Domenica di quaresima II

Nel cammino della Quaresima ogni giorno qualche momento per la preghiera silenziosa e per l’ascolto della Parola di Dio al mattino con la prima Lettura biblica e alla sera con il Vangelo del giorno
Questa domenica, la seconda di Quaresima, si caratterizza come domenica della Trasfigurazione di Cristo. Infatti, nell’itinerario quaresimale al triduo pasquale di morte, sepoltura, risurrezione o sua presenza continua attraverso la
Chiesa, la liturgia, dopo averci invitato domenica scorsa a seguire Gesù nel deserto, per affrontare anche noi e vincere con Lui presente risorto le tentazioni del Diavolo, ci propone in questa seconda domenica di quaresima di salire insieme a Lui Risorto presente convenendo insieme sul “monte” della preghiera, per contemplare nel suo volto umano la luce gloriosa di Dio, il volto misericordioso del Padre che ha riconciliato il mondo nella morte e risurrezione del Figlio ed effonde lo Spirito santo per la remissione dei peccati in ogni confessione, per liberarci  dal male che continuamente avviene e ridarci speranza anche in questo difficile momento storico. L’episodio della trasfigurazione di Cristo che in questo momento la liturgia rende attuale per noi è attestato dagli evangelisti Matteo, Marco e Luca. Luca sottolinea che Gesù salì sul monte “a pregare” (9,78) insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni  e là “fu trasfigurato davanti a loro” (Mc 9,2), il suo volto e le sue vesti irradiarono una luce sfolgorante, mentre accanto a Lui apparvero Mosè ed Elia; in secondo luogo, una nube avvolse la cima del monte e da essa uscì una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’Amato; ascoltatelo!” cioè congiungete all’udire l’obbedire cioè pregate. Dunque, la luce e la voce: la luce divina che risplende sul volto umano di Gesù, e la voce del Padre celeste che testimonia per Lui e comanda di ascoltarlo, di congiungere all’udire l’ubbidire cioè pregarlo perché è Dio in un volto umano che ci ha amato e ci ama sino alla fine, l’umanità nel suo insieme e ognuno di noi personalmente.
Il mistero cioè la rivelazione di Dio nell’umano della Trasfigurazione non va staccato dal contesto del cammino che Gesù sta percorrendo. Egli si è ormai decisamente diretto verso il compimento della sua missione, ben sapendo che, per giungere a incarnare e rivelare l’altezza, la lunghezza, la larghezza, la profondità dell’amore divino per ogni uomo e quindi per rimanere sempre sacramentalmente presente risorto dovrà passare attraverso la passione e la morte di croce lasciandosi liberamente uccidere come malfattore. Di questo ha parlato apertamente ai discepoli, i quali però non hanno capito, anzi, hanno rifiutato questa prospettiva, perché non ragionano secondo Dio che ha il nome della misericordia, ma secondo gli uomini che non riescono, con le sole proprie forze, a perdonare (Mt 16,23). Per questo Gesù porta con sé tre di loro sulla montagna anticipando per qualche minuto la sua gloria divina, splendore di Verità e di Amore che porterà morendo in Croce. Gesù vuole che questa luce possa illuminare i loro cuori quando attraverseranno il buio fitto della sua passione e morte, quando lo scandalo del suo morire in croce da malfattore  sarà per loro insopportabile. Dio è luce, e Gesù vuole donare ai suoi amici più intimi, e in questo momento a noi che ci prepariamo al Triduo pasquale, l’esperienza di questa luce, che dimora in Lui per poter anche noi, perdonare senza scoraggiarci nell’amare. Così, dopo questo avvenimento, Egli sarà per noi in Lui luce interiore nella prova, capace di proteggerli e proteggerci dagli assalti delle tenebre, dell’ingratitudine. Anche nella notte più oscura, nelle prove più tremende come in questi giorni abbiamo visto la situazione drammatica del Messico, di quei 110 milioni di latino americani nell’incontro con Papa Francesco, solo Gesù è la lampada che non si spegne mai. Sant’Agostino così si esprimeva vivendo l’attualizzazione della trasfigurazione nelle sue prove: “Ciò che per gli occhi del corpo è il sole che vediamo, lo è Cristo con gli occhi del cuore” (Sermo 78,2).
Anche noi italiani in questo momento, ciascuno di noi ha bisogno di luce interiore per superare le prove della vita. E questa luce viene da Dio attraverso la preghiera, è Cristo a donarcela, Lui in cui abita per ciascuno di noi la pienezza della divinità (Col 2,9). Saliamo con Gesù ogni giorno sul monte della preghiera attraverso l’ascolto della prima lettura al mattino e del Vangelo alla sera e, contemplando in Lui il volto della misericordia del Padre pieno di amore e di verità, lasciamoci colmare interiormente della sua luce. Chiediamo alla presenza della nostra Mamma incinta del Figlio di Dio, come l’apparizione di Guadalupe ricorda da cinquecento anni, di aiutarci a vivere questa attuale esperienza nel cammino quaresimale, trovando ogni giorno qualche momento per la preghiera silenziosa e per l’ascolto della Parola di Dio cioè per la preghiera.

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