L'amore di Cristo

“L’amore di Cristo che supera ogni conoscenza” (Ef 3,14 – 21)

“E’ magnifica la preghiera con la quale san Paolo chiede che ci sia dato di conoscere “l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza” (Ef 3, 14-21). L’Apostolo prega affinché Cristo dimori nei nostri cuori mediante la fede (Ef 3,17) e perché possiamo giungere a “comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la larghezza, l’altezza e la profondità” di quell’amore. Mediante la fede giungiamo a vedere la parola di Dio come una lampada per i nostri passi e luce del nostro cammino (Sal 119, 105). Come innumerevoli santi che lo precedettero sulla via del discepolato cristiano,
Newman insegnò che la “luce gentile” della fede ci conduce a renderci conto della verità su noi stessi, sulla nostra dignità di figli di Dio e sul sublime destino che ci attende in cielo. Permettendo a questa luce della fede di rispondere nei nostri cuori e abbandonandoci ad essa mediante la quotidiana unione al Signore nella preghiera e nella partecipazione ai sacramenti della Chiesa, datori di vita, diventiamo noi stessi luce per quanti ci stanno attorno; esercitiamo il nostro “ufficio profetico”; spesso, senza saperlo, attiriamo le persone più vicino al Signore ed alla sua verità. Senza la vita di preghiera, senza l’interiore trasformazione che avviene mediante la grazia dei sacramenti, non possiamo – con le parole di Newman – “irradiare Cristo”; diveniamo semplicemente un altro “cembalo squillante” (1 Cor 13,1) in un mondo già pieno di crescente rumore e confusione, pieno di false vie che conducono solo a profondo dolore del cuore e ad illusione.
Una delle più amate meditazioni del Cardinale contiene queste parole: “Dio mi ha creato per offrire  a lui un certo specifico servizio. Mi ha affidato un certo lavoro che non ha affidato ad altri”. Vediamo qui il preciso realismo cristiano di Newman, il punto nel quale la fede e la vita  inevitabilmente si incrociano. La fede è destinata a portare frutto nella trasformazione del nostro mondo mediante la potenza dello Spirito Santo che opera nella vita e nell’attività dei credenti. Nessuno che guardi realisticamente al nostro mondo d’oggi può pensare che i cristiani possano continuare a fare le cose di ogni giorno, ignorando la profonda crisi di fede che è sopraggiunta nella società, o semplicemente confidando che il patrimonio di valori trasmesso lungo i secoli cristiani possa continuare a ispirare e plasmare il futuro della nostra società. Sappiamo che in tempi di crisi e di ribellioni Dio ha fatto sorgere grandi santi e profeti per il rinnovamento della Chiesa e della società cristiana; noi abbiamo fiducia nella provvidenza e preghiamo per la sua continua guida. Ma ciascuno i noi, secondo il proprio stato di vita, è chiamato ad operare per la diffusione del Regno di Dio impegnando la vita temporale dei valori del Vangelo. Ciascuno di noi ha una missione, ciascuno è chiamato a cambiare il mondo, ad adoperare per runa cultura della vita, una cultura forgiata dall’amore e dal rispetto per la dignità di ogni persona umana. Come il Signore ci insegna la nostra luce deve risplendere al cospetto di tutti, così che, vedendo le nostre opere buone, possano dar gloria al nostro padre celeste (Mt 5,16)” (Benedetto XVI, Veglia, 18 settembre 2010).

Non possiamo ignorare la profonda crisi di fede sopraggiunta nella  società e neppure semplicemente confidare che il patrimonio di valori trasmesso lungo i secoli cristiani possa continuare a ispirare e plasmare il futuro della nostra società. La scienza può contribuire molto all’umanizzazione del mondo e dell’umanità.. Essa però può anche distruggere l’uomo e il mondo, se non viene orientata da forze che si trovano al di fuori di essa. D’altra parte, dobbiamo anche constatare che il cristianesimo moderno, di fronte ai successi della scienza nella progressiva strutturazione del mondo, si era in gran parte concentrato soltanto sull’individuo e sulla sua salvezza. Con ciò ha ristretto l’orizzonte della sua speranza e non ha neppure riconosciuto sufficientemente la grandezza del suo compito – anche se resta grande ciò che ha continuato a fare nella formazione dell’uomo e nella cura dei deboli e dei sofferenti.

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