L’equivoco del “cambiamento di paradigma”

L’equivoco del “cambiamento di paradigma” che potrebbe risolversi nella totale soggettivazione della morale
Di Antonio Melina in Settimo Cielo di Sandro Magister 9 marzo 2018
Si sente oggi parlare equivocamente di un epocale “cambiamento di paradigma”, che sarebbe necessario applicare alla morale sessuale cattolica. Per imporlo è in atto anche un discutibile tentativo di rilettura storica, che contrappone le figure di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, vedendo nel secondo un intransigente e rigido
tradizionalista, che avrebbe compromesso l’attitudine aperta e flessibile del primo.
In realtà questa grossolana e arbitraria falsificazione è solo funzionale a una manipolazione ideologica del magistero di papa Paolo VI. La messa tra parentesi dell’insegnamento di san Giovanni Paolo II sulla teologia del corpo e sui fondamenti della morale, delle sue catechesi e di "Veritatis splendor", in nome del nuovo paradigma pastorale del discernimento “caso per caso”, non ci fa fare nessun passo avanti, ma solo un passo indietro verso la casuistica, con lo svantaggio che almeno quella era sostenuta da un contesto ecclesiale e culturale solido di vita cristiana, mentre oggi non potrebbe che risolversi nella totale soggettivizzazione della morale.
Papa Francesco ha recentemente approvato la pubblicazione da parte della congregazione per la dottrina della fede della lettera "Placuit Deo", che mette in guardia, tra l’altro, da un risorgente neo-gnosticismo. Non è forse questo il veleno nascosto in queste sedicenti riletture e attualizzazioni di "Humanae vitae", che al di là della lettera superata vorrebbero coglierne lo spirito, o che, negando con supponenza la pertinenza normativa ("Il problema di 'Humanae vitae' non è pillola sì o pillola no”) ne esaltano una vaga e vuota profeticità antropologica, una affermazione di valori, lasciati poi all’interpretazione soggettiva, a seconda delle circostanze?
Contro queste tendenze, il libro di Pawel Galuszka è un potente farmaco, che ci permette di respirare la buona teologia morale di Karol Wojtyła, figlio devoto e fedele di papa Paolo VI prima, e poi suo grande successore sulla cattedra di Pietro.

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