Preghiera 62

10 novembre 2015
La grande sfida di liberazione, guarigione, consolazione, sta in questa sete inestinguibile dell’al di là anche del corpo, sete originariamente presente in ogni cuore umano cioè la nostra pasqua fondata su quella del Crocefisso risorto, dell’Assunta, di tutti Santi, per non soccombere nella più terribile azione primaria del Maligno, la tentazione della mondanità, fare di questa vita, di questo mondo, il tutto

Liturgia della solennità di Tutti i Santi
All’inizio 279 – Quando busserò
Alla Comunione 281 – Quanta sete
All’esposizione  193 – Inni e canti
Quante volte rivivo quando i greci venuti a Gerusalemme dicevano a Filippo: “Vogliamo vedere Gesù” che diversamente dalla loro pur profonda filosofia che prospettava un’anima che non muore ma non dava nessuna
speranza di un al di là, di una vita veramente vita anche per il corpo con la risurrezione, corpo che disprezzavano quando per Gesù, per la nostra fede il corpo è importante come l’anima. Il mondo non è cambiato neanche con l’attuale secolarismo, pur soccombendo nella tentazione della mondanità di ritenere senza ragione questo mondo, questa vita biochimica che finisce in polvere, il tutto della realtà: quanto urge una nuova evangelizzazione con l’annuncio del Crocefisso risorto, di Maria assunta in cielo, dell’attesa di un al di là anche del corpo dal momento che anima e corpo, pur distinti, sono un unico io verso cieli nuovi e terra nuova: nella nostra individualità, nel nostro essere siamo dono del Donatore divino cioè persone e non oggetti!  Noi battezzati possiamo non  soccombere nella tentazione della mondanità e vivere con gioia la fede nella salute come nella malattia, in fatti favorevoli come sfavorevoli, in vita come in morte e ripetere con San Francesco “è tanto il bene che mi aspetto che ogni pena diventa diletto”. I momenti, soccombendo alla tentazione di mondanità del Maligno, di grande turbamento per la Chiesa sono proprio le epoche in cui i cristiani vivono,  fanno le loro scelte non nell’attesa evangelica dell’al di là anche del corpo. Per fedeli laici, fedeli religiosi, fedeli sacerdoti urge un ardente bisogno di conversione, un continuo cambiamento di mentalità che la celebrazione della nostra pasqua, di  tutti i Santi del cielo e della memoria dei Defunti in purgatorio, dell’annuncio di Cieli nuovi e terra nuova nella festa di Cristo Re, ci offre in tutto il mese di novembre. Il malcontento nonostante momenti di gran benessere per alcuni e di grande povertà per altri sono occasioni che la Chiesa non deve lasciarsi sfuggire perché benestanti e  poveri, coscienti o non coscienti, nel loro cuore tutti ricercano, magari nel dio dell’idolatria del successo, del possesso, del piacere, la grande speranza che può essere solo Dio che possiede un volto umano, Gesù Cristo, centro della storia e dell’universo,  che abbraccia l’universo  e che può proporci e donarci ciò che, da soli soprattutto con l’indifferenza di chi ha verso chi non ha, non possiamo raggiungere. Solo Dio che possiede un volto umano e nient’altro è il fondamento della speranza – non un dio qualsiasi delle ideologie che continuamente emergono come tentazione diabolica ma quel Dio che possiede un volto umano, Gesù Cristo, e che ci ha rivelato di amarci sino alla fine rivelandoci l’amore del Padre: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme e non l’umanità di ieri, ma anche quella di oggi e di domani. Il suo regno non è un al di là immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno accade, si fa presente là dove, nell’attesa di un al di là anche del corpo, Egli è colto nel suo amore, dove il suo amore ci raggiunge e ci spinge ad amare tutti a cominciare dai poveri, tendendo alla fraternità universale. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza anche nella malattia, perfino nella morte, in un mondo, in questo mondo che, per sua natura, è imperfetto e tale lo sarà sempre anche con tutti i progressi scientifici e tecnici meravigliosi. E il suo amore, allo stesso tempo, è per noi garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo: la vita che è “veramente” vita per l’anima e per il corpo, con ogni bene senza più alcun male, in cieli nuovi e terra nuova quando l’azione di Satana e dei suoi satelliti non potrà finalmente più nulla. In questo mondo indaffarato, in cui non vi è più tempo né per la famiglia né per se stessi e ancora meno per Dio con l’attesa del compimento nell’al di là anche del copro in cieli nuovi e terra nuova, il vero rinnovamento consiste nel ritrovare il senso della preghiera continua, il senso di momenti di silenzio personale anche in relazioni di affetto come tra sposi, tra amici, il senso dell’attesa dell’eternità. La preghiera che libera dagli agguati del Maligno, guarisce, consola, è il maggior bisogno, nel mondo attuale, la preghiera in famiglia, in parrocchia con i nostri ragazzi e giovani; resta lo strumento per riformare il mondo, per difenderci da ogni maleficio. In un secolo secolarizzato che pur parlando di Dio non parla con Lui, il tempo è come abolito e la vita si trasforma a un ritmo vertiginoso. Ecco perché la preghiera dà all’uomo la misura di se stesso e dell’invisibile nel visibile, della Trinità in tutte le relazioni, a cominciare da quella tra uomo-donna. Abbiamo la testimonianza che Benedetto XVI ha deciso di intraprendere per la Chiesa il giorno drammatico, per lui e per noi, della sua rinuncia al soglio di Pietro. Ha scelto una vita, ancora vestito da Papa pur istituzionalmente non essendolo perché non più vescovo di Roma, dedicato esclusivamente alla preghiera per la Chiesa, alla contemplazione e all’ascolto di Dio nella gioiosa attesa dell’eternità dei Defunti e dei Santi. E’ la strada più importante verso la quale nulla può il Maligno. E il progetto di Papa Francesco, che continuamente insiste “pregate per me”: consiste nel rimettere, a cominciare dalla Curia romana, faccia a faccia con Dio.
Nelle apparizioni della Madonna oltre all’invito della preghiera c’è spesso unito l’invito al digiuno; il nostro corpo, destinato all’al di là, deve essere totalmente coinvolto nella ricerca di Dio, dell’attesa della grande speranza, nel silenzio dell’orazione. Sarebbe un errore non anteporre nessuno e nulla a Dio se il nostro corpo non vi fosse realmente implicato. Se, per amore di Dio e dell’attesa dell’al di là, non siamo capaci di rifiutare a questo corpo non solo l’abbondanza degli alimenti di fronte a fratelli affamati, ma anche la relativizzazione di certi piaceri e bisogni biologici fondamentali: ci mancherebbe una disposizione interiore. E’ per questo che fin dagli inizi della tradizione cristiana c’è l’importanza del sacrificio del venerdì per la carità essenziale per l’incontro sacramentale con Cristo nella liturgia almeno domenicale e così la castità, la verginità, il celibato consacrato e il digiuno sono diventati espressione indispensabile del primato di Dio e della fede in Lui. Preghiera-digiuno-carità è un connubio necessario.

Preghiera e catechesi
280 – Quando nell’ombra, cade la sera, è questa o Madre, la mia preghiera. Fa pura e santa l’anima mia: Ave Mari, ave! (due volte)
Nei giorni lieti di gioia pura e in quelli ancora della sventura, ti dirò sempre, o Madre Mia, Ave Maria, ave! (due volte)
Con la celebrazione di tutti i Santi e la memoria di tutti i Defunti ravviviamo la memoria che nel momento terminale della storia umana Gesù Cristo, il Crocefisso risorto, che ha già vinto e risorto, attraverso la Chiesa,  è  più forte di Satana e noi con Lui, tornerà visibilmente. Secondo la Bibbia, sarà accompagnato da tutti gli angeli buoni e dalla sconfitta eterna di quelli ribelli e davanti a lui si raduneranno i popoli. Egli separerà gli uomini, come il pastore separa le pecore dai capri. Porrà le prime alla sua destra, per vivere felici con Lui nell’eternità fuori dello spazio e del tempo, e gli altri, che hanno scelto la loro posizione infernale fino all’ultimo momento, saranno allontanati dalla sua luce e dalla sua gioia. La città terrestre, la vita bio - chimica nel tempo e nello spazio, non è la nostra vera patria; è un momento verso la vita veramente vita. Siamo stati concepiti e nati per un viaggio verso la vita trinitaria fuori dello spazio e del tempo e diventare per sempre “concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19).
Destinati a questa meta sublime non senza di noi, siamo chiamati a essere quaggiù gli artigiani di Dio affinché gocce di vita divina trinitaria, di relazioni di amore scendano già su questo mondo, lo purifichino, lo trasformino. L’attesa anche dell’al di là del corpo, della vita veramente vita ci dà luce e  forza per combattere le potenze del male, di Satana e dei suoi satelliti, che cercano senza posa di corrompere l’umanità creata da Dio e il suo Regno, il Paradiso comincia qui e ora come l’inferno.
Abbiamo il tesoro della preghiera e della carità con cui Cristo stesso ci è sempre vicino: tutto ciò che è mio – ci dice Gesù -, più forte di Satana, ve lo dono per essere uniti come il Padre e il Figlio nello Spirito Santo sono uniti (Gv 17,22-23). Madre Teresa di Calcutta alla fine della vita, provata dalla notte oscura come Santa Teresa d’Avila, poteva, però, scrivere: “Sforzatevi di camminare alla presenza di Dio, di vedere Dio in tutti coloro che incontrerete, in particolare i poveri per le strade, irradiate la gioia di appartenere a Dio, di vivere con Dio, di poter essere sempre con Lui”.
Dio è amore, quindi libertà. Quando ha creato gli angeli e gli uomini ha autolimitato la sua libertà perché la risposta fosse libera cioè di amore o meno; senza il rischio della libertà per le creature non c’è amore. Il male è quindi l’opposto della libertà dell’amore, di Dio. Il Padre nostro, che rivela la sua onnipotenza nel perdono in Cristo ricreando con lo Spirito ciò che il peccato mortale distrugge e il peccato veniale rovina, se ci lasciamo perdonare, è il bene supremo, da Lui solo il bene e il male rappresenta in ogni aspetto ciò che Dio non è e non fa.
221 – R) L’anima ha sete del Dio vivente: quando vedrò il suo volto?
1.Come una cerva anela ai corsi delle acque, così la mia anima anela a te, o Dio. La mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente. Quando verrò e vedrò il volto di Dio? R) L’anima mia… 
Quali sono le radici del male? Dalla capacità di ogni essere creato di decidersi liberamente per il bene o il male. In base alla rivelazione, il male originariamente proviene dalla persona del Maligno, da Satana che si è ribellato contro Dio, è all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E rimane il nemico numero uno con la sua azione secondaria e soprattutto primaria, è il tentatore per eccellenza. “Sappiamo ed esperimentiamo che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero e con proditoria astuzia agisce ancora: è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana” (Beato Paolo VI 1972). Il male è fondamentalmente una ribellione contro Dio, contro il bene e contro l’amore. Quando l’uomo non si rapporta con Dio in Cristo rischia di perdere la consapevolezza di ciò che è bene e di ciò che è male, pretendendo di stabilire da solo i confini tra il bene e il male. Ecco il dramma anche, soprattutto di oggi che ci fa sprofondare in una notte buia in cui i valori non hanno culturalmente più senso, dal momento che bene o male non esistono più e non percepiamo la necessità della preghiera insegnataci da Gesù “Non indurci, non abbandonarci, non permettere che soccombiamo nella tentazione. Liberaci dal Male, dal Maligno”. Ma Dio, e questa è una certezza, sa trarre il bene anche dal male.
Il Demonio è colui che divide, Satana colui che mette  gli uomini uno contro l’altro, Serpente antico colui che oscura la coscienza, Dragone che dissolve  la creazione. La sua esistenza si comprende attraverso le sue opere. Non è visibile e non ama niente tanto quanto ama l’oscurità in cui si trova; più il diavolo è nascosto, più si pensa che non esiste, più è efficace,
Dalle Scritture sappiamo che ha tentato Cristo. San Giovanni Maria Vianney, vessato fino a veder il suo letto bruciato, dice che “invocato nella preghiera è lo Spirito santo che scaccia la nebbia che il demonio mette davanti a noi per farci smarrire la strada del cielo”. E riteneva importante che in ogni diocesi ci fossero sacerdoti esorcisti protetti dal manto verginale di Maria. Le manifestazioni del demonio sono oggi molto rilevanti e grandemente diffuse. Sotto la sua influenza, i peccati di ieri sono diventati virtù. Ma non dobbiamo, però, nutrire alcun dubbio, perché la vittoria definitiva è solo del Dio che ha assunto un volto umano per liberarci cioè di Gesù Cristo. San Matteo riporta questa frase magnifica di Cristo a Pietro: “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16,18). Gli episodi spettacolari con continui racconti cui oggi si dà tanta attenzione sono propri del demonio che è un ottimo attore, venditore di falsità presentate come verità, i vizi come virtù, straziando anche i corpi, per sviare il vero problema della sua azione primaria cioè la tentazione nella quale punta a coinvolgerci nel male per la rovina eterna come lui.
Ma l’inferno esiste? L’inferno è la separazione definitiva tra Dio e l’uomo, buttandolo nella solitudine, senza più alcuna relazione fraterna. Ma Dio non manda nessuno all’inferno; la dannazione è il risultato di una scelta del libero arbitrio non volendosi lasciare perdonare fino al momento terminale. Quindi l’inferno esiste perché già esistono i demoni e può essere il risultato di chi ostinatamente non vuole lasciarsi perdonare, ricreare dall’onnipotenza divina del perdono per la fraternità. Dio che in tutto l’arco della vita non definisce nessuno dal male che fa e tenta e ritenta fino all’ultimo di perdonare e di farci vivere da fratelli. Non lasciarsi perdonare porta con sé conseguenze ineluttabili di solitudine. La separazione dal Padre è un atto grave poiché l’uomo si separa da Dio di cui è figlio, soccombendo nella tentazione di rimanere solo. L’inferno, eternamente soli, rappresenta il contrario della pienezza del paradiso cioè un’eterna relazione fraterna che si raggiunge in Dio. Questa sofferenza è paragonabile a un fuoco ardente perché non c’è niente di più terribile dell’uccidere i propri genitori, del dissolvere ogni relazione di amore, di far sparire definitivamente dal proprio cuore e dai propri occhi tutti e tutto. Comprendete che Paradiso e Inferno iniziano in questa vita.
Oggi si rischia di non parlarne più e Satana stesso esulta perché i suoi atti sono dimenticati e nascosti. Mi impressionano sempre le parole di san Marco: “Se la tua mano ti è occasione di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile…” (Marco 9, 43-49). Le rappresentazioni del Giudizio universale sui timpani delle cattedrali sono esplicite. Certo, in Occidente, si è spavaldamente deciso di eliminare la questione dell’inferno. L’astuzia di Satana resta sempre quella di far credere che il demonio non esista. Per questo, Papa Francesco non ha avuto paura di parlare di Satana nella sua prima Messa dopo l’elezione al soglio di Pietro, affermando: “Quando non si professa più Gesù Cristo, mi viene in mente la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”. 
Nel Vangelo, Cristo dice esplicitamente che non è possibile respingere il diavolo che con la preghiera e il digiuno. La Chiesa non può passare sotto silenzio un insegnamento così forte.
E il purgatorio? Non possiamo essere eternamente felici senza essere completamente purificati da ciò che dal peccato deriva e al peccato inclina e Cristo e quindi alla comunione fraterna – ci ricorda san Paolo nella prima ai Corinti – è morto per i vivi e per  i defunti e Risorto si fa visibilmente presente nell’Eucaristia come sul Calvario per i vivi e per i defunti: le Messe di suffragio! Dio per renderci eternamente felici non può non chiederci una purificazione di tutta la confusione che ingombra il nostro cuore e oscura la nostra anima.
I Santi sono immediatamente nella gioia del cielo. Ma per la maggior parte degli uomini, il purgatorio è un’anticamera difficile e arida verso il nostro Creatore che vuole purificarci da tutte le pene. Dio non nutre sentimenti di vendetta, il suo metro non è quello degli uomini. Quindi il purgatorio costituisce una restaurazione dell’uomo. L’uomo vecchio se ne va e giunge l’uomo nuovo nella tenerezza purificatrice di Dio.
Quindi il purgatorio nasce dunque dall’amore divino, è un dono. E’ un fuoco purificatore che alcuni identificano con Dio stesso.   
Lo scopo dei nostri incontri non consiste soltanto nel comunicare un messaggio, ma nell’aiutarvi a incontrare insieme Cristo che libera, guarisce, conforta. All’origine della conversione di san Paolo, c’è una scoperta: nonostante le sue mancanze, Gesù l’aveva amato e si era offerto per lui, lo aveva liberato e guarito. Paolo sapeva di essere un grande peccatore, ma dall’incontro prende coscienza che Dio lo ha amato nonostante le sue colpe. Allora comprende che niente è più importante che rivelare ai pagani l’amore di Dio che libera e guarisce, consola, riempie di gioia, protegge dal Maligno. Durante tutta la sua vita, continua a riflettere sull’evento decisivo della strada di Damasco, dove ha esperimentato la concretezza dell’amore misericordioso, liberante di Dio nei suoi confronti. San Giovanni così ce la riassume: “Quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita (…), noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena” (1 Gv 1,1-4). È quello che mi auguro dopo ogni incontro per noi nella consapevolezza del suo farsi presente tra noi in preghiera. E termino ricordando le forti e belle parole di Papa Francesco, nel settembre 2014, in occasione di un’omelia della Messa del mattino: “Satana è astuto: lo dice la prima pagina della Genesi; è astuto. Presenta le cose come fossero buone. Ma la sua intenzione è la distruzione. E gli angeli ci difendono. Difendono l’uomo e difendono l’uomo-Dio, l’Uomo superiore, Gesù Cristo che è la perfezione dell’umanità, il più perfetto. Per questo la Chiesa onora gli angeli, perché saranno nella gloria di Dio- sono nella gloria di Dio – perché difendono il gran mistero di Dio, cioè che il Verbo è venuto nella carne” e si è unito, in qualche modo, ad ogni uomo, è unito ad ognuno di noi ed è più forte del Maligno. Basta voler rimanere con la preghiera in comunione con Lui.
221 –  R) L’anima mia ha sete del Dio vivente: quando vedrò il suo volto? 3.Le lacrime sono il mio pane di giorno e di notte, mentre dicono a me tutto il giorno: dov’è il tuo Dio? 4. Questo io ricordo e rivivo nell’anima mia: procedevo in uno splendido corteo verso la casa di Dio tra voci di gioia e di lode, clamore festoso. R) L’anima mia…
Venite processionalmente, incominciando da quelli in fondo alla Chiesa, per il tocco sacramentale dell’Unzione con l’olio benedetto ed esorcizzato: è il segno che rende visibile la presenza invisibile del Risorto tra noi convenuti in preghiera e della sua azione ecclesiale di liberazione, di guarigione, di consolazione mentre, con questa fede e con gli scopi per cui siamo convenuti in preghiera, abbiamo all’orizzonte il non ancora della grande speranza, della sicura meta ultraterrena di ogni bene senza alcun male con cui affrontare il presente, anche faticoso.
(67) O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima, solo in te il mio cuore si abbandonerà. Perché tutto è vano se contemplo Te.
Ora guardo l’Ostia che si cela a me. Sardo dalla sete di vedere Te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso luce, si disvelerà. Amen.
Preghiamo. Guarda, o Padre, chi è convenuto in questa preghiera di liberazione, guarigione, consolazione con Maria e professa la sua fede in Gesù Cristo, presente in questo Sacramento davanti a noi e ora ci benedice: fa che attinga da questa sorgente di ogni grazia benefici nel tempo e frutti di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Dio sia benedetto…
Ed ora il sacramentale dell’acqua benedetta ed esorcizzata
Preghiamo. Signore Dio onnipotente, fonte e origine dell’anima e del corpo, benedici + quest’acqua e fa che ce ne serviamo con fede per implorare il perdono dei nostri peccati e la grazia di essere sorretti in ogni infermità e difesi da ogni insidia del nemico. La tua misericordia, o Padre, faccia scaturire per noi l’acqua viva della salvezza. Perché possiamo accostarci a te, con cuore puro  fuggire ogni pericolo dell’anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Prossimo incontro, poiché il secondo è la festa dell’Immacolata, il terzo martedì 15 dicembre.
224  C’è una terra silenziosa dove ognuno vuol tornare… 

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