Mondo buio e luce divina


Davvero il mondo è buio, laddove non è rischiarato dalla luce divina!
Davvero il mondo è oscuro, laddove l’uomo non riconosce il proprio legame con il Creatore e, così, mette a rischio anche i suoi rapporti con le altre creature e con lo stesso creato.

“Signore e Signori Ambasciatori! L’incontro odierno avviene tradizionalmente alla fine delle festività natalizie, in cui la Chiesa celebra la venuta del Salvatore. Egli viene nel buio della notte, eppure la sua presenza è immediatamente fonte di luce e di gioia (Lc 2,9-10). Davvero il mondo è buio, laddove non è rischiarato dalla luce divina! Davvero il mondo è oscuro, laddove l’uomo non riconosce più il proprio legame con il Creatore e, così, mette a rischio anche i suoi rapporti con le altre creature e con lo stesso creato. Il momento attuale è segnato purtroppo da un profondo malessere e le diverse crisi: economiche, politiche e sociali, ne sono una drammatica espressione.
A tale proposito non posso non menzionare, anzitutto gli sviluppi gravi e preoccupanti della crisi
economica e finanziaria mondiale. Questa non ha colpito soltanto le famiglie e le imprese dei Paesi economicamente più avanzati, dove ha avuto origine, creando una situazione in cui molti, soprattutto tra i giovani, si sono sentiti disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni ad un avvenire sereno, ma ha inciso profondamente anche sulla vita dei Paesi in via di sviluppo. Non dobbiamo scoraggiarci ma riprogettare risolutamente il nostro cammino, con nuove forme di impegno. La crisi può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica: non soltanto per cercare di arginare le perdite individuali o delle economie nazionali, ma per darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità.
Desidero poi ricordare che gli effetti dell’attuale momento di incertezza colpiscono particolarmente i giovani, che soffrono tra l’altro per la povertà e la disoccupazione e temono l’assenza di prospettive certe, hanno lanciato quello che è diventato un vasto movimento di rivendicazione di riforme e di partecipazione più attiva alla vita politica e sociale. E’ difficile attualmente tracciare un bilancio definitivo dei recenti avvenimenti e comprendere appieno le conseguenze per gli equilibri della Regione. L’ottimismo iniziale ha tuttavia ceduto il passo al riconoscimento delle difficoltà di questo momento di transizione e di cambiamento, e mi sembra evidente che la via adeguata per continuare il cammino intrapreso passa attraverso il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Il rispetto della persona dev’essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà sociale si trasformino in semplici strumenti per conservare o conquistare il potere. Invito la Comunità internazionale a dialogare con gli attori dei processi in atto, nel rispetto dei popoli e nella consapevolezza che la costruzione di società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso, costituisce un orizzonte più vasto e più lontano delle scadenze elettorali. Sento una grande preoccupazione per le  popolazioni dei Paesi in si susseguono tensioni e violenze, in particolare la Siria, dove auspico una rapida fine dgeli spargimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso tra gli attori politici, favorito dalla presenza di osservatori indipendenti.
In Terra Santa, dove le tensioni tra Palestinesi e Israeliani hanno ripercussioni sugli equilibri di tutto il Medio Oriente, bisogna che i responsabili di questi popoli adottino decisioni coraggiose e lungimiranti in favore della pace… Il Beato Giovanni Paolo II ricordava che “la via della pace è la via dei giovani”, poiché essi sono “la giovinezza delle nazioni e della società, la giovinezza di ogni famiglia e dell’intera umanità”. I giovani, dunque, ci spronano  a considerare seriamente le loro domande di verità, di giustizia e di pace. Pertanto è a loro che ho dedicato l’annuale Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, intitolato Educare i giovani alla giustizia e alla pace. L’educazione è un tema cruciale per ogni generazione, poiché da essa dipende tanto il sano sviluppo di ogni persona, quanto il futuro di tutta la società. Essa, perciò, costituisce un compito di primaria importanza in un tempo difficile e delicato. Oltre ad un obiettivo chiaro, quale è quello di condurre i giovani ad una conoscenza piena della realtà e quindi della verità, l’educazione ha bisogno di luoghi. Tra questi figura anzitutto la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna. Questa non è una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società. Pertanto le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità….Un ruolo altrettanto essenziale per lo sviluppo della persona è svolto dalle istituzioni educative: esse sono le prime istanze a collaborare con la famiglia e faticano a compiere il compito loro proprio se viene a mancare  un’armonia di intenti con al realtà familiare. Occorre attuare politiche formative affinché l’educazione scolastica sia accessibile a tutti e che, oltre a promuovere lo sviluppo cognitivo della persona,curi la crescita armonica della personalità, compresa l’apertura al Trascendente” (Benedetto XVI,  Presentazione degli auguri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 2012).

Il pericolo del mondo occidentale -  e di riflesso negli altri mondi – è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere positivo e del suo potere tecnico, non ricerchi più il vero, il bene, Dio e su questo cammino non scorga più le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana. In tutto questo ha luogo una radicale riduzione dell’uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero, non educabile, incapace di democrazia. L’etica viene ricondotta entro i limiti del relativismo e dell’utilitarismo, con l’esclusione di ogni principio morale che sia valido per se stesso. Questa cultura, chiusa al Trascendente e sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza , è segnata da una profonda carenza, non può rispondere alle domande fondamentali sul senso e la direzione della vita. Ma il mondo non più rischiarato dalla luce divina del Dio che possiede un volto umano e che ci ama è buio e l’uomo che non riconosce, anche  con la ragione, il proprio legame con il Creatore mettendo a rischio i suoi rapporti con gli altri e con lo steso creato, sono oggi contrassegnati anche da un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza cioè di nuova evangelizzazione.

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