Grande il pericolo didiventare operatori sociali

“Grande il pericolo di diventare degli operatori sociali. Ma così facendo non porteremo al mondo la luce di Cristo, ma la nostra propria luce, che non è quella che attendono gli uomini” (Card. Sarah)
Da CulturaCattolica 25 maggio 2018
Permettetemi di ringraziare calorosamente prima di tutto sua eccellenza Philip Pastori, vescovo di Chartres, per la sua accoglienza tanto cordiale in questa meravigliosa cattedrale.

Cari pellegrini di Chartres. “La Luce è venuta nel mondo”, ci dice Gesù nel Vangelo di oggi, ma gli uomini hanno preferito le tenebre.
E voi, cari pellegrini, avete accolto l’unica Luce che mai
tradisce, quella di Dio? Avete camminato per tre giorni. Avete pregato, cantato, sofferto sotto il sole e la pioggia. Voi avete accolto nel vostro cuore la Luce. Avete davvero rinunciato alle tenebre, seguendo Gesù, che è la Luce del mondo?
Cari amici, permettetemi di porvi questa domanda radicale. Perché se Dio non è la nostra luce, tutto il resto diviene inutile. Senza Dio, tutto è tenebra. Dio è venuto fra noi, si è fatto uomo e ci ha rivelato l’unica verità che salva; ed è morto per liberarci dal peccato. E nel giorno di Pentecoste ci ha donato lo Spirito Santo. Egli ci ha offerto la luce della fede, ma noi preferiamo le tenebre.
Guardiamo attorno a noi. La società occidentale ha scelto di organizzarsi senza Dio. Ed ecco che ora la vediamo abbandonata alle luci tremolanti e ingannatrici della società dei consumi, del profitto ad ogni costo e di un individualismo forsennato. Un mondo senza Dio è un mondo di tenebre, un mondo di menzogne e di egoismi. Senza la luce di Dio la società occidentale è diventata come una nave alla deriva nella notte.
Non c’è più il necessario amore per accogliere dei figli, per proteggerli fin dal seno materno e per preservarli dall’aggressione della pornografia. Privata della Luce di Dio, la società occidentale non sa più rispettare i suoi vecchi, accompagnare verso la morte i propri ammalati, dare attenzione ai più poveri e deboli. È abbandonata alle tenebre della paura, della tristezza e dell’isolamento. Questa società lascia proliferare le più folli ideologie. Una società occidentale senza Dio può diventare il bersaglio di un terrorismo etico e morale più virulento e distruttore di quello degli islamisti.
Ricordatevi che Gesù ci ha detto: “Non abbiate paura di coloro che possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere l’anima. Temete piuttosto colui che può far perdere nella geenna sia l’anima che il corpo”. Cari amici, perdonatemi questa descrizione, ma è necessario essere lucidi e realisti. Se vi parlo in questo modo è perché nel mio cuore sacerdotale e di pastore sento la compassione per tante anime smarrite, perdute, tristi, inquiete e sole. Chi potrà condurle alla luce? Chi mostrerà loro il cammino della verità? Il solo e vero cammino della libertà è quello della croce. Le lasceremo senza far nulla in preda all’errore, a un disperato nichilismo o all’islamismo più aggressivo?
Noi dobbiamo proclamare al mondo che la nostra speranza ha un nome: Gesù Cristo, l’unico Salvatore del mondo e dell’umanità!
Cari pellegrini di Francia, guardate questa cattedrale. È stata costruita dai vostri antenati per proclamare la loro fede. Tutto, nella sua architettura, nella sua struttura, nelle sue vetrate, proclama la gioia di essere salvati ed amati da Dio! I vostri avi non erano certamente perfetti, non erano senza peccato, ma volevano lasciare un segno della luce della loro fede per rischiarare le tenebre. Io oggi grido a te, popolo di Francia: svegliati! Scegli la luce! Rinuncia alle tenebre! Come possiamo farlo?
Il Vangelo di oggi ci risponde: “Colui che agisce secondo verità, viene alla luce”. Lasciamo che la Luce dello Spirito santo illumini concretamente, semplicemente le nostre vite, e penetri nelle regioni più intime e profonde del nostro essere! Agire secondo verità vuol dire mettere Dio al centro della nostra vita, come la Croce è al centro di questa cattedrale.
Cari fratelli, scegliamo di ritornare ogni giorno a Lui! Scegliamo fin da questo momento di impegnarci ogni giorno a trovare qualche minuto di silenzio per ritornare a Dio e per dirgli: “Signore, regna in me! Io ti dono tutta la mia vita. Cari pellegrini, senza silenzio non avremo luce. Le tenebre si nutrono dell’incessante rumore del mondo, che ci impedisce di tornare a Dio.
Prendiamo esempio dalla liturgia delle messe di questi giorni. Esse ci portano all’adorazione, al timore figliale e amoroso di fronte alla grandezza di Dio, che ha il suo culmine nella consacrazione, in cui, tutti assieme, tutti rivolti verso l’altare, gli sguardi rivolti verso l’Ostia, verso la Croce, in una comunione silenziosa, siamo nel raccoglimento e nell’adorazione. Fratelli, amiamo queste liturgie che ci fanno gustare la presenza silenziosa e trascendente di Dio, che ci fa rivolgere al Signore!
Cari Fratelli sacerdoti, ora mi rivolgo in modo speciale a voi. Il santo sacrificio della Messa è il luogo in cui troverete la Luce per il vostro ministero. Il mondo in cui viviamo ci sollecita senza cessare, e noi siamo in continuo movimento. E sarà grande il pericolo di diventare degli operatori sociali. Ma così facendo non porteremo nel mondo la luce di Cristo, ma la nostra propria luce, che non è quella che attendono gli uomini.
Facciamo in modo di rivolgerci verso Dio, in una celebrazione liturgica raccolta, piena di rispetto, di silenzio e impregnata di sacralità. Non c’è nulla di cui vantarci nella liturgia, perché tutto riceviamo da Dio e dalla Chiesa! Non cerchiamo lo spettacolo o la riuscita. La liturgia ce lo insegna, essere prete non è prima di tutto fare molto, ma è essere sulla croce con il Signore. La liturgia è il luogo in cui l’uomo incontra Dio faccia a faccia. La liturgia è il momento più sublime, in cui Dio ci insegna a riprodurre in noi l’immagine del Suo figlio Gesù Cristo, in modo che sia la nascita per una moltitudine. Non può essere un’occasione di distrazione, di lotta e di disputa.
Nella forma ordinaria, così come nella forma straordinaria del rito Romano, l’essenziale è rivolgersi verso la croce, verso il Cristo, il nostro Oriente, il nostro Tutto, il nostro unico Orizzonte! Che si tratti della forma ordinaria o di quella straordinaria, cerchiamo di celebrare ogni giorno come in questi giorni, secondo il consiglio del Concilio Vaticano II: “Con una nobile semplicità, senza inutili aggiunte, senza ricerche estetiche strane e teatrali, ma con il senso del sacro, con l’unico pensiero del dare gloria a Dio e con un vero spirito di fede nella Chiesa di oggi e di sempre.
Cari fratelli sacerdoti, serbate sempre questa certezza: quella di essere con Cristo sulla croce. E il celibato sacerdotale proclama al mondo proprio questa grande realtà! Il nuovo progetto, amato da alcuni, di slegare il celibato sacerdotale, conferendo il sacramento dell’ordine a degli uomini sposati (dei viri probati), adducendo ragioni o necessità o di carattere pastorale, avrà in realtà gravi conseguenze, rompendo definitivamente con la tradizione apostolica. Noi andremo costruendo in questo modo un sacerdozio secondo la nostra natura umana, ma non perpetueremo e non perseguiremo il sacerdozio di Cristo obbediente, povero e casto. In effetti il prete non è solamente un “alter christus”, un altro Cristo, ma è veramente lo stesso Cristo! Ed è per questo che, al seguito di Cristo e della Chiesa, il sacerdote sarà sempre un segno di contraddizione.
E a voi, cari cristiani, laici impegnati nella vita della città, voglio dire con forza: “Non abbiate paura! Non abbiate paura di portare a questo mondo la Luce di Cristo! La vostra prima testimonianza deve essere la vostra stessa vita, il vostro esempio di vita. Non nascondete mai la sorgente della vostra speranza, ma al contrario, proclamate, testimoniate, evangelizzate! La Chiesa ha bisogno di voi. Ricordate a tutti che solo il Cristo crocifisso rivela l’autentico senso della libertà!
E a voi, cari genitori, desidero indirizzare un messaggio del tutto particolare. Essere padri e madri di famiglia nel giorno d’oggi è una difficile avventura, piena di sofferenze, di ostacoli, pensieri e preoccupazioni. La Chiesa vi dice grazie, si, grazie per il dono generoso di voi stessi! Abbiate il coraggio di allevare i vostri bambini alla luce di Cristo. Sarete costretti spesso a lottare contro il vento dominante, a sopportare i sospetti e le beffe altrui. Ma noi non siamo qui per piacere al mondo. Noi proclamiamo il Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e follia per i pagani!
Non abbiate paura. Non rinunciate a questo impegno! La Chiesa parla per voce dei papi, in modo speciale dopo l’enciclica Humanae vitae vi affida una missione profetica. Testimoniate davanti a tutti la vostra gioiosa fede in Dio, che ci ha fatti guardiani intelligenti dell’ordine naturale! Annunciate ciò che Gesù ci ha rivelato con la sua vita. Cari Genitori, la Chiesa vi ama! Amate la Chiesa! Ella è vostra madre!
A voi giovani, che siete qui tanto numerosi, indirizzo ora il mio saluto. Vi prego di ascoltare prima di tutto un anziano che è molto più autorevole di me. Si tratta dell’evangelista San Giovanni. Al di là dell’esempio della sua vita, San Giovanni ha lasciato anche un messaggio scritto per voi giovani. Nella sua prima lettera leggiamo delle parole commoventi di un anziano apostolo ai giovani delle chiese che aveva fondato. Ascoltate questa forte voce di un vegliardo. “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti. La parola di Dio dimora in voi. Voi avete vinto il maligno. Non amate il mondo, né chi è dal mondo. Il mondo che non dobbiamo amare e al quale non dobbiamo conformarci – come ha detto padre Cantalamessa nella sua omelia del Venerdì Santo -, non è, lo sappiamo bene, il mondo creato da Dio. Non sono le persone che sono nel mondo, verso le quali, al contrario, dobbiamo continuamente andare. Soprattutto le più povere e deboli, per servirle e amarle umilmente.
Il mondo che non dobbiamo amare e il mondo caduto sotto la dominazione del peccato e di Satana. È il mondo delle ideologie che negano la natura umana e distruggono le famiglie. È il mondo delle strutture onusiane, che imponngono imperativamente una nuova etica mondiale. E sembra che tutti debbano sottomettersi a questa nuova etica mondiale. Un grande scrittore britannico del secolo scorso, un credente, Thomas S. Eliot, ha scritto delle parole che ci dicono molto di più che tanti libri: “In un mondo di fuggitivi, colui che prende la direzione opposta sarà considerato un disertore”.
Cari giovani cristiani, se permettete a un anziano come era San Giovanni, di dirigersi direttamente a voi, anch’io vi esorto e vi dico: “Voi che avete vinto il maligno, combattete tutte le leggi contro natura che vorrebbero imporvi. Opponetevi a tutte le leggi contro la vita, contro la famiglia! Siate quelli che prendono la direzione opposta. Osate essere contro corrente! Per noi cristiani la direzione opposta non corrisponde a un luogo, ma a una Persona, a Gesù Cristo, nostro amico e nostro Redentore!
A voi giovani affido un compito particolare: salvate l’amore umano dalla tragica deriva in cui è caduto! L’amore, che non è più il dono di sé stessi, ma solo il possesso dell’altro. Una possessione spesso violenta e tirannica. Dio, dalla croce, nella sua umanità ci fa capire come Egli sia agape, ossia l’Amore che si dona fino alla morte. Amare veramente è morire per l’altro, come quel giovane gendarme, il colonnello Arnoud Bertrame.
Cari giovani, voi avete provato spesso questa lotta fra la luce e le tenebre che è presente nelle vostre anime. Qualche volta siete sedotti dai facili piaceri di questo mondo. Con tutto il mio cuore sacerdotale vi dico: “Non abbiate esitazioni: Gesù vi donerà tutto. Seguendolo potrete essere dei santi e non perderete nulla, ma guadagnerete l’unica gioia che mai vi sarà tolta. Cari Giovani, se qualcuno di voi oggi si sente chiamato da Cristo a seguirlo come sacerdote, come religioso o religiosa, non esitate a dire a lui “fiat”! Un si entusiasta e senza condizioni. Dio vuole aver bisogno di voi! Quale gioia e quale grazia!
L’Occidente è stato evangelizzato dai santi e dai martiri. Voi, giovani d’oggi, sarete i santi e i martiri che le nazioni attendono per una nuova evangelizzazione. Le vostre patrie hanno sete di Cristo! Non tradite le loro attese! La Chiesa ha fiducia in voi. Io prego perché siano numerosi fra voi coloro che risponderanno alla sua chiamata durante questa messa. Alla chiamata di Dio, a seguirlo. A lasciare tutto per Lui, per la sua luce. Quando Dio chiama, è una chiamata radicale a seguirlo fino al dono totale, fino al martirio del corpo e del cuore.
Caro popolo di Francia, sono i monasteri che hanno costruito la civilizzazione del tuo paese. Sono le persone, gli uomini e le donne che hanno accettato di seguire radicalmente Gesù, fino in fondo. Sono loro che hanno costruito l’Europa cristiana, e l’hanno fatto perché hanno messo Dio al primo posto, costruendo una civilizzazione bella e pacifica, come questa cattedrale.
Popolo di Francia e popoli dell’Occidente, voi non troverete la pace e la gioia finché non metterete Dio al primo posto! Ritornate alle vostre radici! Ritornate alla sorgente! Ritornate ai monasteri! Si, lo dico a tutti voi: osate passare qualche giorno in un monastero! In questo mondo in tumulto, pieno di brutture e bassezze, i monasteri sono delle oasi di gioia e bellezza! Lì farete esperienza del fatto che è possibile mettere Dio al centro della vita, e potrete sperimentare la gioia che mai tramonta.
Cari pellegrini, rinunciamo alle tenebre e scegliamo la luce! Chiediamo alla Santissima Vergine Maria di insegnarci a dire il suo “fiat”, il suo «si», pienamente, come Lei! Di saper accogliere, come Lei, la luce dello Spirito Santo. In questi giorni in cui, grazie alla sollecitudine del Santo Padre, papa Francesco, noi festeggiamo Maria, Madre della Chiesa, domandiamo a questa Santissima Madre il dono di un cuore grande, un cuore che non rifiuta nulla a Dio, un cuore che brucia d’amore per la gloria di Dio! Un cuore ardente, capace di annunciare agli uomini la Buona Novella. Un cuore immenso, come quello di Maria, delle dimensioni della Chiesa e del Cuore di Gesù.
Così sia.

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