Preghiera 86

Attraverso il Cuore Immacolato di Maria, Sua e nostra Madre, il Cuore del Risorto ci libera, ci guarisce, ci consola

Madonna della salute di Dossobuono 4 giugno 2018 ore 18,30-20,30
Canto di esposizione (67) Hai nascosto in Croce la divinità sull’altar veli pur l’umanità; Uomo – Dio la fede ti rivela a me, come al buon ladrone dammi un giorno il ciel.
Anche se le piaghe non mi fai toccar grido con Tommaso: “Sei il mio Signor”; cresca in me la fede, voglio in te sperar trovi il cuore solo nel tuo amor.
Sei ricordo eterno  che morì il Signor pane vivo, vita, tu diventi in me. Fa che la mia mente luce attinga a te e della
manna porti il gusto in sé.
Come il pellicano nutri noi di te; dal peccato grido: “Lavami, Signor”. Il tuo sangue è fuoco, brucia il nostro error, una sola stilla, tutti può salvar.
Ora guardo l’Ostia, che ti cela a me, ardo dalla sete di vedere te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso, luce, si disvelerà. Amen.
Venerdì prossimo, 8 giugno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e sabato, 9 giugno, memoria del Cuore Immacolato di Maria SS.ma. Durante l’apparizione di giugno del 1917 la Madonna parlò, a Fatima, per la prima volta, del Suo Cuore Immacolato. Disse a Lucia: “Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato”. Ma perché la preghiera di liberazione, guarigione, di consolazione di questa sera davanti a Lui presente risorto in quella bianca particola occorre sapere e pensare il significato della parola “cuore” nella spiritualità cristiana che si rifà al Cuore di Cristo attraverso il Cuore Immacolato di Maria. E’ illuminante la definizione che l’allora Card. Ratzinger – poi Papa Benedetto XVI che abbiamo ancora nel nostro cuore – diede a questa parola nella sua interpretazione del segreto di Fatima, pubblicata dalla Santa Sede nel 2000: “Cuore” significa nel linguaggio della Bibbia il centro di ogni esistenza umana, la confluenza in ogni io di ragione, volontà cioè libertà, temperamento e sensibilità, in cui ogni persona trova la sua unità e il suo personale orientamento interiore. Il “cuore immacolato” è (secondo Matteo 5,8) un cuore che, a partire da Dio, è giunto ad una  perfetta unità interiore e pertanto “vede Dio”. “Devozione” al Cuore Immacolato di Maria, pertanto, è avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il fiat -”sia fatta la tua volontà” – diviene il centro informante di tutta quanta l’esistenza. Se qualcuno volesse obiettare che non dovremmo però frapporre un essere umano fra noi e Cristo, allora si dovrebbe ricordare che Paolo non ha timore di dire alle sue comunità: imitatemi (1 Cor 4,16; Fil 3,17; 1 Tess 1,6; 2 Tess 3,7.9). Nell’apostolo, esse possono verificare concretamente che cosa significa seguire Cristo. Da chi, però, noi potremmo concretamente in ogni tempo imparare meglio ed essere aiutati se non dalla Madre del Signore?” cioè del risorto che si fa presente e operante sacramentalmente nella e attraverso il suo corpo che è la Chiesa, di cui Lei è Madre? Don Gnocchi era ritornato dalla disfatta della campagna di Russia con tutti i feriti e a Milano ha incontrato un ragazzino operato per la settima volta: “Ti è stato presente qualcuno?” “Nessuno” rispose. “Neanche Gesù?”. “Io non l’ho visto!”. Da questo incontro è avvenuto, per dono dello Spirito nel cuore di don Gnocchi il carisma, l’opera dei Mutilatini cioè rendere visibile a loro attraverso dei volti umani la presenza di Cristo.
225 – 1. Madre santa, il Creatore da ogni macchia ti serbò. Sei tutta bella nel tuo splendore: Immacolata, noi ti acclamiam! R) Ave, ave,  ave Maria!
2. Tanto pura, Vergine, sei che il Signor discese in te. Domasti il cuor al re dei re: Madre di Dio noi ti acclamiam! R) Ave,…
Il cuore è, quindi, come una “sintesi” di amore, di comunione del mondo spirituale di ogni uomo e della sua disposizione nei confronti di Dio, unico nel suo  essere, ma Padre l’eternamente Amante, Figlio l’eternamente Amato, Spirito Santo l’eterno Amore, unione tra il Padre e il Figlio. Nell’uomo, però, questa immagine  delle relazioni trinitarie impresse fin da Battesimo (verremo a lui e Padre, Figlio e Spirito Santo abiteremo nel suo cuore), questi elementi che memorizzati e vissuti responsabilmente, saranno completi una volta per sempre solo al compimento del  pellegrinaggio terreno. La certezza della meta divina, della sua grandezza con ogni bene senza più alcun male, attesa che mi fa vivere il presente, anche il presente difficile e drammatico con speranza, senza angoscia: i puri di cuore vedranno la trinità divina nella concretezza, anche limitata, di ogni relazione umana a cominciare da quella uomo-donna verginale o sponsale, saranno beati e non si sentiremo mai soli.
In quest’epoca secolarizzata in cui si rischia di non dare più spazio alla fede trinitaria, alla presenza sacramentale del figlio incarnato, risorto, al Suo Cuore, al Cuore della Sua e nostra Madre, l’azione del Maligno è particolarmente aggressiva, anche a livello familiare e sociale, nel dividere, nello spingere all’odio, nell’oscurare la coscienza, nel distruggere la creazione, la natura di uomo-donna, nello spingere gli adolescenti al suicidio. La paternità divina, attraverso il Figlio nello Spirito Santo, vuole liberare, guarire, consolare, darci un aiuto per farci uscire vincitori e salvi da ogni insidia di solitudine: attraverso il Cuore della Sua Santissima Madre. In realtà, il Cuore del Signore ci ha fatto questo dono già duemila anni fa, come possiamo renderci certi riascoltando cioè pregando le sue parole pronunciate sul Calvario: “Ecco la tua Madre” (Gv 19,27). La richiesta del Signore rivelata, attraverso lo Spirito santo, a Fatima, è un invito a ricordare e “sfruttare” le enormi potenzialità di bene che sono racchiuse nel Cuore Immacolato di Maria, di cui il nostro tempo ha più che mai bisogno con la consacrazione personale, della propria famiglia, della propria parrocchia, dei nostri giovani in vista del loro Sinodo in ottobre, della scuola,  della  nostra Italia in questo momento così difficile.
225. Gran prodigio Dio creò quando tu dicesti “Si”. Il divin Verbo donasti a noi: Vergine e Madre, noi ti acclamiam! R) Ave,…
Hai vissuto con il Signore in amore e umiltà. Presso la croce fu il tuo dolore: o Mediatrice, noi ti acclamiam! R) Ave,…
Il Cuore, l’intimo anche corporalmente vivo e presente della Vergine Maria Assunta in anima e corpo, è infatti totalmente e stabilmente orientato alla vita trinitaria dell’unico Dio, è la creatura pienamente realizzata anche per noi come segno di speranza e di consolazione; nulla lo può scalfire, perché in esso non c’è stata mai macchia di peccato. Nel Cuore di Maria non è mai stata affinità con il Maligno, perché il suo malefico influsso non l’ha mai raggiunta nemmeno nel concepimento e non è stato mai in grado di distoglierla, anche solo per un attimo, dall’amore verso Dio e quindi dal compiere la sua volontà: è la sua nemica numero uno con che cuore di amore anche per noi, quindi!.
Alla luce di tutto ciò, possiamo comprendere come la sua presenza e il suo influsso materno sia in grado di costruire – se consapevoli e accoglienti nel nostro cuore con la preghiera – questa unità interiore di intelligenza, volontà, sensibilità, per non lasciarsi sorprendere da tutte le possibili suggestioni oggi così diffuse dall’”astuto tentatore maligno e malefico” anche attraverso  i mezzi della comunicazione e quindi poter vedere con il proprio cuore puro Dio.
Come si può amare tanto il Cuore Immacolato se non si sa e non lo si pensa come è tipico verso chi si ama e si ha sempre davanti? Certo, si tratta di un “lavoro” che richiede il suo tempo, perché il benefico e continuo influsso materno di Maria sul nostro cuore si realizza, come tutta l’opera di Dio, sempre nel pieno rispetto della libertà e responsabilità della nostra persona. La Vergine non può operare tutto in noi in un attimo, senza di noi, come per magia. I nostri pensieri, la volontà e quindi la libertà e i sentimenti sono dolcemente, femminilmente forgiati da Lei, ma in modo da suscitare sapientemente la nostra libera risposta personale, così da attribuire anche a noi il merito di quello che si potrebbe definire come un “trapianto di cuore spirituale” e cioè la trasformazione del nostro cuore in quello Suo e quindi del Signore.
Il Cuore Immacolato di Maria, infatti, è il luogo e l’icona che, per eccellenza, manifestano la volontà del Padre di volersi unire e vivere in Cristo con il dono dello Spirito in comunione con la sua creatura. Ci sono testi chiave del Nuovo Testamento cioè della Nuova Storia di amore che sono poi la base di tutta la Tradizione: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Lc 2,19); e “Sua Madre serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,51). Si può citare pure un terzo passo: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima (il cuore)” (Lc 2,35). Il Vangelo ci presenta come il cuore di Maria ha colto in profondità i misteri del cuore di Gesù, soprattutto trafitto dalla lancia, con l’uscita di sangue ed acqua uniti, segno dell’eucarestia che lo rende sempre presente con Maria, donna eucaristica. Anzi, partendo dalle fonti evangeliche, il Cuore Immacolato appare come la “culla” di tutta la meditazione cristiana sui misteri di Cristo. “Meditare nel proprio cuore” è proprio di colui che conserva nel proprio cuore il ricordo dei fatti e detti di Gesù per attualizzarne sacramentalmente il contenuto. Meditare significa raccogliere e “mettere insieme”, confrontare con la realtà in tutti gli ambiti per comprenderle e farle proprie cioè diventarne coscienti. Tutto ciò che si compie nel corpo paziente e sofferente nel Figlio, si compie nel Corpo della Madre e quindi in noi.
E’ ciò che si è realizzato prima di tutto proprio nei tre piccoli depositari del messaggio di Fatima. Suor Lucia racconta che: “ La Madonna, il 13 giugno 1917, mi disse che non mi avrebbe mai abbandonata, e il Suo Cuore Immacolato sarebbe stato il mio rifugio e la via che mi avrebbe condotta a Dio; dicendo queste parole, aprì le mani facendoci penetrare nel petto il riflesso che ne usciva. Mi pare che quel giorno, questo riflesso ebbe come fine principale d’infondere in noi una conoscenza e un amore speciale al Cuore Immacolato di Maria… Da quel giorno, sentimmo nel cuore un amore più ardente al Cuore Immacolato di Maria”.
Conoscere, pensare la potenza, la purezza, la dolcezza, la bontà e la misericordia di questo cuore non poteva lasciarli e non può lasciarci indifferenti: non ci dobbiamo meravigliare, perciò, dell’entusiasmo di Giacinta, quando diceva: “Amo tanto il Cuore Immacolato di Maria! E’ il Cuore della nostra Mammina del Cielo! A te non piace tanto ripetere molte volte: Dolce Cuore di Maria! Cuore Immacolato di Maria!? A me piace tanto, tanto!”. E anch’io ricordando i primi venerdì del mese, i primi sabati rivivo il canto, la giaculatoria: Dolce cuor del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più” Dolce cuor di Maria, rendi il mio cuore simile al tuo! 
Vi offro alcuni pensieri dall’Omelia di Papa Francesco del 1 gennaio 2017. Maria è la donna che sa conservare, cioè proteggere, custodire nel suo cuore il continuo passaggio di Dio nella vita del suo popolo. Dal suo grembo imparò ad ascoltare il battito del cuore del suo Figlio e questo le insegnò, per tutta la sua vita e anche oggi assunta, presente, a scoprire il continuo palpitare del cuore Dio nella storia. Imparò ad essere madre e, in quell’apprendistato, donò a Gesù la bella esperienza anche umana di sapersi Figlio del Padre. In Maria, il Verbo eterno non soltanto si fece carne, ma imparò a riconoscere come uomo la tenerezza materna di Dio. Con Maria, il Dio-Bambino imparò ad ascoltare gli aneliti, le angosce, le gioie e le speranze del popolo della promessa. Con Lei scoprì se stesso come Figlio del santo popolo fedele di Dio.
Nei Vangeli Maria appare come donna di poche parole, senza grandi discorsi né protagonismi, ma con uno sguardo attento che sa custodire la vita e la missione del suo Figlio “Non hanno più vino!” e, perciò, di tutto quello che Lui ama. Ha saputo custodire gli albori della prima comunità cristiana, e così ha imparato ad essere anche madre di una moltitudine. Si è avvicinata alle situazioni più diverse per seminare speranza. Ha accompagnato le croci caricate nel silenzio del cuore dei suoi figli nel Figlio di Dio. Tante devozioni, tanti santuari e cappelle nei luoghi più reconditi, tante immagini sparse per le  case ci ricordano questa grande verità facendola rivivere. Maria ci ha dato e ci dà il calore materno, quello che ci avvolge in mezzo alle difficoltà; il calore materno che permette che niente e nessuno spenga in seno alla Chiesa la rivoluzione della tenerezza, inaugurata dal suo Figlio. Dove c’è una madre, c’è tenerezza filiale. E Maria con la maternità del suo Cuore Immacolato ci mostra che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, ci insegna che non c’è bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. 
Celebrare la maternità di Maria come Madre di Dio e madre nostra significa ricordare una certezza che accompagna i nostri giorni: siamo un popolo con una madre dal Cuore Immacolato  e quindi possiamo non essere soli.
Le madri sono l’antidoto più forte contro le nostre tendenze individualistiche ed egoistiche, contro il rischio diabolico delle nostre chiusure e apatie. Una società senza madri sarebbe non soltanto una società fredda, ma una società che ha perduti il cuore, che ha perduto il “sapore di famiglia”. Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo, ai mercati e alla speculazione. Perché le madri, perfino nei momenti peggiori sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione incondizionata, la forza della speranza. Quanto ci colpiscono quelle madri che, avendo i figli in carcere o prostrati in un letto di ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, col freddo e il caldo, con la pioggia e la siccità non si arrendono e continuano  lottare per dare loro il meglio.
225. Nella gloria Assunta sei, dopo tanto tuo patir. Serto di stelle splende per te: nostra Regina, noi t’invochiam! R) Ave,…
Nelle lotte, nei timori, in continue avversità, della Chiesa Madre sei tu: Ausiliatrice, noi t’invochiam! R) Ave, … 
Fare memoria della paternità di Dio in Gesù con il dono dello Spirito nel volto materno di Maria dal Cuore Immacolato nelle espressioni materne della Chiesa, nei volti delle nostre madri, ci protegge dalla corrosiva malattia già infernale della solitudine, della “orfanezza spirituale”, quella orfanezza, quella solitudine che il cuore vive quando si sente senza madre e le manca la tenerezza paterna di Dio. Quella orfanezza, quella solitudine che trova spazio nel cuore narcisista che sa guardare solo a se stesso e ai propri interessi, che erige a valore fondamentale la libertà individuale oscurando diabolicamente nella coscienza la verità che rende liberi cioè che ogni vita è un dono del Donatore divino ricevuto da altri e quindi chiamati a condividerla nella casa comune.
Questo atteggiamento portò Caino a dire diabolicamente: “Sono forse io il custode di mio fratello?” come a dichiarare: lui non mi appartiene. La non appartenenza, la solitudine è un cancro  che anticipa l’inferno, un’eterna solitudine. E così degradiamo a poco a poco, dal momento che nessuno ci appartiene e noi non apparteniamo a nessuno: degrado la terra, senza farla fiorire e fruttificare, perché non mi appartiene, degrado gli altri perché non mi appartengono, degrado la comune paternità, filiazione, fraternità  di Dio perché non gli apparteniamo… E quindi degradiamo noi stessi dimenticando quello che siamo un dono del Donatore divino nel nostro e altrui essere e in tutto il mondo che ci circonda.
E’ per questa drammatica frattura tra Vangelo e cultura che la Vergine è apparsa a Fatima. Le sue richieste di preghiere e di sacrifici; l’appello alla devozione del primo sabato del mese e tutte le altre raccomandazioni   hanno come obiettivo ultimo il cambiamento profondo del cuore, dei singoli, come pure dei popoli nel loro insieme; solo così gli uomini potranno essere liberati dall’azione del Maligno e le nazioni potranno godere pace e giustizia. La perdita di legami che ci uniscono, tipica della nostra cultura frammentata e divisa, fa sì che cresca questo senso di solitudine e perciò un grande vuoto. La mancanza di contatto fisico ( e non semplicemente virtuale, da telefono)  va caratterizzando i nostri cuori, facendo perdere ad essi la capacità e la gioia della tenerezza e dello stupore, della pietà e della compassione. La solitudine spirituale ci fa perdere la memoria di quello che significa essere figli, nipoti, essere genitori, essere nonni, essere amici, essere credenti. Ci fa perdere la memoria del valore di stare insieme, del valore del gioco, del riposo della gratuità.
Gesù Cristo, nel momento del più grande dono della sua vita, sulla croce, non ha voluto tenere niente per sé e consegnando la sua vita, consegna che si attualizza in ogni Messa, ci ha consegnato e ci consegna sua Madre. Disse a Maria chiamandola Donna: ecco il tuo figlio, i tuoi figli. E noi vogliamo accoglierla consacrandoci al suo Cuore Immacolato, consacrando la nostra famiglia, le nostre comunità, i nostri paesi. Quello sguardo durante la Messa almeno della Domenica ci ricorda che siamo fratelli: che io ti appartengo come amico, come sposo, che tu mi appartieni, che siamo della stessa carne. Quello sguardo ci libera dalla paura del Maligno e ci impegna a prenderci cura della vita nello stesso modo e con la stessa tenerezza con cui lei se n’è presa e ne prende cura: seminando speranza, seminando appartenenza, seminando fraternità.
Ricordati, o Vergine Maria, Madonna della salute, che non si mai udito che alcuno sia ricorso al tuo patrocinio, abbia implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione, e sia stato abbandonato. Sorretto da tale confidenza ricorro a te, madre, Vergine delle vergini, e mi umilio davanti a te, peccatore pentito. Madre del Verbo di Dio, il tuo bambino Gesù, il tuo Cristo risorto qui presente oggi, accetta le mie preghiere e propizia esaudiscimi. Amen.
Benedizione eucaristica
Benedizione dell’acqua esorcizzata
Unzione sacramentale
Celebrazione eucaristica

Commenti

  1. Maria Dal Colle Hotel Villa Blu Cortina2 luglio 2018 alle ore 06:48

    Abbiamo tanto bisogno di persone che dichiarino con affetto il loro amore alla Mamma del cielo e terra, perchè con l' entusiasmo e gioia parlino alle nuove generazioni e ai lontani.
    E' il Suo amore di Mamma, irradiato su di noi e riflesso, può contribuire alla nostra salvezza.
    Grazie Don Gino della Sua preghiera e del Suo impegno costante che ci aiuta nel nostro cammino terreno.

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