio riversatasi sul mondo mediante la passione, morte e risurrezione del suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo.
Il visitatore di questa cattedrale non può non rimanere colpito dal grande crocifisso che domina la navata, vittima innocente la cui morte ci ha riconciliati con il Padre e ci ha donato di partecipare alla vita stessa di Dio. Le braccia spalancate del Signore sembrano abbracciare questa chiesa intera,

innalzando verso il Padre le schiere di fedeli che si raccolgono attorno all’altare  del sacrificio Eucaristico e partecipano ai suoi frutti. Il Signore crocifisso sta sopra di noi e davanti a noi, come la sorgente della nostra vita e salvezza, “il sommo sacerdote dei beni futuri”(Eb 9,11).
E’, per così dire, all’ombra di questa impressionante immagine, che vorrei riferirmi alla parola di Dio che è stata proclamata in mezzo a noi e riflettere sul mistero del Sangue Prezioso, poiché è questo mistero che ci conduce a riconoscere l’unità fra il sacrificio di Cristo sulla Croce, il sacrificio Eucaristico che Egli ha donato alla sua Chiesa, e il suo eterno sacerdozio, per mezzo del quale, assiso alla destra del Padre, egli non cessa di intercedere per noi, le membra del suo mistico corpo.
Incominciamo dal sacrificio della Croce. Lo scaturire del sangue di Cristo è la sorgente della vita della Chiesa. San Giovanni, come sappiamo, vede nell’acqua e nel sangue  che sgorgano dal  corpo di nostro Signore la sorgente di quella vita divina che è donata dallo Spirito Santo e ci viene comunicata nel sacramenti (Gv 19,34;1 Gv 1.7; 5, 6-7). La lettera agli Ebrei ricava, potremmo dire, le implicazioni liturgiche di questo mistero. Gesù, attraverso la sua sofferenza e morte, la sua auto – donazione nello Spirito eterno, è divenuto il nostro sommo sacerdote e il “il mediatore di un’alleanza nuova” (9,15). Queste parole richiamano le stesse parole di nostro Signore nell’Ultima Cena, quando Egli istituì l’Eucaristia come sacramento del suo corpo, donato per noi, e del suo sangue, il sangue della nuova ed eterna alleanza sparso per la remissione dei peccati (Mc 14,24; Mt 26,28; Lc 22,20).
Fedele al comando di Cristo “fate questo in memoria di me” (Lc 22,19), la Chiesa in ogni tempo e luogo celebra l’Eucaristia, fino a che il Signore ritorni nella gloria, rallegrandosi della sua presenza sacramentale e attingendo alla forza del suo sacrificio di salvezza per la redenzione del mondo. La realtà del sacrificio Eucaristico è sempre stata al cuore della fede cattolica; messa in discussione nel sedicesimo secolo, essa venne solennemente riaffermata al Concilio di Trento, nel contesto della nostra giustificazione in Cristo. Qui in Inghilterra, come sappiamo, molti difesero strenuamente la Messa, sovente a caro prezzo, dando vita a quella devozione alla Santissima Eucaristia che è stata una caratteristica del cattolicesimo in queste terre.
Il sacrificio Eucaristico del Corpo e del Sangue di Cristo comprende a sua volta il mistero della passione di nostro Signore che continua nei membri del suo Corpo mistico, la Chiesa in ogni epoca. Il grande crocifisso che qui ci sovrasta, ci ricorda che Cristo, nostro eterno sommo sacerdote, unisce quotidianamente i nostri sacrifici, le nostre sofferenze, i nostri bisogni, speranze e aspirazioni agli infiniti meriti del suo sacrificio.
Per lui, con lui ed in lui noi eleviamo i nostri corpi come un sacrificio santo e  gradito a Dio (Rm 12,1). In questo senso siamo presi nella sua eterna oblazione, completando, come afferma san Paolo, nella nostra carne ciò che manca alle sofferenze di Cristo a favore del suo corpo, che è la Chiesa (Col 1,24). Nella vita della Chiesa, nelle sue prove e tribolazioni Cristo continua, secondo l’incisiva espressione di Pascal, ad essere in agonia fino alla fine del mondo.
Vediamo nella forma più eloquente questo aspetto del mistero del prezioso sangue di Cristo dai martiri di ogni tempo, che hanno bevuto al calice da cui Cristo stesso ha bevuto, ed il cui sangue, sparso in unione al suo sacrificio, dà nuova vita alla Chiesa. Ciò è anche riflesso nei nostri fratelli e sorelle del mondo, che ancora oggi soffrono discriminazioni e persecuzioni per la loro fede cristiana. Ma è anche presente, spesso nascosto nelle sofferenze di tutti quei singoli cristiani che quotidianamente uniscono i loro sacrifici a quelli del Signore per la santificazione della Chiesa e la redenzione del mondo. Il mio pensiero va in modo particolare a tutti quelli che sono spiritualmente uniti a questa celebrazione Eucaristica, in particolare i malati, gli anziani, gli handicappati e coloro che soffrono nella mente e nello spirito” (Benedetto XVI, Santa Messa, 18 settembre 2010).

Il mistero della nostra salvezza trova nella risurrezione del Verbo incarnato il suo compimento e insieme l’anticipazione e il pegno della nostra speranza. Ma la cifra di questo mistero è l’amore e soltanto nella logica dell’amore esso può essere accostato e in qualche modo compreso: Gesù Cristo risorge dai morti perché tutto il suo essere è perfetta ed intima unione con Dio, che è l’amore davvero più forte della morte. Egli era una cosa indistruttibile e pertanto poteva donare la vita lasciandosi uccidere, ma non poteva soccombere definitivamente alla morte: in concreto nell’Ultima Cena egli ha anticipato e accettato la propria morte in croce, trasformandola così nel dono di sé, quel dono che ci dà la vita, ci libera e ci salva. L’Eucarestia attualizza realmente il suo sacrificio, che riceviamo con rendimento di grazie e che, nel nostro far memoria, si rende veramente presente in mezzo a noi.

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