Il Buon Pastore

Solo il Buon Pastore custodisce con immensa tenerezza il suo gregge e lo difende dal male e solo in Lui i fedeli possono riporre assoluta fiducia

“La prima forma di testimonianza che suscita vocazioni è la preghiera, come ci mostra l’esempio di santa Monica che, supplicando Dio con umiltà ed insistenza, ottenne la grazia di poter vedere diventare cristiano suo figlio Agostino, il quale scrive: “Senza incertezze credo e affermo che per le sue preghiere Dio mi ha concesso l’intenzione di non proporre, non volere, non pensare, non amare altro che il raggiungimento della verità” (CCL 29,136). Invito, pertanto, i genitori a pregare, perché il cuore dei figli si apra all’ascolto del Buon Pastore, e “ogni più piccolo germe di vocazione…diventi rigoglioso, carico di frutti per il bene della Chiesa e dell’intera umanità” (Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni: “La testimonianza suscita vocazioni”).
Come possiamo ascoltare la voce del Signore e riconoscerlo? Nella predicazione degli Apostoli e dei loro successori: in essi risuona la voce di Cristo, che chiama alla comunione con Dio e alla pienezza della vita, come leggiamo nel Vangelo di san Giovanni: “Le mie pecore ascoltano la mia voce ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano” (Gv 10,27-28).
Solo il Buon Pastore custodisce con immensa tenerezza il suo gregge e lo difende dal male, e solo in Lui i fedeli possono riporre assoluta fiducia.
In questa Giornata di speciale preghiera per le vocazioni, esorto in particolare i ministri ordinati, affinché, stimolati dall’Anno sacerdotale, si sentano impegnati “per una più forte e incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi” (Lettera di indizione). Ricordino che il sacerdote “continua l’opera della Redenzione sulla terra”; sappiano sostare volentieri davanti al tabernacolo”; aderiscano “totalmente alla propria vocazione e missione mediante un’ascesi  severa”; si rendano disponibili all’ascolto e al perdono; formino cristianamente il popolo a loro affidato; coltivino con cura la “fraternità sacerdotale”.
Prendano esempio da saggi e zelanti Pastori, come fecero san Gregorio di Nazianzo, il quale così scriveva all’amico fraterno e Vescovo san Basilio: “Insegnaci il tuo amore per le pecore, la tua sollecitudine e la tua capacità di comprensione, la tua sorveglianza…la severità nella dolcezza, la serenità e la mansuetudine nell’attività…i combattimenti in difesa del gregge, le vittorie…conseguite in Cristo” (PG 35, 825ab).
Ringrazio tutti i presenti e quanti con la preghiera e l’affetto sostengono il mio ministero di Successore di Pietro, e su ciascuno invoco la celeste protezione della Vergine Maria, alla quale ci rivolgiamo ora in preghiera” (Benedetto XVI, Regina coeli, 25 aprile 2010).

E’ vero che alcuni, ma proporzionalmente molto pochi tra i più di quattrocentomila sacerdoti, hanno commesso orribili e gravissimi delitti di abusi sessuali contro minorenni, fatti che dobbiamo in modo assoluto e intransigente rifiutare e condannare. Loro devono rispondere davanti a Dio e davanti ai tribunali, anche civili. Nondimeno per la reciprocità “morale – perdono – espiazione” tutti ci sentiamo coinvolti fraternamente nella preghiera perché arrivino alla conversione spirituale,  al perdono di Dio e all’espiazione dei diritti offesi. La Chiesa intanto è decisa a non nascondere o minimizzare tali crimini. Ma soprattutto siamo da parte delle vittime e loro vogliamo sostenere nel recupero e nei loro diritti offesi.
D’altra parte i delitti di alcuni non possano assolutamente essere usati per infangare l’intero corpo ecclesiale dei presbiteri o dei vescovi. Chi lo fa, commette una clamorosa ingiustizia. La Chiesa, in quest’Anno Sacerdotale, cerca di dire ciò alla società umana. Qualsiasi persona di buon senso e di buona volontà lo capisce.
Urge che i presbiteri affluiscano numerosi a Roma per la conclusione dell’Anno Sacerdotale. Occorre offrire, come faranno il 16 maggio al Regina Coeli le aggregazioni laicali, la solidarietà, l’appoggio, la fiducia e la comunione incondizionata a Benedetto XVI dinnanzi agli attacchi frequenti che gli sono rivolti, nel momento attuale, nell’ambito delle sue decisioni riguardo ai chierici incorsi nei delitti di abusi sessuali su minorenni.
Le accuse contro di lui sono evidentemente ingiuste ed è stato dimostrato che nessuno ha fatto tanto quanto Benedetto XVI per condannare e per combattere correttamente nello stile ecclesiale di morale – perdono – espiazione tali crimini. Allora la presenza massiva delle aggregazioni laicali il 16 maggio e dei presbiteri il 9, 10, 11 giugno sarà visibilmente un segno forte del deciso rifiuto degli attacchi di cui è vittima.

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