Domenica I di Quaresima
Domenica I di Quaresima
Consapevolezza
della tentazione del Maligno e del servizio degli Angeli nel cammino
battesimale, penitenziale della quaresima verso la Pasqua
Il percorso battesimale, penitenziale della quaresima verso
la Pasqua si snoda nei tornanti delle cinque domeniche per lasciarci sempre più
assimilare a Lui come figli nel Figlio fin dal Battesimo: la prima domenica con
la consapevolezza della tentazione continua del Maligno e del servizio
ininterrotto degli Angeli; la seconda la memoria della
trasfigurazione in Gesù
e che può avvenire in noi in preghiera; la terza per ricordare che noi dobbiamo
tentare e ritentare l’osservanza della Legge ma con la fede che solo Lui
porterà a compimento; la quarta è la domenica quaresimale della gioia come
anticipo della speranza affidabile, della meta così grande da giustificare la
fatica, la lotta del cammino; la Domenica delle Palme è il grande portale della
Settimana santa di passione, morte, risurrezione.
Oggi è la prima domenica di Quaresima, e il Vangelo, con lo
stile sobrio e conciso di san Marco che riporta la predicazione di San Pietro,
ci introduce nel clima di questo tempo liturgico: “Lo Spirito sospinse Gesù nel
deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. (Mc 1,12). In Terra Santa, ad ovest del fiume
Giordano e dell’oasi di Gerico, si trova il deserto di Giuda, che per valli
pietrose, superando un dislivello di circa mille metri, sale fino a
Gerusalemme. Dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni, Gesù si addentrò in
quella solitudine condotto dallo stesso Spirito Santo, che si era posato su di
Lui consacrandolo e rivelandolo quale Figlio di Dio Padre nello Spirito Santo.
Nel deserto, luogo della prova, come mostra l’esperienza del popolo di Israele,
appare con viva drammaticità la realtà dello svuotamento di Cristo, che si è spogliato
della forma di Dio (Fil 2,6-7). Lui, che non ha peccato e non può peccare, si
sottomette alla prova e perciò può compatire la nostra infermità (Eb 4,15). Si
lascia tentare da Satana, l’avversario, che
dal principio e fin sul Calvario si è opposto al disegno salvifico
dell’incarnazione di Dio in favore degli
uomini. Leggendo il Vangelo di Marco si ha l’impressione che la missione di
Gesù sia un continuo confronto, una lotta con Satana che continua ad essere
presente nel tempo della Chiesa, in noi per cui la vita cristiana è una milizia
che richiede forza e coraggio. Ma è una lotta bellissima perché quando Il
Signore vince in ogni passo, attraverso ogni tentazione della nostra vita, ci
dà gioia, felicità grande.
Quasi di sfuggita, nella brevità del racconto, di fronte a
questa figura oscura e tenebrosa che osa tentare perfino il Signore, appaiono
gli angeli, figure luminose e misteriose. Gli angeli, dice il vangelo,
“servivano” Gesù (Mc 1,13); essi sono il contrappunto di Satana. “Angelo” vuol
dire “inviato”. In tutto l’Antico Testamento troviamo queste figure, che nel nome
di Dio aiutano e guidano gli uomini. Basta ricordare il Libro di Tobia, in cui
compare la figura dell’angelo Raffaele, che assiste il protagonista in tante
vicissitudini. La presenza rassicurante dell’Angelo del Signore accompagna il popolo d’Israele in tutte le sue vicende
buone e cattive. Quello che cantiamo al Santo è la visione degli angeli che
scendevano e salivano nella scala di Giacobbe e il testo è del profeta Isaia
dei Serafini davanti a Dio che in ogni Messa cantano con noi. Alle soglie del
Nuovo Testamento, Gabriele è inviato ad annunciare a Zaccaria e a Maria i lieti
eventi che sono all’inizio della nostra salvezza; e un angelo, del quale non si
conosce il nome, avverte Giuseppe, orientandolo in quel momento di incertezza.
Un coro di angeli reca ai pastori la buona notizia della nascita del Salvatore;
come pure saranno gli angeli ad annunciare alle donne la notizia gioiosa della
sua risurrezione. Alla fine dei tempi, gli angeli accompagneranno Gesù nella
sua venuta nella gloria (Mt 25,31). Gli angeli servono Gesù, che è certamente
superiore ad essi, e questa sua dignità viene qui, nel Vangelo, proclamata in
modo chiaro, seppure discreto. Infatti anche nella situazione di estrema
povertà e umiltà, quando è tentato da Satana, Egli rimane il Figlio di Dio, il
Dio che possiede un volto umano, il Messia, il Signore cioè il datore di ogni
bene per noi.
Toglieremo una parte del Vangelo, se lasciassimo da parte
gli angeli buoni a difesa di fronte al Male di quelli cattivi, angeli buoni i
quali annunciano la sua presenza fra di noi e ne sono un segno. Si tratta, con
l’invocazione della preghiera, di permettere a loro di agire. Invochiamoli
spesso, perché ci sostengono nella lotta, nel lasciarci a assimilare a Gesù
fino a identificarci con Lui. Domandiamo loro di vegliare, oggi, su Papa
Francesco e sui suoi collaboratori della Curia Romana che in questo pomeriggio,
come ogni anno, iniziano la settimana di Esercizi spirituali. Maria, Madonna,
Regina degli Angeli, prega sul nostro cammino quaresimale.
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