Caritas

La testimonianza della carità appartiene, è un tutt’uno con l’annuncio della verità del Vangelo
“Cari fratelli e amici che qui (nell’Ostello intitolato “Don Luigi Di Liegro” della Caritas di Roma) trovate accoglienza, sappiate che la Chiesa vi ama profondamente e non vi abbandona, perché riconosce nel volto di ciascuno di voi quello di Gesù. Egli ha voluto identificarsi in maniera del tutto particolare con coloro che si trovano nella povertà e nell’indigenza. La testimonianza della carità, che in questo luogo trova speciale concretizzazione, appartiene alla missione della Chiesa insieme con l’annuncio del Vangelo. L’uomo non ha soltanto bisogno di essere nutrito materialmente o aiutato a superare i momenti di difficoltà, ma ha anche la necessità di sapere chi egli sia e di conoscere la verità su se stesso, sulla sua dignità. Come ho ricordato nell’Enciclica Caritas in veritate, “senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente” (n. 3).
La Chiesa, con il suo servizio a favore dei poveri, è dunque impegnata ad annunciare a tutti la verità sull’uomo, che è amato da Dio, creato a sua immagine, redento da Cristo e chiamato alla comunione eterna con Lui. Tante persone hanno potuto riscoprire, e tuttora riscoprono,la propria dignità, smarrita a volte per tragici eventi, e ritrovano fiducia in se stessi e speranza nell’avvenire. Attraverso i gesti, gli sguardi e le parole di quanti prestano qui il loro servizio, numerosi uomini e donne toccano con mano che le loro vite sono custodite dall’Amore, che è Dio, e grazie ad esso hanno un senso e un’importanza (Spe salvi, 35). Questa certezza profonda genera nel cuore dell’uomo una speranza forte, solida, luminosa, una speranza che dona il coraggio di proseguire nel cammino della vita nonostante i fallimenti, le difficoltà e le prove che la accompagnano. Cari fratelli e sorelle che operate in questo luogo, abbiate sempre davanti ai vostri occhi e nel vostro cuore l’esempio di Gesù, che per amore si fece nostro servo e ci amò “fino alla fine” Gv 13,1), fino alla Croce. Siate, dunque, gioiosi testimoni dell’infinita carità di Dio e, imitando l’esempio del diacono san Lorenzo, considerate questi vostri amici uno dei tesori più preziosi della vostra vita.
La mia visita avviene nell’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, indetto dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea. Venendo in questo luogo come Vescovo di Roma, la Chiesa che fin dai primi tempi del Cristianesimo presiede alla carità (S.Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, 1,1), desidero incoraggiare non solo i cattolici, ma ogni uomo di buona volontà, in particolare quanti hanno responsabilità nella pubblica amministrazione e nelle diverse istituzioni, ad impegnarsi nella costruzione di un degno futuro dell’uomo, riscoprendo nella carità la forza propulsiva per un autentico sviluppo e per la realizzazione di una società più giusta e fraterna (Caritas in veritate, 1). La carità, infatti “è il principio non solo delle micro – relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro – relazioni: rapporti sociali, economici, politici” (Ibidem, 2). Per promuovere una pacifica convivenza che aiuti gli uomini a riconoscersi membri dell’unica famiglia umana è importante che le dimensioni del dono e della gratuità siano riscoperte come elementi costitutivi del vivere quotidiano e delle relazioni interpersonali. Tutto ciò diventa giorno dopo giorno sempre più urgente in un mondo nel quale, invece, sembra prevalere la logica del profitto e della ricerca del proprio interesse” (Benedetto XVI,Visita alla Sua Caritas di Roma, 14 febbraio 2010).
“Venendo in questo luogo (caritas) come Vescovo di Roma, la Chiesa che fin dai primi tempi del Cristianesimo presiede alla carità”: La Caritas concretizza l’unità tra verità e amore nelle condizioni del nostro tempo e soggetto della Caritas è la Chiesa con il Papa, con il Vescovo nelle Chiese particolari, il Parroco a livello locale di parrocchia, i presbiteri nelle associazioni, movimenti e comunità ecclesiali. La forte unità che si è realizzata nella Chiesa dei primi secoli tra una fede amica dell’intelligenza e una prassi di vita caratterizzata dall’amore reciproco e dall’attenzione premurosa ai poveri e ai sofferenti ha reso possibile la prima grande espansione missionaria del cristianesimo nel mondo ellenistico – romano. Così è avvenuto anche in seguito, in diversi contesti culturali e situazioni storiche con i carismi di monasteri, fraternità e ordini religiosi. Questa rimane la strada maestra anche per la nuova evangelizzazione. E la Caritas in ogni parrocchia e in ogni diocesi ne è una concretizzazione oggi.
L’amore del prossimo radicato nell’amore di Dio è anzitutto un compito per ogni fedele che ogni domenica conviene nella celebrazione eucaristica nell’incontro con il Signore, ma è anche un compito per l’intera comunità ecclesiale, e questo a tutti i suoi livelli: dalla comunità locale alla Chiesa universale nella sua globalità. Anche la Chiesa in quanto comunità deve praticare l’amore. Conseguenza di ciò è che l’amore ha bisogno anche di organizzazione quale presupposto per un servizio comunitario ordinato. La coscienza di tale compito ha avuto rilevanza costitutiva di connubio liturgia - carità fin dai suoi inizi: “Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune” (At 2,44).

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