Avvento IV

Ottavario di preparazione alla riconciliazione natalizia nel 
sacramento della Confessione alla luce di Giuseppe, uomo giusto perché “prestava ascolto” alla voce di Dio.

In questa quarta domenica di Avvento il Vangelo di san Matteo narra come avvenne la nascita di Gesù ponendosi dal punto di ista di san Giuseppe. Egli era il promesso sposo di Maria, la quale, nell’anno “prima che andassero a vivere
insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Mt 1,18). Il Figlio di Dio,  realizzando un’antica profezia (Is 7,14), assume un volto umano nel grembo di una vergine, e tale mistero di un Dio che oltre la natura divina possiede una natura umana come la nostra per unirsi in qualche modo ad ogni uomo peccatore, liberarlo dal peccato con una nuova alleanza cioè una nuova storia di amore, manifesta insieme la misericordia, la sapienza e  l’onnipotenza del Padre che attraverso l’incarnazione del Figlio per opera dello Spirito Santo ricrea con la confessione natalizia ciò che il peccato mortale distrugge, il peccato veniale ferisce. Creando esseri finiti liberi perché potessero dare una risposta di amore, dal momento che senza libertà non c’è amore, Dio, che è l’Amore, ha corso il rischio, come è avvenuto, del no e nello stesso tempo c’è il perdono per cui nessun peccato, riconosciuto, confessato con l’impegno di non rimanere nella situazione di peccato, è imperdonabile, nessun male storico è irrimediabile. Ed è questo il Vangelo, la lieta notizia di cui tutti abbiamo bisogno di ravvivare per la confessione natalizia. E nel Vangelo,  tramite le immagini che esso ci presenta, cerchiamo la verità, la realtà storica del Verbo che si è fatto carne, noi ricordiamo in questo ottavario soprattutto i personaggi della storia sacra. E il primo di questi personaggi pubblici è Giuseppe. Matteo colloca Giuseppe al centro del suo racconto sull’infanzia di Gesù che la celebrazione eucaristica di Natale rende attuale per noi nella comunione, Luca dedica a questo personaggio soltanto una frase, in cui si dice che  egli, appartenente alla casa di Davide, stava andando a Betlemme dove aveva qualche podere per ordine del censimento dell’imperatore Augusto e andava con Maria, sua sposa, che era incinta. Tramite la scelta delle parole, e la posizione che queste parole hanno nella frase, Luca ci ricorda ancora una volta che il bambino che la donna attende da nove mesi come ogni bambino non è figlio di Giuseppe ma è di origine divina. Basta una frase a far risaltare il dramma della vita di Giuseppe, e quest’uomo taciturno pone delle domande alla, nostra coscienza, nell’esame di coscienza per la confessione natalizia. Dio non ha tenuto conto del progetto di vita che Giuseppe si era costruito, lo ha destinato ad altre cose, ha voluto che facesse altre cose, pur mirabili. Giuseppe era “uomo giusto” perché congiungeva all’udire Dio che parla l’ubbidire cioè “prestava ascolto” alla voce di Dio cioè pregava cui tutti noi dovremo puntare, era profondamente sensibile al suo segreto volere che si rivelava attraverso circostanze, sapeva ascoltare i messaggi che gli giungevano dal profondo del cuore e dall’alto, badava non soltanto alle apparenze come purtroppo tante volte può accadere anche per noi nei giorni natalizi – ma anche alle cose e alle persone diverse da lui come la potenza rivale di Roma senza saperlo attua il disegno divino che Gesù doveva nascere a Betlemme, il paese originario di Davide. Era un uomo capace di dire di sì al compito inatteso che Dio gli affidava.  Non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita che non gli veniva concesso di realizzare, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma si è mostrato pronto a mettersi a disposizione della novità unica e irripetibile che gli veniva presentata: accettare di far da padre senza esserlo del Figlio di Dio incarnato nella sposa. E in questo modo ha fatto di sé un uomo veramente libero, maturo, grande cioè giusto. Accettando sé stesso e accettando di essere come Dio vuole che egli sia, Giuseppe ottiene la propria realizzazione. Al di là dei progetti che può aver accarezzato, la sua vita acquista il significato autentico al quale è destinata. Questa libertà di rinunciare a ciò che è suo, di voler decidere della propria esistenza, e questa sua disponibilità interiore, che accetta la volontà misteriosa di Dio e in essa giunge a maturazione, in questa settimana, in questo ottavario ci interpellano nell’esame di coscienza della sera, ci aiutano e ci chiamano. Maria che ha potuto realizzare quello che Dio le chiedeva anche attraverso Giuseppe, l’uomo giusto, sia vicina, accompagni, tutti gli sposi, i genitori in questo Natale. San Giuseppe, patrono universale della Chiesa, interceda per superare ogni burrasca. 

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