Avvento IV

In questi ultimi giorni di Avvento la liturgia ci invita a contemplare in modo speciale la Vergine Maria e san Giuseppe, che hanno vissuto con intensa carica il tempo dell'attesa e della preparazione  della nascita verginale di Gesù, centro della storia e del mondo
Penso fecondo quest'oggi rivolgere lo sguardo soprattutto sulla figura di san Giuseppe che Leone XIII ha voluto patrono universale della Chiesa in un momento storico difficilissimo. Nell'odierna pagine evangelica san Luca presenta la Vergine
Maria come "sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe" (Lc 1,27). E' però l'evangelista Matteo a dare maggior risalto al padre putativo di Gesù fin dalla significativa sua genealogia con cui inizia il suo Vangelo per rispondere alla domanda "da dove viene Gesù?". Descrive 1750 anni fin dalla stirpe di Abramo e dalla tribù di Davide. Però sottolinea, attraverso il concepimento e la nascita verginale, che l'uomo per il Verbo incarnato non ha avuto quella totalità biologica verso la donna che aveva nella mentalità ebraica. Basta che raffrontiamo nella genealogia di Matteo il versetto 6 del 1 capitolo "Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria" con il versetto 16 "Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo". L'Angelo che in sogno gli rivela che quello che è avvenuto nella fidanzata è opera dello Spirito Santo, gli dice di dargli il nome, sottolineando che, per suo tramite, il Bambino risultava legalmente inserito nella discendenza davidica e realizzava così le Scritture, nelle quali il Messia era profetizzato come "figlio di Davide". Ma il ruolo di Giuseppe non può ridursi a questo aspetto legale del Gesù di Nazareth il cui vissuto e azione vengono attualizzati  nella Celebrazione eucaristica e nei Sacramenti nel corpo del Risorto cioè nella Chiesa. Egli è modello del fedele "giusto" (Mt 1,19), che in perfetta sintonia con la sua sposa accoglie verginalmente il Figlio di Dio, il suo darsi in un volto umano e veglia sulla sua crescita umana e oggi risorto nella Chiesa. Del suo patrocinio ce n'è oggi particolarmente bisogno! Per questo, nei due giorni che precedono il Natale, è quanto mai opportuno stabilire una sorte di colloquio spirituale con san Giuseppe, perché ci aiuti, aiuti la Chiesa a vivere in pienezza questo grande mistero della fede, dell'Emmanuele, del Dio con noi.
San Giovanni Paolo II, che era molto devoto di san Giuseppe, ci ha lasciato una mirabile meditazione a lui dedicata nell'Esortazione apostolica Redemtoris Custos, "Custode del Redentore". Tra i molti aspetti che pone in luce, un accento particolare dedica al silenzio di san Giuseppe, silenzio che anche la Chiesa ha portato avanti su di lui sino all'anno mille. Il suo è un silenzio permeato di contemplazione del mistero di Dio che agisce attraverso il rischio del libero arbitrio di ogni uomo, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini. In altre parole, il silenzio di san Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza, una passione di fede che egli porta nel cuore soprattutto quando vede la sua fidanzata di ritorno da Elisabetta dopo quattro mesi, incinta: chi guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione è il discernimento della volontà di Dio negli avvenimenti. Un silenzio grazie al quale Giuseppe, all'unisono con Maria, custodisce la Parola di Dio fatta verginalmente carne, conosciuta attraverso le Sacre Scritture, confrontandola continuamente con gli avvenimenti della vita di Gesù; un silenzio intessuto di preghiera costante, preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di affidamento senza riserve alla sua provvidenza. Non si esagera se si pensa che proprio dal "padre" Giuseppe Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell'autentica giustizia, la "giustizia superiore", che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli (Mt 5,20).
Lasciamoci "contagiare nella Chiesa" dal silenzio verginale di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, un mondo troppo rumoroso, superficiale, che non favorisce il raccoglimento, la fatica del pensare e quindi l'ascolto della voce, della Parola di Dio per continuare l'incarnazione nei sacramenti della Chiesa. In questa vigilia del Natale con la Messa, con la Messa di mezzanotte, dell'alba, del giorno, coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita, sempre datoci da Maria.

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