Fervore verso il Successore di Pietro

E’ proverbiale il fervore del popolo messicano verso il Successore di Pietro

“Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità.
Desidero confermare i credenti in Cristo, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l’ascolto della Parola di Dio, i Sacramenti e la coerenza di vita. Così potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella società, contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignità di ogni persona
umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare. Questa dignità si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrità.
Come pellegrino della speranza, vi dico con san Paolo: “Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza” (1 Ts 4,13). La fede in Dio offre la certezza di incontrarlo, di ricevere la sua Grazia, e su questo si basa la speranza di chi crede. Sapendo ciò, il credente si sforza di trasformare anche le strutture e gli avvenimenti presenti poco piacevoli, che sembrano immutabili e insuperabili, aiutando chi nella vita non trova né senso, né avvenire. Sì la speranza cambia l’esistenza concreta di ogni uomo e di ogni donna in maniera reale (Spe salvi, 2). La speranza addita “un cielo nuovo e una terra nuova” (Ap  21,11), cercando di rendere palpabili già ora alcuni dei loro riflessi. Inoltre, quando si radica in un popolo, quando viene condivisa, essa si diffonde come la luce che disperde le tenebre che offuscano e attanagliano. Questo Paese, questo Continente, sono chiamata a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore. Come già dissi a Roma, “continuate ad avanzare senza scoraggiarvi nella costruzione di una società fondata sullo sviluppo del bene, il trionfo dell’amore e la diffusione della giustizia (Roma 12 dicembre 2011).
Insieme alla fede e alla speranza, il credente in Cristo, e la Chiesa nel suo insieme, vivono e praticano la carità come elemento essenziale della loro missione. Nella sua accezione primaria, la carità “è anzitutto e semplicemente la risposta a una necessità immediata in una determinata situazione (Deus caritas est, 31°), come è soccorrere coloro che patiscono la fame, sono privi di dimora, sono infermi o bisognosi in qualche aspetto della loro esistenza. Nessuno rimane escluso per la sua origine o le sue convinzioni da questa missione della Chiesa, che non entra in competizione con altre iniziative private o pubbliche, anzi essa collabora con coloro che perseguono questi stessi fini. Tantomeno pretende altra cosa che non sia fare del bene, in maniera disinteressata e rispettosa, al bisognoso, a chi molte volte, manca più di tutto di una prova di amore autentico” (Benedetto XVI, Aeroporto Internazionale di Guantanajuato, Cerimonia di benvenuto, 22 marzo 2012).

Appena giunto il Santo Padre ha indicato il tema della sua visita pastorale in Messico cioè rafforzare la fede, la speranza e la carità. Stringendo la mano  di tutti i messicani Benedetto XVI vuole raggiungere le nazioni e i popoli latino americani proprio nel luogo nel quale il maestoso monumento a Cristo Re, nel “Cerro del Cubilete”, manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani, che si mettono sotto la sua costante benedizioni in tutte le loro vicissitudini.
Non poteva mancare l’invocazione a Nostra Signora di Guadalupe, che fece vedere con dolcezza come il Signore ama tutti e si consegnò per tutti, senza distinzioni. Essa continua a vegliare sulla fede, la speranza, la carità dei suoi figli anche nella formazione di queste nazioni, e continua a farlo oggi dinnanzi alle nuove sfide che si presentano loro.

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