Domenica XXXI C

Gesù Cristo, icona della misericordia del Padre non toglie nulla alla gravità del peccato, ma mira sempre a salvare il peccatore, a non definirlo dal male fatto

L’Evangelista Luca, che in tutto quest’anno liturgico ci ha fatto risuonare la Parola del Signore, riserva una particolare attenzione alla misericordia, tema principale in quest’anno giubilare di cui siamo all’ultimo mese, e in preparazione, con la solennità di tutti i Santi e il ricordo dei defunti, della nostra
pasqua, dopo aver celebrato in aprile la primizia della risurrezione cioè quella di Gesù di Nazareth, dopo aver celebrato il 15 agosto quella di Maria Assunta, segno di speranza e di consolazione per noi. La nostra pasqua  la celebriamo martedì Solennità di tutti quelli che sono già giunti al compimento della vita veramente vita, mercoledì di tutte le anime  nello stato di purificazione ultraterrena e per le quali abbiamo la possibilità dell’indulgenza per loro con l’atto penitenziale della visita ai cimiteri, nello stesso giorno la comunione eucaristica, la professione di fede e la preghiera per le intenzioni del Papa, la confessione entro i quindici giorni.
 Narrazione di Luca di questa Domenica, troviamo alcuni episodi che mettono in risalto l’amore misericordioso del Padre nella sua Icona che è Gesù Cristo, il quale nella Parola che anche oggi ci rivolge, afferma di essere venuto, di essersi incarnato a incontrare non chi si ritiene giusto, ma chi giunge alla consapevolezza di essere peccatore, bisognoso di essere perdonato nel Sacramento della Riconciliazione (Lc 5,32), confessione che in questi giorni della nostra Pasqua nell’ottavario dei defunti non può mancare.
Tra i racconti tipici di Luca vi è quello della conversione di Zaccheo, che si ascolta nella liturgia di questa domenica. Zaccheo è un “pubblicano”, anzi il capo dei pubblicani di Gerico, importante città presso il fiume Giordano. I pubblicani erano gli esattori dei tributi che i Giudei dovevano pagare all’imperatore romano, e già per questo motivo erano considerati pubblici peccatori. Per questo Zaccheo era molto ricco, ma disprezzato dai suoi concittadini. Quando dunque Gesù, attraversando Gerico, si fermò proprio a casa di Zaccheo, suscitò uno scandalo generale. Il Signore, però, sapeva molto bene quello che faceva. Egli, per così dire, ha voluto rischiare come Creatore ha creato gli angeli e gli uomini liberi perché fosse possibile una loro risposta di amore, e ha vinto la scommessa: Zaccheo esoso, profondamente colpito dalla visita, dall’incontro con Gesù, decide di cambiare vita, e promette, inaudito, di restituire il quadruplo di ciò che ha rubato. “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”, dice Gesù, e conclude: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”.
Dio non esclude nessuno, né poveri né ricchi. Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi umani, ma vede in ognuno un’anima da salvare ed è attratto specialmente da quelle che sono giudicate perdute e che si considerano esse stesse tali. Gesù Cristo, incarnazione di Dio misericordioso, ha dimostrato questa immensa misericordia, che non toglie nulla alla gravità e al rischio di perdizione eterna del peccato, ma mira sempre al peccatore. Ci ama non solo quando e perché siamo buoni ma per farci diventarlo.  Mira ad offrire al peccatore la possibilità di rendersi conto, di riscattarsi, di ricominciare da capo, di convertirsi e questo fino al compimento della vita. In un passo del Vangelo Gesù afferma che è molto difficile per chi idolatra la ricchezza entrare nel regno dei cieli (Mt 19,23) cioè amare gratuitamente. Nel caso di Zaccheo, vediamo proprio che quanto sembra impossibile si realizza dando metà dei suoi beni ai poveri: “egli – commenta san Girolamo – ha dato via la sua ricchezza e immediatamente l’ha sostituita con la ricchezza del regno dei cieli” (Omelia sul salmo 83,3), della gioia di farsi dono di amore gratuitamente. E san Massimo di Torino aggiunge: “Le ricchezze, per gli stolti sono un alimento per la disonestà, per i saggi invece sono un aiuto per la virtù; a questi si offre un’opportunità per la salvezza, a quelli si procura un inciampo che li perde” (Sermoni, 95).
Cari amici, Zaccheo ha accolto, incontrato Gesù e si è convertito, perché Gesù per primo aveva accolto lui. Non lo aveva condannato, ma era andato incontro al suo desiderio di salvezza, come fa per tutti. Preghiamo la Vergine Maria, modello perfetto di comunione con Gesù, affinché anche noi, ascoltando e ricevendo eucaristicamente Lui, possiamo esperimentare la gioia di essere visitati dal Figlio di Dio, di essere rinnovati dal suo sguardo di amore, di non escludere nessuno, anche chi ci esclude e così trasmettere agli altri la  misericordia che Lui ha con noi.  
  

Commenti

Post popolari in questo blog

Anglicani

I peccati che mandano più anime all'inferno

Sulla bellezza della Messa “Tridentina”