Non è facile manifestare ciò in cui si crede‏


Non è facile manifestare apertamente e senza compromessi ciò in cui si crede, specie nel contesto in cui viviamo,di fronte ad una società che considera spesso fuori moda e fuori tempo coloro che vivono della fede in Gesù

“Cari genitori, nel domandare il Battesimo per i vostri bambini, voi manifestate e testimoniate la vostra fede, la gioia di essere cristiani e di appartenere alla Chiesa. E’ la gioia che scaturisce dalla consapevolezza di avere ricevuto un grande dono da Dio, la fede appunto, un dono che nessuno di noi ha potuto meritare, ma che ci è stato dato gratuitamente e al quale abbiamo risposto con il nostro “sì”. E’ la gioia di riconoscersi figli di Dio, di scoprirci affidati alle sue mani, di sentirci accolti in un
abbraccio d’amore, allo stesso modo in cui una mamma sostiene ed abbraccia il suo bambino. Questa gioia, che orienta il cammino di ogni cristiano, si fonda su un rapporto personale con Gesù, un rapporto che orienta l’intera esistenza umana. E’ Lui infatti il senso della nostra vita. Colui sul quale vale la pena di tenere fisso lo sguardo, per essere illuminati dalla sua Verità e poter vivere in pienezza. Il cammino della fede che oggi comincia per questi bambini si fonda perciò su una certezza, sull’esperienza che non vi è niente di più grande che conoscere Cristo e comunicare agli altri l’amicizia con Lui; solo in questa amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana e possiamo esperimentare ciò che è bello e ciò che libera. Chi ha fatto questa esperienza non è disposto a rinunciare alla propria fede per nulla al mondo.
A voi, cari padrini e madrine, l’importante compito di sostenere e aiutare l’opera educativa dei genitori, affiancandoli nella trasmissione delle verità della fede e nella testimonianza dei valori del Vangelo, nel far crescere questi bambini in un’amicizia sempre più profonda con il Signore. Sappiate sempre offrire loro il vostro buon esempio, attraverso l’esercizio delle virtù cristiane. Non è facile manifestare apertamente e senza compromessi ciò in cui si crede, specie nel contesto in cui viviamo, di fronte ad una società che considera spesso fuori moda e fuori tempo coloro che vivono della fede in Gesù. Sull’onda di questa mentalità, vi può essere anche tra i cristiani il rischio di intendere il rapporto con Gesù come limitante, come qualcosa che mortifica la propria realizzazione personale; “Dio viene visto come il limite della nostra libertà, un limite da eliminare affinché l’uomo possa essere totalmente se stesso” (L’infanzia di Gesù, 101).Ma non è così! Questa visione mostra di non aver capito nulla del rapporto con Dio, perché proprio a mano a mano che si procede nel cammino della fede, si comprende come Gesù eserciti su di noi l’azione liberante dell’amore di Dio, che ci fa uscire dal nostro egoismo, dall’essere ripiegati su noi stessi, per condurci ad una vita piena, in comunione con Dio e aperta agli altri. “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio in lui” (1 Gv 4,16). Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino( Deus caritas est, 1).
L’acqua con la quale questi bambini saranno segnati nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito Santo, li immergerà in quella “fonte” della vita che è Dio stesso e che li renderà suoi veri figli. E il seme delle virtù teologali, infuse da Dio, la fede, la speranza e la carità, seme che oggi è posto nel loro cuore per la potenza dello Spirito Santo, dovrà essere alimentato sempre dalla Parola di Dio e dai Sacramenti, così che queste virtù del cristiano possano crescere e giungere a piena maturazione, sino a fare di ciascuno di loro un vero testimone del Signore. Mentre invochiamo su questi piccoli l’effusione dello Spirito Santo, li affidiamo alla protezione della Vergine Santa; lei li custodisca sempre con la sua materna presenza e li accompagni in ogni momento della loro vita” (Benedetto XVI, Festa del battesimo del Signore, 13 gennaio 2013).

Lo spirito moderno, l’illuminismo  concede a Dio di operare non sulla materia, nella storia, ma solo sulle idee e sui pensieri, nella sfera spirituale e quindi anche la fede sarebbe primariamente un prodotto della mente, del cuore della sensibilità dell’uomo, quasi che possa decidere l’uomo come mettersi in rapporto con la Divinità. E oggi il dominare culturalmente di una razionalità a-storica si getta la sapienza delle grandi tradizioni religiose nel cestino della storia delle idee. Ma Dio è Dio e non si muove soltanto nel mondo delle idee. La fede è la nostra risposta alla provocazione storica di Dio. E’ un aprirsi al discorso appassionato del Padre che risuona sempre nell’annuncio evangelico, è fare spazio al Signore che viene a liberarci, è un arrendersi al fuoco trasformante del suo Spirito. Ed è un atto che coinvolge tutto l’uomo: la sua intelligenza, perché è uno sguardo sulla verità integrale; la sua volontà, perché l’uomo decide di credere liberamente; il suo amore, che è chiamato a superare il nativo egoismo.
Il cristianesimo, a differenza di tutte le visioni religiose o filosofiche o etiche, è prima di tutto un avvenimento: l’avvenimento del Figlio di Dio che attraverso un concepimento e un parto verginale si fa uomo, muore in croce e risorge perché a Lui appartiene anche la materia, la storia; e ci coinvolge, se ci lasciamo coinvolgere, in questa vicenda di morte, di risurrezione, di una vita destinata a diventare vita veramente vita, vita eterna. Primariamente il cristianesimo è un fatto storico accaduto e che accade o Tradizione; un fatto che si può accogliere divenendo il senso della vita o rifiutare. Chi accoglie il fatto,  l’esperienza dell’incontro con la persona di Gesù Cristo non è disposto a rinunciare alla propria fede per nulla al mondo.

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