III Domenica di Quaresima 2017

Dio ha sete della nostra fede e della nostra risposta di amore


In questa terza Domenica di Quaresima la liturgia – prendo dall’Angelus di Benedetto XVI del 24 febbraio 2008 – ripropone quest’anno uno dei testi più belli e profondi della Bibbia: il dialogo tra Gesù e la Samaritana (Gv 4,5-42). Sant’Agostino era giustamente affascinato da questo racconto, e ne fece un commento memorabile. E’ impossibile rendere in una breve spiegazione la ricchezza di questa
pagina evangelica sulla preziosità naturale e battesimale dell’acqua nella corposità del corpo trasfigurato del Risorto che sacramentalmente veicola: occorre leggerla pregandola e meditarla personalmente, immedesimandosi in questa donna che, un giorno come tanti altri, andò ad attingere acqua dal pozzo e vi trovò, si incontrò con Gesù, seduto accanto, “stanco del viaggio”, nella calura del mezzogiorno. “Dammi da bere”, le disse, lasciandola stupita: era infatti del tutto inconsueto che un giudeo rivolgesse la parola a una donna samaritana, per di più sconosciuta. Ma la meraviglia della donna era destinata ad aumentare: Gesù parlò di un’”acqua corposamente viva” capace di estinguere la sete di vita veramente vita di fronte alla morte e diventare “sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”; dimostrò di conoscere la sua vita, la sua affettività personale; rivelò che era giunta l’ora di adorare l’unico Dio in spirito e verità cioè in un volto umano; e infine le confidò – cosa rarissima – di essere il Messia, chi ogni cuore umano originariamente desidera.
Tutto questo a partire dall’esperienza reale e sensibile della sete. E il tema della sete attraversa tutto il Vangelo di Giovanni: dall’incontro con la Samaritana, alla grande profezia durante la festa delle Capanne (Gv 7,37-38), fino alla Croce, quando Gesù, prima di morire, disse di adempiere la Scrittura: “Ho sete” (Gv 19,28). La sete di Cristo è una porta di accesso al mistero di Dio, che si è fatto assetato di dissetarci, così come si è fato povero per arricchirci (2 Cor 8,9). Sì, Dio che è Verità- Amore ha sete della nostra fede e del nostro amore. Come un padre buono e misericordioso desidera per noi tutto il bene possibile e questo bene è Lui stesso, il Dio che possiede un volto umano. La donna di Samaria invece rappresenta l’insoddisfazione esistenziale, sentimentale di chi non ha trovato nella dinamica dell’amore ciò che cerca: ha avuto “cinque mariti” ed ora convive con un altro uomo; il suo andare e venire dal pozzo per prendere acqua ed incontrare qualcuno esprime un vivere ripetitivo e rassegnato di non trovare quello che desidera trasformando in idoli piaceri immediati. Tutto però cambiò per lei in quel giorno, grazie all’incontro, al colloquio con il Signore Gesù, che la sconvolse a tal punto  da indurla a lasciare la brocca dell’acqua naturale e a correre per dire alla gente del villaggio la lieta notizia: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?” (Gv 4,28-29) il Dio con noi che ogni cuore desidera?
In questa terza Domenica del cammino battesimale apriamo il nostro cuore all’ascolto fiducioso della Parola di Dio per incontrare, come la Samaritana, Gesù figlio di Maria che ci rivela il suo amore, l’amore del Padre nello Spirito santo e ci dice: il Messia, il tuo salvatore, colui che ogni cuore umano desidera, “sono io”, che ti “parlo” (Gv 4,26). Ci ottenga questo dono Maria, prima e perfetta discepola del Verbo che ha assunto in Lei un volto umano.

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