Fondamenti per la vita

Dove troveranno i giovani i fondamenti solidi per la vita in una società sgregolata e instabile?

“Nel motto di questa Giornata della Gioventù “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (Col 2,7), potrete trovare anche luce per comprendere meglio il vostro essere e la vostra missione. In questo senso, e come ho scritto nel Messaggio ai giovani in preparazione a questi giorni, i termini “radicati, fondati e saldi” indirizzano a fondamenti solidi per la vita.
Tuttavia, dove troveranno i giovani tali punti di riferimento in una società sgregolata e instabile?
Talvolta si ritiene che la missione di un professore universitario sia oggi esclusivamente quella di formare professionisti competenti ed efficaci che possano soddisfare la domanda di mercato in ogni momento preciso. Si afferma pure che l’unica cosa che si deve privilegiare nella congiuntura presente sia la pura capacità tecnica. Certamente, oggi si estende questa visione utilitaristica dell’educazione, anche di quella universitaria, diffusa specialmente a partire da ambiti extrauniversitari. Tuttavia, voi che avete vissuto con me l’università, e che la vivete ora come docenti, sentite senza dubbio il desiderio di qualcosa di più elevato che corrisponda a tutte le dimensioni che costituiscono l’uomo. Sappiamo che quando la sola utilità e il pragmatismo immediato si ergono a criterio principale, le perdite possono essere drammatiche: dagli abusi di una scienza senza limiti, ben oltre se stessa, fino al totalitarismo politico che si ravviva facilmente quando si elimina qualsiasi riferimento superiore al semplice calcolo di potere. Al contrario, l’idea genuina di università è precisamente quello che ci preserva da tale visione riduzionista e distorta dell’umano.
In realtà, l’università è stata ed è tuttora chiamata ad essere sempre la casa dove si cerca la verità propria della persona umana. Per tale ragione non a caso fu la Chiesa ad aver promosso l’istituzione universitaria, proprio perché la fede cristiana ci parla di Cristo come del Logos mediante il quale tutto è stato fatto (Gv 1,3), e dell’essere umano creato ad immagine e somiglianza di Dio. Questa buona novella scopre una razionalità in tutto il creato e guarda all’uomo come ad una creatura che partecipa e può giungere a tale razionalità. L’università incarna, pertanto, un ideale che non deve snaturarsi, né a causa di ideologie chiuse la dialogo razionale, né per servilismi ad una logica utilitaristica di semplice mercato, che vede l’uomo come semplice consumatore.
Ecco la vostra missione importante e vitale. Siete voi che avete l’onere e la responsabilità di trasmettere questo ideale universitario: un ideale che avete ricevuto dai vostri predecessori , molti dei quali umili seguaci del Vangelo e che, in quanto tali, si sono convertiti in giganti dello spirito. Dobbiamo sentirci loro continuatori in una storia ben distinta dalla loro, ma nella quale le questioni essenziali dell’essere umano continuano a reclamare la nostra attenzione e ci spingono ad andare avanti. Con loro ci sentiamo uniti a quella catena di uomini e donne che si sono impegnati a proporre e a far stimare la fede davanti all’intelligenza degli uomini. Ed il modo di farlo non consiste solo nell’insegnarlo, ma ancor più nel viverlo, incarnarlo, come anche lo stesso Logos si incarnò per porre la sua dimora fra di noi. In tal senso i giovani hanno bisogno di autentici maestri; persone aperte alla verità totale nei differenti rami del sapere, sapendo ascoltare e vivendo al proprio interno tale dialogo interdisciplinare; persone convinte, soprattutto, della capacità umana di avanzare nel cammino verso la verità. La gioventù è tempo privilegiato per la ricerca e per l’incontro con la verità. Come già disse Platone: “Cerca la verità mentre sei giovane, perché se non lo farai, poi ti scapperà dalle mani” (Parmenide, 135d). Questa alta aspirazione è la più preziosa che potete trasmettere in modo personale e vitale ai vostri studenti, e non semplicemente alcune tecniche strumentali ed anonime, o alcuni freddi dati, usati solo in modo funzionale.
Perciò vi incoraggio caldamente a non perdere mai questa sensibilità e quest’anelito per la verità; a non dimenticare che l’insegnamento non è un’arida comunicazione di contenuti, bensì una formazione dei giovani che dovrete comprendere e ricercare; in essi quali dovete suscitare questa sete di verità che hanno nel profondo e quest’ansia di superarsi. Siate per loro stimolo e forza.
Per tale motivo, è doveroso tenere a mente, in primo luogo che il cammino verso la verità piena impegna anche l’intero essere umano: è un cammino dell’intelligenza e dell’amore, della ragione e della fede. Non possiamo avanzare nella conoscenza di qualcosa se non ci muove l’amore, e neppure possiamo amare qualcosa nella quale non vediamo la razionalità, dato che “Non c’è l’intelligenza e poi l’amore: ci sono l’amore ricco di intelligenza e l’intelligenza piena di amore”(Caritas in veritate, 30). Se verità e bene sono uniti, così lo sono anche conoscenza e amore. Da questa unità deriva la coerenza di vita e di pensiero, l’esemplarità che si esige da ogni buon educatore.
In secondo luogo, occorre considerare che la stessa verità è sempre più alta dei nostri traguardi. Possiamo cercarla ed avvicinarci ad essa, però non possiamo possederla totalmente, o meglio è essa che ci possiede e che ci motiva. Nell’opera intellettuale e docente, perciò, l’umiltà è una virtù indispensabile che ci protegge dalla vanità che chiude l’accesso alla verità. Non dobbiamo attirare gli studenti a noi stessi, bensì indirizzarli verso quella verità che tutti cerchiamo. In tale compito vi aiuterà il Signore, che vi chiede di essere semplici ed efficaci come il sale, come la lampada che fa luce senza rumore (Mt 5,13-15).
Tutto ciò ci invita a volgere sempre lo sguardo a Cristo, nel cui volto risplende la Verità che ci illumina, ma che è anche la via che conduce alla pienezza duratura, poiché è il Viandante che è al nostro fianco e ci sostiene con il suo amore. Radicati in Lui, sarete buone guide per i nostri giovani” (Benedetto XVI, Incontro con  giovani professori universitari, 19 agosto 2011).

Benedetto XVI nell’”universitas” rivive il periodo di vita vissuto tra professori e discepoli nella ricerca della verità in tutti i saperi, con una razionalità aperta alle grandi questioni del vero e del bene, coniugando tra loro la teologia, la filosofia e  le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza della loro intrinseca unità che le tiene insieme come le due ali di fede e ragione. Mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia e aiuta a trovare la via verso il futuro è un compito che Benedetto XVI continuamente richiama, un’avventura affascinante nella quale merita sperdersi sia per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e sia per restituire alla fede cristiana piena cittadinanza.

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