L'autentica grammatica dell'uomo e di tutta la realtà‏


È decisivo per l’uomo aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesù Cristo. Nel Vangelo viene inaugurato un nuovo umanesimo, un’”autentica grammatica” dell’uomo e di tutta la realtà “La verità di Dio è la sua sapienza che regge l’ordine della creazione e del governo del mondoDio che, da solo, “ha fatto cielo e terra” (Sal 115, 15), può donare, egli solo, la vera conoscenza di ogni cosa creata in relazione con Lui” (CCC n. 216).

“Nei tempi moderni si sono dischiuse nuove dimensioni del sapere, che nell’università sono valorizzate soprattutto in due grandi ambiti:
-         innanzitutto nelle scienze naturali, che si sono sviluppate sulla base della connessione di sperimentazione e di presupposta razionalità della materia;
-         in secondo luogo nelle scienze storiche e umanistiche, in cui l’uomo, scrutando lo specchio della sua storia e chiarendo le dimensioni della sua natura, cerca di comprendere meglio se stesso.
In questo sviluppo si è aperta all’umanità non solo una misura immensa di sapere e di potere; sono
cresciuti anche la conoscenza e il riconoscimento dei diritti e della dignità dell’uomo, e di questo possiamo essere grati.Ma il cammino dell’uomo non può mai dirsi completato e il pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato: come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo occidentale – per parlare solo di questo – è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo…Se la ragione – sollecita della sua presunta purezza – diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole auto costruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e – preoccupata della sua laicità – si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frattura” (Benedetto XVI, Allocuzione del Santo Padre che avrebbe dovuto tenere all’Univeristà degli Studi La Sapienza, 15 gennaio 2008).

L’ex direttore della sala stampa vaticana Joaquìn Navarro – Valls ha offerto, in una intervista ad Antonio Macalusosul Corriere della sera del 12.XI-2012, utili riflessioni concrete su questo magistero di Benedetto XVI. “Viviamo in un’epoca in cui sappiamo tutto o quasi di un essere umano. Ma non sappiamo chi è. E chi vuole rispondere a questa domanda usando solo la scienza, sbaglia. Il pensiero scientifico – sperimentale si è universalizzato e ci ha fatto perdere la domanda sul senso delle cose, fatto molto pericoloso. Credere non è irrazionale. Certo, se lascio che il pensiero quantitativo invada la mia mente e che tutta la mia razionalità diventi sperimentale, questo rinvia la fede al mondo del puro soggettivo, mitico. Questo è uno dei grandi temi di quella piccola parte del mondo che chiamiamo Occidente, dove la Chiesa ha più bisogno di testimoni che di predicatori. E’ una sfida per tutti noi, che dobbiamo porci di fronte al rischio di una diversificazioni dei valori”.
Il Sinodo, che ha riunito più di 250 vescovi e molti teologi, ha visto come tema forte proprio la necessità di una nuova evangelizzazione della fede. Ciò sembra confermare la crisi vera della Chiesa. Uno dei motivi è che il grande sviluppo della ragione strumentale, delle scienze  positivo – sperimentali, ha cambiato la nostra visione del mondo e quella che abbiamo di noi stessi fono a trattare l’uomo come fosse un animale, non più al centro con la sua libertà.Questo ha messo in crisi il concetto stesso della verità: se l’unica cosa che esiste è quella scientifico – sperimentale, che spazio rimane per la fede? Il mito? La soggettività? Benedetto XVI è il Papa provvidenziale, giusto al momento giusto per la sua insistenza sulla razionalità della fede e ci ricorda che non è irragionevole averne. Una fede che non si fa cultura, che non diviene cultura è una fede mal recepita, mal vissuta, mal comunicata. Non puoi tenere la fede al margine del mondo della ricerca scientifica: anzi, c’è una sintonia tra fede e pensiero scientifico perché entrambi aiutano a capire meglio la realtà ma anche ciò che è scomparso dall’orizzonte del senso comune. Noi siamo oggi molto ricchi di strumenti ma poveri di fini: la crisi.
Navarro –Valls afferma che siamo troppo modesti quando parliamo di crisi perché le crisi sono almeno tre: economica, politica ed etica. Quella etica sta alla base di quella economica? E’ ciò che ormai pensano molti noti economisti, come Amartya Sen. E’ naturale che, vivendo la Chiesa nel mondo, patisca questa crisi. Difficile dire quale delle due crisi venga prima. Piuttosto, bisogna chiedersi quale possa essere il ruolo della Chiesa. Navarro – Vallspensa che il ruolo della Chiesa sia insostituibile, enorme: La Chiesa deve contribuire perché il mondo recuperi l’anima. Il cristianesimo ha storicamente frenato il potere politico, lo ha relativizzato con dei limiti etici. Navarro ricorda quanto Giovanni paolo II, un paio di giorni dopo la caduta di Berlino e quindi dell’ateismo teorico, in un momento di grande entusiasmo in Occidente segnato dall’ateismo pratico della secolarizzazione, più insidioso, plaudendo la vittoria del capitalismo: “Non dimentichi mai che il capitalismo ha bisogno di una profonda riflessione etica”. Era il 1989, una valutazione che oggi appare una profezia alla finanza speculativa.
In questi anni, sempre Navarro, si è parlato parecchio del problema pedofilia, che molto male ha fatto alla Chiesa e sul quale sono state prese misure radicali. Il Papa non ha avuto esitazioni a intervenire. Ma non dobbiamo essere ipocriti: di fronte a statistiche terribili sulla violenza nei confronti degli adolescenti anche attraverso la potenza mediatica, cosa si sta facendo nel mondo? Che iniziative hanno adottato governi e istituzioni mondiali? Non vedo, Navarro dice, nessuno che abbia preso decisioni radicali come la Chiesa di Benedetto XVI: ha cambiato il diritto canonico, ha fatto pulizia. Ciò non serve a giustificare quanto accaduto nella Chiesa, ma a dire che si interviene. Come è stato per lo Ior e altri settori. In tutto questo Benedetto non è mai stato solo, non ha mai dubitato, ha preso decisioni radicali, senza esitazioni. Non l’ho mai visto solo, non ha agito con la psicologia dell’uomo solo, che dubita, ritarda le decisioni. Navarro afferma che averlo come Papa è un dono per l’umanità: sta facendo una pastorale dell’intelligenza con una densità e una ricchezza di pensiero straordinarie e da cardinale è stato il primissimo collaboratore di Giovanni Paolo II.
Il cristianesimo ha sempre messo un limite etico alla politica. Ci sono bellissimi testi del cardinal Ratzinger prima e di Benedetto XVI, dopo, sul rapporto religione – politica. Un Papa non può evitare di dare indirizzi al mondo della politica come sui valori non negoziabili, ma i suoi suggerimenti sono nel massimo rispetto della razionalità della politica. Non senza segnalare, però, che non si può escludere del tutto l’elemento aperto alla trascendenza se si vogliono valori morali che valgano in se stessi e per se stessi, sempre e un’etica che punti al bene di ogni persona. Lui è molto sensibile al richiamo che il mondo islamico fa all’Occidente di paganesimo e i suoi testi tendono sempre a dare un contributo etico alla dimensione politica. Diverse volte cita la frase di Sant’Agostino che dice: “Se manca il senso della giustizia, che cosa è la politica se non una grande banda di ladri?” Questa frase vale per tutti, non solo in Italia, l’ha detta anche quando ha parlato al Parlamento tedesco. Il Papa è molto aperto, nel senso che il linguaggio ragionevole che adopera è rivolto ai cattolici, ma comprensibile, proprio perché ragionevole, da tutti.

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