Incontrare Gesù oggi‏

Come è possibile che qualcuno che ha vissuto sulla terra tanti anni fa abbia qualcosa a che fare con me, con tutta la famiglia umana, oggi?

“Nel Vangelo che abbiamo ascoltato (Mt 16, vediamo descritti due modi distinti di conoscere Cristo. Il primo consisterebbe in una conoscenza esterna, caratterizzata dall’opinione corrente. Alla domanda di Gesù: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?”, i discepoli rispondono: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Vale a dire, si considera Cristo come un personaggio religioso in più di quelli già conosciuti. Poi, rivolgendosi
personalmente ai discepoli, Gesù chiede loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro risponde con quella che è la prima confessione di fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. La fede va al di là dei semplici dati empirici o storici, ed è capace di cogliere il mistero della persona di Cristo nella sua profondità.
Però la fede non è frutto dello sforzo umano, della sua ragione, bensì è un dono di Dio: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne, né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Ha la sua origine nell’iniziativa di Dio, che ci rivela la sua intimità e ci invita a partecipare della sua stessa vita divina. La fede non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì suppone una relazione personale con Lui, l’adesione di tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifestazione che Dio fa di se stesso. Così, la domanda “Ma voi, chi dite che io sia?”, in fondo sta provocando i discepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui. Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza in relazione con Gesù, la intimità con Lui. Anche Pietro e gli altri apostoli dovettero avanzare per questo cammino,fino a che l’incontro con il Signore risorto aprì loro gli occhi a una fede piena.
Cari giovani, anche oggi Cristo si rivolge a voi con la stessa domanda che fece agli apostoli: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Rispondetegli con generosità e audacia, come corrisponde al cuore giovane qual è il vostro. Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, che hai dato la vita per me. Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dalla tua parola. Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di te e metto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio che Tu sia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona.
Nella sua risposta alla confessione di Pietro, Gesù parla della Chiesa: “E io a te dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Che significa ciò? Gesù Costruisce la Chiesa sopra la roccia della fede di Pietro, che confessa la divinità di Cristo.
Sì, la Chiesa non è una semplice istituzione umana, come qualsiasi altra, ma è strettamente unita a Dio. Lo stesso Cristo si riferisce ad essa come alla “sua” Chiesa. Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si può separare la testa dal corpo (1 Cor 12,12). La Chiesa non vive di se stessa, bensì del Signore. Egli è presente in mezzo ad essa, e le dà vita, alimento e forza.
Permettetemi che, come successore di Pietro, vi inviti a rafforzare questa fede che ci è stata trasmessa dagli Apostoli, a porre Cristo, il Figlio di Dio, al centro della vostra vita. Però permettetemi anche che vi ricordi che seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione della Chiesa. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare “per conto suo” o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui.
Avere fede significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli, e che la tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri. Vi chiedo, cari amici, di amare la Chiesa, che vi ha generati alla fede, che vi ha aiutato a conoscere meglio Cristo, che vi ha fatto scoprire la bellezza del suo amore. Per la crescita della vostra amicizia con Cristo è fondamentale riconoscere  l’importanza del vostro gioioso inserimento nelle parrocchie, comunità e movimenti, così come la partecipazione all’Eucaristia di ogni domenica, il frequente accostarsi al sacramento della riconciliazione e il coltivare la preghiera e la meditazione della Parola di Dio.
Da questa amicizia con Gesù nascerà anche la spinta che conduce a dare testimonianza della fede negli ambienti più diversi, incluso dove vi è rifiuto o indifferenza. Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri. Quindi, non conservate Cristo per voi stessi! Comunicate agli altri  la gioia della vostra fede.  Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra fede, ha bisogno certamente di Dio. Penso che la vostra presenza qui, giovani venuti dai cinque continenti, sia una meravigliosa prova della fecondità del mandato di Cristo alla Chiesa: “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). Anche a voi spetta lo straordinario compito di essere discepoli e missionari di Cristo in altre terre e paesi dove vi è una moltitudine di giovani che aspirano a cose grandi e, scorgendo nei propri cuori la possibilità di valori più autentici, non si lasciano sedurre dalle false promesse di uno stile di vita senza Dio.
Cari giovani, prego per voi con tutto l’affetto del mio cuore. Vi raccomando alla Vergine Maria, perché vi accompagni sempre con la sua intercessione materna e vi insegni la fedeltà alla Parola di Dio. Vi chiedo anche di pregare per il papa, perché come Successore di Pietro, possa proseguire confermando i suoi fratelli nella fede. Che tutti nella Chiesa, pastori e fedeli, ci avviciniamo ogni giorno di più al Signore, per crescere nella santità della vita e dare così testimonianza efficace che Gesù Cristo è veramente il Figlio di Dio, il salvatore di tutti gli uomini e la fonte viva della loro speranza” (Benedetto XVI, Celebrazione conclusiva della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, 21 agosto 2011).

Benedetto XVI ha indicato il metodo di come educare alla fede in Gesù Cristo alla ragione del nostro tempo segnata dalla sfiducia di conoscere la verità su Dio e sulle cose divine e dai dubbi che le scienze moderne, naturali e storiche, sollevano riguardo ai contenuti e alle origini del cristianesimo. Nella conoscenza della realtà non si può disgiungere le due ali di fede e ragione, di amore e intelligenza per cui solo una ragione aperta a tutti gli ambiti della realtà, alla ricerca del vero, del bene, di Dio può scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e così percepire l’incontro ecclesiale di Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro. Un’analisi solo storico – critica tipica delle scienze moderne non può cogliere tutti i contenuti e le origini del cristianesimo che non nasce da una filosofia ma dall’incontro con Gesù Cristo in continuità fino ad oggi attraverso il suo corpo che è la Chiesa.
Seguire poi Gesù nella fede è camminare con Lui nella Chiesa perché non è possibile seguire Gesù da soli, andare per conto proprio secondo la mentalità individualista, che predomina nella società erigendo la libertà individuale a valore fondamentale al quale tutti gli altri dovrebbero sottostare rendendo infernale cioè senza amore il rapporto con gli altri. E camminare con Lui nella comunione della Chiesa vuol dire gioioso inserimento nelle parrocchie, comunità e movimenti, come la partecipazione all’eucaristia almeno di ogni domenica, il frequente accostarsi al sacramento della riconciliazione e il coltivare la preghiera e la meditazione della Parola di Dio nel noi fraterno della famiglia e di gruppi. Presentare la chiarezza e la bellezza della fede cattolica come  lo Jucat la propone ai giovani rende luminosa la vita dell’uomo anche oggi! Questo in particolare se viene presentata da giovani testimoni entusiasti ed entusiasmanti come i due milioni di giovani di Madrid!

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