Preghiera


“Bisognosi di liberazione e di consolazione”
Non abbandonarci nella tentazione (azione ordinaria del Maligno)
Liberaci dal Male (azione straordinaria del Maligno) 
E’ il primo incontro del 2013-2014. Siamo davanti a Lui, eucaristicamente esposto e penso di offrirvi l’orizzonte entro il quale, anche quest’anno, stare con Lui, lasciarsi guardare, pregare per non essere abbandonati nell’azione ordinaria del Maligno, la più rischiosa che quotidianamente coinvolge tutti (la tentazione) e liberati nell’azione straordinaria cioè dalle vessazioni, ossessioni, infestazioni, possessioni, malefici, la più tremenda ma rara. Mi rifaccio al messaggio che il Card. Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero,  ha inviato al Convegno Esorcisti Italiani dal 9 al 13 settembre: “Non possiamo nasconderci che il tema delle
potenze infernali si trovi ad essere talvolta piuttosto marginalizzato nella predicazione e nella catechesi” facendo diminuire il bisogno della preghiera quotidiana insegnataci da Gesù e che davanti a lui, in questo momento, ripetiamo con tutto il nostro cuore:Non abbandonarci nella tentazione, liberaci dal Male a livello personale, sociale, mondiale.
Papa Francesco, il Vicario di Cristo, fin dai suoi primissimi interventi, ha più volte fatto cenno all’insidiosa e divisiva opera del demonio con la mondanità: farci ritenere che questa vita sia tutto, senza più la speranza affidabile della vita veramente, eternamente vita. Gesù, crocifisso risorto, presente qui davanti a noi ci fai rivivere quello che i Vangeli memorizzano per indicarci quello che continui ad operare anche questa sera nella preghiera, nel tocco sacramentale con l’olio benedetto al culmine dell’ascolto, della preghiera. Hai assunto allora e adesso assumi con noi il confronto con le potenze del male come punto prioritario per portare a compimento il piano di salvezza del Padre (Mt 4,1): “Fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo” ; Mc 3, 14-15 “Ne scelse dodici perché stessero con Lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni” Gv 17,15: Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno”; Ef 6,11-12: “Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia  infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti”, ma con Lui, attraverso Lei, ci sentiamo sicuri.
Non si può nascondere che il tema delle potenze infernali si trovi talvolta marginalizzato nella predicazione e nella catechesi, considerato un tabù e per non disturbare, per avere consenso non se ne parla nell’attuale egemonia culturale di secolarismo. Può essere, questo fenomeno, frutto generato da un clima culturale che nega che ci possano esseri spiriti buoni e cattivi, angeli e demoni, interpretando addirittura i passi del Vangelo un modo simbolico come personificazioni concettuali e fantastiche delle cause ignote dei nostri mali che tutti realmente esperimentiamo. Da quanto invece affermano la Scrittura e il Magistero della Chiesa, l’esperienza concreta l’argomento è di fondamentale importanza per capire da dove viene il male e chi ci libera e quindi il senso dell’Incarnazione, del Figlio di Dio che nel grembo di Maria assume un volto umano, che crocifisso risorto rimane con noi, soprattutto eucaristicamente con noi per non abbandonarci nella tentazione e liberarci dal male, ed evitare che Gesù Cristo sia ridotto ad un personaggio del passato, un mero buon esempio da imitare: uniti a Lui, invece, in familiarità con Lui, ascoltarlo qui e ora come parlava allora. Centrale dalla Scrittura, dai Vangeli è il tema della lotta continua tra il Figlio di Dio e il “Principe di questo mondo” (Gv 12,31), all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E’ il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza, è il nemico occulto che semina errori e sventure, divisioni e guerre nella storia umana: dietro ogni male c’è sempre la sua azione e quindi accanto al lavoro, all’impegno umano, alla professionalità medica, la necessità di stare alla sua presenza, come in questo momento, della preghiera. Lo insegna Gesù stesso, rispondendo a  coloro che lo accusano di operare in virtù del “capo dei demoni”, attraverso la parabola dell’uomo forte (che rimanda al Maligno) vinto da un altro più forte di lui (Dio che possiede un volto umano cioè Gesù Cristo risorto, ecclesialmente presente per vincerlo se glielo permettiamo con la preghiera) (Lc 11,14s). Ciò non riduce alla lotta contro il Demonio il motivo del Dio con noi, Gesù Cristo espresso dal Credo, quando diciamo “per noi uomini e per la nostra salvezza”: i due temi sono vicendevolmente connessi. A causa del peccato, l’uomo si trova sotto la schiavitù delle passioni, della tendenza al male, ma anche in una condizione di estrema vulnerabilità verso le creature demoniache, sempre presenti e operanti. Adamo, con la sua disobbedienza, ha estromesso l’uomo dalla comunione con Dio e lo ha reso in uno stato di schiavitù del peccato e di coloro che dell’uomo sono per natura più forti e che per odio di Dio ne desiderano la rovina. Di conseguenza, la liberazione operata da Cristo non poteva non coincidere anche con l’annientamento delle potenze infernali che continua fino al compimento della storia personale e comunitaria. Da qui si capisce bene perché la storia personale di Cristo, costellata allora e in continuità nella storia della Chiesa, è storia di guarigione dal peccato soprattutto con la confessione,ma anche del suo continuo confronto – scontro con il “potere delle tenebre” (Lc 22,53). Come è importante in questo momento lasciarsi guardare dal Signore. Lui ci guarda anche distratti, sonnolenti e questa è una maniera di pregare, aiutati anche dal canto.
(37 a) 1.O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima.
Solo in te il mio cuore si abbandonerà, perché tutto è vano se contemplo te.
2.L’occhio, il tatto, il gusto non arriva a te, ma la tua parola resta salda in me:
Figlio sei di Dio, nostra verità; nulla di più vero, se ci parli tu.
3 Hai nascosto in Croce la divinità, sull’altare veli pur l’umanità:
Uomo – Dio la fede ti rivela a me, come al buon ladrone dammi un giorno il ciel.
4. Anche se le piaghe non mi fai toccar, grido con Tommaso: “Sei il mio Signor”; cresca in me la Fede, voglio in te sperar, pace trovi il cuore solo nel tuo amor. 
I fenomeni straordinari di attività demoniaca – di cui anch’io in undici anni di esorcista sono stato testimone di 8 casi di cui sei liberi – sono, pur nella loro drammatica serietà, elementi in verità secondari rispetto ad un più ampio e nefasto piano di opposizione al regno di Dio e quindi al bene dell’uomo, piano che si dispiega lungo l’intero corso della storia; anch’esso, in analogia a quello divino, evolve verso il suo compimento, preludio della vittoria di Cristo in tutti e in tutto,culminante nell’apparizione dell’anticristo che, come afferma Giovanni, “viene”, anzi è già venuto, è presente nel mondo”(1 Gv 4,3). L’esorcismo più grande e necessario – e che fa da sfondo agli esorcismi particolari propriamente detti degli esorcisti – è perciò quello di colui che lotta per il bene nel quotidiano, affinché  Dio, l’Amore regni nel proprio cuore e nel cuore di ogni uomo. Quindi tutti siamo quotidianamente coinvolti in questa lotta. In quest’ottica, il ministero dell’esorcismo (quel crocefisso risorto presente in continuità nel tabernacolo agisce attraverso il sacerdote: ecco il significato di sacramento, di ministero) è veramente un aspetto particolare della più grande missione di collaborazione sacerdotale alla redenzione di tutti i battezzati, e che ha nel sacerdozio ministeriale, nei preti, soprattutto esorcisti, la sua punta di diamante. Una certa cultura atea, relativistica ed edonistica contemporanea, sul fondamento di una equivoca esaltazione della libertà, punta a convincere, plagiare l’uomo che la liberazione dal male passa attraverso la comodità, la facilità, la piacevolezza, l’ottimismo e quindi l’irrisione di ciò di cui si ha paura, in primo luogo il demonio e la morte. Un vero e proprio culto dell’orrido e del demoniaco è presentato come benefica pratica psicologica per “esorcizzare” il male:  è proprio questo il termine usato da una presunta scienza psicologica e sociale oggi così presente e seguita nei mass- media. Non dirado alcuni spettacoli, film, taluni generi di festività come la notte del primo novembre, sono occasione per abituare l’uomo allo “schock” di ciò che è malvagio per portarlo a non averne più paura. Si ritiene che una riproposizione in chiave “simpatica” di ciò verso cui istintivamente si prova repulsione sia la via giusta per liberare l’uomo dalle paure che gli impedirebbero di vivere appieno la sua vita. E così, la liberazione dallapresenza del male viene trasformata  in liberazione dalla percezione del male, e dall’assenza di percezione all’assenza di coscienza del male e del bene  il passo è breve. Una così coltivata familiarità con ciò che è detestabile, macabro, non può che condurre a diventare insensibili e repulsivi verso ciò che ci rivela anche questa sera il volto buono e misericordioso del Padre. Perdere la coscienza morale di ciò che è bene e ciò che è male è la tentazione più grande, oggi culturalmente egemone, perché impedisce anche la gioia di lasciarsi perdonare, la gioia, l’entusiasmo per il bene. Per lasciarsi perdonare dal Padre per mezzo di Cristo con il dono sacramentale del suo Spirito occorre la coscienza sia del peccato e dell’amore di Dio più grande di ogni peccato e la disponibilità a perdonare come Dio ci perdona cioè senza misura. 
(71 a) R) Signore, ascolta: Padre pedona! Fa che vediamo il tuo amore.
1. A te guardiamo, Redentore nostro, da te speriamo gioia di salvezza, fa che troviamo grazia di perdono. R) Signore, ascolta…
2.Ti confessiamo ogni nostra colpa, riconosciamo ogni nostro errore e ti preghiamo: dona il tuo perdono. R) Signore, ascolta…
3. O buon Pastore, tu che dai la vita; Parola certa, roccia che non muta: perdona ancora, con pietà infinita. R) Signore, ascolta…
Benedetto XVI, quando come esorcisti ci ha ricevuto nel settembre del 2005, ha detto: “Saluto poi i partecipanti al Convegno degli Esorcisti, e li incoraggio a proseguire nel loro importante ministero a servizio della Chiesa, sostenuti dalla vigile attenzione dei loro Vescovi e dalla incessante preghiera della comunità cristiana”.Pregate in continuità per noi esorcisti? Ne abbiamo assoluto bisogno. Dopo undici anni di questo ministero sono consapevole di quanto sia necessario portare la bellezza del volto di Cristo vincitore, il più forte, al mondo d’oggi, a cominciare dalla mia stessa persona. Il Codice di Diritto Canonico, al can. 1172 §2 ricorda le quattro qualità che devono ornare colui a  cui è affidato il ministero di esorcista: pietà, scienza, prudenza, integrità di vita. L’uso del verbo “ornare” non è senza ragione come quando ricordiamo, preghiamo per le virtù che devono ornare il ministero di ogni sacerdote. Un ornamento è qualcosa di non strettamente essenziale per l’efficacia di qualcosa, ma è comunque importante per sottolineare la dignità di chi agisce sacramentalmente in persona di Cristo Capo. Allo stesso modo, l’efficacia del servizio sacerdotale dipende solo dalla potenza del crocifisso risorto che agisce comunque attraverso il sacerdote, pur con tutti i suoi limiti e le sue colpe e ciò garantisce tutti coloro che vi accedono (quanto è importante non dimenticarlo da parte dei fedeli!); tuttavia, le virtù per cui pregare servono a considerare con fiducia ogni atto sacro (che è atto di Cristo che esorcizza oggi come allora, questa sera anche attraverso il sacramentale, il tocco dell’olio cui ci stiamo preparando con tutte le attese del nostro cuore); a ricordare la grandezza del ministero ordinato; ad agire da parte del sacerdote non per vanità e ricerca di consenso, ma, come Cristo, per compassione e misericordia verso chi soffre nel corpo e nell’anima; infine, a far infiammare di Lui attraverso l’agire dell’esorcista.
Ma chi mi garantisce è riporre il mio agire nelle mani di Colei che è sintesi di ogni virtù, l’Immacolata, Colei che schiaccia il capo al Nemico, non con la violenza né con discorsi persuasivi, bensì con la sua santità, con il suo essere tutta – di – Dio. Sono consapevole, Signore, che vivendo e agendo in comunione con Dio e con i fratelli, sempre in comunione affettiva ed effettiva con la Chiesa, con il Papa, il Vescovo, i Confratelli, come ricorda san Paolo nella Lettera ai Romani “Il Dio della pace schiaccerà ben presto Satana sotto i vostri piedi” (16,20).
C’è l’attività straordinaria e rara del demonio (infestazione, vessazione, ossessione, possessione), ma c’è anche quella quotidiana ordinaria, costituita dalla tentazione, con la quale i demoni cercano di far peccare l’uomo, per allontanarlo da Dio, renderlo indifferente a Lui e quindi indifferenti con i fratelli, togliere fiducia e speranza, consolazione anche nelle tribolazioni e quindi la felicità eterna. Non tutte le tentazioni, che subiamo, vengono dal diavolo. C’è anche la concupiscenza cioè la tendenza al male che attrae e seduce. Ma molte tentazioni sono suscitate dal diavolo che cerca di indurre l’uomo al peccato per staccarlo da Dio, creare divisioni, spingerlo all’odio, oscurare la coscienza, togliere fiducia e speranza, rendere soli. E’ l’azione più massiccia e più pericolosa, quella che procura il più grande male all’uomo. “E’ da stolti . ci dicono i nostri Vescovi presentando il Rito degli esorcismi in italiano al n. 7 – prestare tanta tentazione all’eventuale presenza del maligno in alcuni fenomeni insoliti e non preoccuparsi affatto della realtà quotidiana della tentazione del peccato, in cui Satana “omicida fin da principio” e “padre della menzogna” (Gv 8,44), è sicuramente all’opera”.
Papa Francesco, aprendo il 17 giugno scorso, nell’aula Paolo VI, il convegno ecclesiale della diocesi di Roma, ha detto: “Il lavoro di evangelizzazione, di portare avanti la grazia gratuitamente, non è facile, perché non siamo noi soli con Gesù Cristo; c’è anche un avversario, un nemico che vuole tenere gli uomini separati da Dio. E per questo istilla nei cuori la delusione, quando noi non vediamo ricompensato subito il nostro impegno apostolico. Il diavolo ogni giorno getta nei nostri cuori semi di pessimismo e di amarezza, e uno si scoraggia, noi ci scoraggiamo… E’ il diavolo che mette questo. Dobbiamo prepararci alla lotta spirituale. Questo è importante. Non si può predicare il vangelo senza questa lotta spirituale”.
Ci sono quattro ambiti in cui il diavolo e i demoni conbattono contro l’uomo con la tentazione: errore, peccato, malattia e magia.
Per quanto riguarda l’ambito dell’errore, il diavolo e i demoni lavorano per influenzare il nostro pensiero, per scardinare i principi della nostra fede e della morale cristiana, e per mescolare il vero e il falso. Il diavolo e i demoni seminano discordie, confondono le idee, creano pericolose e funeste ideologie, suscitano contese, screditano la dottrina della Chiesa. Per far questo si avvalgono di tutti i mezzi di comunicazione sociale, grazie ai quali essi orientano e condizionano il pensiero delle masse.
C’è poi l’ambito del peccato in cui il diavolo e i demoni scorazzano. La stessa attività straordinaria non è ricercata  da loro per se stessa, ma ha lo scopo di indurre l’uomo alla disperazione e, quindi chiuderlo alla fiducia e alla comunione con Dio che è relazione trinitaria e con i fratelli, in modo da ostacolare di conseguire la felicità eterna.
Nell’ambito della malattia, accade che chi si ammala per i limiti, soprattutto in età avanzata, della vita biologica diventa vulnerabile, offendo un facile passaggio alle forze diaboliche della paura, della sfiducia, dello sconforto, dell’amarezza, della disperazione, della ribellione a Dio e dello stesso suicidio.
Il diavolo e i demoni, infine, sono presenti nell’ambito della magia. Si tratta della sfera più distruttiva e sconvolgente degli interventi di Satana e dei demoni. Quasi sempre tali interventi sono presenti nell’occultismo e in tante forme esoteriche oggi così numerose. Molte opere malvagie si compiono con l’aiuto del diavolo invocato direttamente nelle pratiche della magia.
Don Gino, come difenderci? Coltivando la memoria di Dio, lasciandosi guidare dalla memoria di Dio in ogni momento e risvegliandola negli altri. Lo stesso Catechismo (è ottobre e inizia l’anno catechistico) che cos’è se non la memoria di Dio, memoria della sua continua azione nella storia, del suo farsi vicino a ciascuno di noi in Cristo, nel Risorto, presente con la sua Parola, nei Sacramenti, nell’appartenenza alla Chiesa, nel suo amore che la Regina dell’amore, della pace, la Madre del lungo cammino ci dona con la preghiera del Rosario. Prepariamoci a cantare davanti a Lui e Lui davanti a noi, a me: So che da ogni male tu mi libererai e nel tuo perdono vivrò.
(369) 1. Tu sei la mia vita, altro io non ho. Tu sei la mia strada, la mia verità. Nella tua parola io camminerò finché avrò respiro, fino a quando tu vorrai. Non avrò paura sai, se tu sei con me: io ti prego, resta con me!
2.Credo in te, Signore, nato da Maria: Figlio eterno e santo, uomo come noi. Morto per amore, vivo in mezzo a noi: una cosa sola con il Padre e con i tuoi, fino a quando – io lo so  - tu ritornerai per aprirci il regno di Dio.
3. Tu sei la mia forza: altro io non ho. Tu sei la mia pace, la mia libertà. Niente nella vita ci separerà: so che la tua mano forte non mi lascerà. So che da ogni male tu mi libererai e nel tuo perdono vivrò.
4. Padre della vita, noi crediamo in te. Figlio Salvatore, noi speriamo in te. Spirito d’Amore, vieni in mezzo a noi: tu da mille strade ci raduni in unità e per mille strade, poi, dove tu vorrai, noi saremo il seme di Dio. 
Venire processionalmente, incominciando da quelli in fondo  alla Chiesa, per l’unzione con l’olio benedetto, è il sacramentale cioè l’essere, questa sera, raggiunti, toccati sacramentalmente dal Risorto mentre abbiamo presenti quelle speranze di liberazione, di guarigione, di consolazione, per cui siamo qui convenuti in preghiera, con sempre all’orizzonte la grande speranza, la speranza affidabile, la grande meta da giustificare la fatica del cammino. Attendendo seduti possiamo tornare, attraverso i fogli, su qualche punto che l,o Spirito Santo ci ha fatto particolarmente comprendere, gustare e a cui convertirci in rapporto al vissuto personale, coniugale, comunitario, parrocchiale, sociale e quindi cantare o ascoltare il canto proposto come preghiera: Lui ci guarda…
(67) O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima, solo in te il mio cuore si abbandonerà. Perché tutto è vano se contemplo te.
Ora guardo l’ostia, che ti cela a me, ardo dalla sete di vedere te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso luce, si disvelerà. Amen
Preghiamo. Signore Gesù Cristo, che nel mirabile Sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue per sentire sempre in noi, soprattutto a conclusione dell’anno della fede, i benefici dell’amore divino. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen
Dio sia benedetto…
Ed ora il sacramentale dell’acqua benedetta, esorcizzata.
Preghiamo. O Dio, per salvare tutti gli uomini hai racchiuso nell’acqua i segni più grandi della tua grazia. Ascolta la nostra preghiera e infondi in quest’acqua la tua + benedizione perché assunta a servizio dei tuoi misteri, sia portatrice dell’efficacia della tua grazia per mettere in fuga i demoni e debellare le malattie. Tutto ciò che con essa verrà asperso sia liberato da ogni influsso del Maligno; nelle dimore dei tuoi fedeli non abiti più lo spirito del Male e sia allontanata ogni insidia. Grazie all’invocazione del tuo santo nome, possano i tuoi fedeli uscire illesi da ogni assalto del nemico. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Prossimo incontro martedì 12 novembre
Mira il tuo popolo…

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