La Messa fonte e culmine dell'attività ecclesiale

Bellezza, profonda grandezza, sua centralità pastorale della celebrazione eucaristica che attualizza sacramentalmente il Sacrificio della Croce
Il posto  della Messa, soprattutto domenicale, nella pastorale
Che cosa di più bello, di più grande, di più necessario nostro Signore Gesù Cristo poteva offrire all’umanità, a ciascuno di noi, per sentirci amati da Dio fino al perdono e per amare tutti e tutto con Lui, iniziando già temporalmente la felicità  della vita battesimale cristiana veramente vita che culminerà in Cielo? Che cosa di più prezioso, di più santo, di più
necessario, poteva e può  offrire in continuità al suo corpo di  presenza e azione sacramentale cioè alla sua Chiesa, sponsalmente unita a Lui, quando sul calvario, moriva sulla Croce rivelando l’altezza, la profondità, la larghezza dell’amore di Dio per l’umanità e per ogni uomo? Ci offre l’attualizzazione sacramentale del suo Sacrificio cioè della Messa in ogni tempo e in ogni luogo
Il suo Sacrificio che, asceso al cielo con il suo corpo glorificato, continua a rendere sacramentalmente attuale in ogni luogo e tempo con la celebrazione di ogni Messa, soprattutto della Domenica: vale a dire la sua Persona, i suoi detti e vissuti evangelici, Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme; il suo regno non è un al di là immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore attraverso la Messa ci raggiunge. Dal momento in cui una volta per sempre moriva sulla Croce per risorgere, ascendere al Cielo, nella vita trinitaria con il suo corpo glorificato,  per rendere sacramentalmente attuale, attraverso il dono dello Spirito, in ogni luogo e tempo quello che è avvenuto una volta per sempre sul calvario con la Messa, questo suo Sacrificio era destinato a perpetuarsi e a rimanere attraverso i secoli, nella modalità conviviale in cui Egli l’aveva istituito, contemporaneamente al Sacerdozio ministeriale per il sacerdozio dei battezzati.
Quando nell’ultima Cena, Gesù ha istituito il Sacerdozio di chi con il sacramento dell’ordine viene ontologicamente, con il carattere, reso capace di agire in persona di Lui capo, lo ha istituito per il memoriale del Sacrificio della Croce, poiché esso è la sorgente di tutti i meriti, di tutte le grazie, di tutti i Sacramenti e sacramentali. E’ la sorgente di tutta la ricchezza della Chiesa: questo è il mio corpo che sarà sacrificato, il mio sangue versato, fate questo in memoria di me, del mio sacrificio. E’ la sorgente di tutta la ricchezza della Chiesa, fonte e culmine della sua preghiera liturgica. La consapevolezza di questo dono soprannaturale va sempre ravvivato e non può esserci Domenica, giorno del Signore, senza almeno la Messa. Senza la fedeltà almeno domenicale alla Messa avviene la più grave omissione dell’aiuto divino in tutte le difficoltà.
Dunque la Messa è l’attualizzazione sacramentale in ogni luogo e in ogni tempo non della Cena ma dello stesso Sacrificio della Croce nella modalità conviviale che si rinnova sui nostri altari ed è in rapporto essenziale  con il Sacerdozio ministeriale. Non si comprende il Sacerdozio ministeriale attraverso cui il Crocefisso risorto agisce in continuità, senza il memoriale del Sacrificio, poiché questo è fatto per quello a servizio dei molti. Potremmo anche dire che è l’Incarnazione di Gesù Cristo che continua attraverso i secoli: usque ad finem temporum, “fino alla fine dei tempi” il Sacrificio della Messa verrà offerto. 
Se Gesù Cristo ha voluto questo Sacrificio, al contempo ha voluto esserne anche la Vittima per amore. Se dunque è l’attualizzazione sacramentale del Sacrificio della Croce che continua, Egli ha voluto per noi che anche la Vittima sia sempre la stessa, cioè sia Egli stesso per noi. E per esserne la Vittima, egli deve farsi presente, sacramentalmente presente attraverso la transustanziazione: realmente presente sui nostri altari. Se Egli non si facesse presente rendendo attuali tutti i momenti della presenza nei trenta tre anni, se non vi fosse la “Presenza reale” sui nostri altari non ci sarebbe soprattutto l’attualizzazione sacramentale della Vittima: e dunque non ci sarebbe il Sacerdozio ministeriale. Tutto è unito: Sacerdozio ministeriale, Sacrificio, Vittima, Presenza reale, azione evangelicamente continua di Cristo nella Parola e nei Sacramenti, perdono e, dunque, transustanziazione. Tutto questo è il ‘cuore’ del tesoro – il tesoro più grande, più ricco dell’umanità – che nostro Signore ci ha donato, ci dona in continuità sacramentale. Senza il Sacerdozio ministeriale non è possibile l’attualizzazione del carattere sacerdotale battesimale, non ci sarebbe più il Sacrificio, non ci sarebbe più la Vittima, non ci sarebbe, in altri termini, più niente della Chiesa, non ci sarebbe più la fonte sacramentale di ogni grazia.
C’è differenza fra i fedeli sacerdoti e i fedeli laici: non tutti i battezzati sono preti ed esercitano il loro sacerdozio comune attraverso i preti. Pur collegati vi è una differenza sostanziale, ontologica e non una pura differenza, per così dire, di ‘servizio’. L’ordinazione presbiterale non è solo una grazia per il servizio, ma, per il carattere, per l’essere dell’ordinando ad attualizzare sacramentalmente il Sacrificio della Croce. Tutto l’Offertorio esprime con chiarezza ciò che facciamo. L’Offertorio è una preparazione del Sacrificio della Messa, del carattere oblativo della Messa. La celebrazione è “infra actionem” perché non è semplice racconto, né un semplice memoriale. E’ un’azione sacrificale: Sacrificio, Presenza reale, transustanziazione. La Cena fu un Sacrificio, e la Messa stessa è un Sacrificio cioè l’attualizzazione sacramentale del Sacrificio della Croce. Nell’ultima Cena si nota già la separazione sacramentale anticipata del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo (in Pane e Vino). L’attualizzazione sacramentale del Sacrificio che sarebbe avvenuto il giorno dopo era già significato da questa separazione: non quindi “Corpo che sarà offerto” “per voi sulla Croce”, ma che è offerto sacramentalmente in anticipo, quindi un Sacrificio. Oggi, dopo il Sacrificio avvenuto una volta per sempre sul Calvario, l’attualizzazione è Sacrificio, Vittima, Presenza reale e non solamente una presenza spirituale, un ricordo o, appunto, una comunione. Oggi si rischia di non parlare più di “Sacrificio della Messa”, ma di Eucarestia, di Comunione, di Cena. Non è solo un sacrificio di lode, di Eucarestia ma Sacrificio di espiazione che rimette i peccati, quelli gravi attraverso il sacramento di Riconciliazione: questo è uno dei fini principali della Messa. “Che è versato per voi per la remissione dei peccati; fate questo tutte le volte che berrete questo Calice in memoria di me”.
Urge custodire la Tradizione, in particolare il rito della nostra Santa Messa anche dialogando ecumenicamente, perché essa è il fondamento stesso della Chiesa, della fede che pienamente accolta, vissuta, pensata diviene continuamente cultura, civiltà, vita veramente vita che raggiungerà il suo compimento nell’al di là. 


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