Domenica delle Palme 2017

L’umiliazione della passione non è soltanto un abbassamento, ma è anche un’esaltazione in forza dell’amore

In questa domenica celebriamo nello stesso tempo le Palme, che anticipano la vittoria pasquale di Gesù, e la passione di Gesù, che in un certo senso è già la sua vittoria. Gesù ha
raggiunto la gloria della risurrezione attraverso l’umiliazione della passione. E’ un’umiliazione piena di amore, e quindi ha un valore positivo: non è soltanto un abbassamento, ma è anche un’esaltazione in forza dell’amore.
Le prime due letture ci offrono una prospettiva sulla passione di Gesù, che è innanzitutto quella dell’obbedienza e della docilità filiale cui anche noi, figli nel Figlio fin dal Battesimo, puntare. Gesù ha affrontato la sua passione di rivelazione di amore per obbedienza al Padre: ha ascoltato come Dio in un volto umano e ha obbedito al Padre. “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”.
Nella seconda lettura Paolo descrive tutto l’arco del mistero divino-umano di Cristo. Egli, che è di natura divina, consustanziale al Padre nello Spirito Santo, spoglia se stesso assumendo la condizione di servo; si fa umile fino all’obbedienza della croce cioè fino alla fine: “Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, fino alla fine, cioè alla morte di croce”. Ma oltre all’aspetto filiale di rivelare l’altezza, la profondità, la lunghezza dell’amore del Padre per ogni uomo, questo passo della Lettera ai Filippesi ci mostra anche quello della solidarietà con i fratelli: Cristo  è diventato simile agli uomini, ha assunto la nostra condizione umile; anzi, si è fatto solidale con le persone più criminali, con i condannati alla morte di croce.
Così notiamo due aspetti che mostrano il duplice valore inscindibile della passione: essa è un evento pieno di docilità filiale al Padre e un evento di solidarietà fraterna con gli uomini.
L’annuncio della passione mostra come Gesù sia stato docile al Padre. Lo vediamo specialmente nell’agonia. Qui egli lotta contro l’angoscia provocata dalla prospettiva della sofferenza e della morte e, come dice la Lettera agli Ebrei, impara, in un certo senso, l’obbedienza dalle cose che patì (Eb 5,8). Infatti, all’inizio egli prega il Padre di far passare lontano da Lui il calice della sofferenza e della morte: “Papà mio, Abbà se è possibile, passi da me questo calice!” (Mt 26,39).Ma subito dopo aggiunge: “Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”.
La docilità filiale è strettamente unita alla solidarietà fraterna. Per docilità verso il Padre, Gesù per amore sacrifica la sua vita per la salvezza dei fratelli, accettando la sorte delle persone falsamente accusate, ingiustamente condannate, delle persone che sono torturate e che devono morire come malfattori. Questo aspetto si manifesta in modo particolare nell’istituzione dell’Eucarestia, attraverso cui rende presente il Sacrificio della  Croce in una maniera non cruenta ovunque nella Chiesa, in tutti i tempi, luoghi, popoli e nazioni. Prima di essere arrestato, giudicato e condannato, Gesù, sapendo che sarebbe accaduto tutto questo per la salvezza di tutto il genere umano, prende il pane, pronuncia la benedizione con cui ringrazia il Padre, poi dà il pane ai discepoli, dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prende il calice e dice: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, verso per molti, in remissione die peccati” Così Gesù trasforma la sua passione in dono, rende le sue sofferenze e la sua morte occasione del dono totale di sé. Dà il suo Corpo e il suo sangue per la salvezza di tutti gli uomini, ordinando anche di ripetere questo gesto di attualizzazione sacramentale del suo Sacrificio attraverso chi, succedendo agli apostoli, agisce nel ministero sacerdotale. Lo rivivremo nella Mesa in Cena Domini giovedì prossimo. Madre dei sacerdoti fa che non manchino vocazioni sacerdotali.a

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