I Domenica di Quaresima

Il demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E’ il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana
Mercoledì scorso, con il digiuno e il rito delle Ceneri, siamo entrati nella Quaresima. Ma cosa significa “entrare in Quaresima”? Significa iniziare un tempo che in memoria di quello che siamo divenuti nel Battesimo come figli nel Figlio
di Dio Padre per opera dello Spirito Santo ravviviamo il combattimento spirituale che si oppone al male presente nel mondo e intorno a noi. Vuol dire guardare al male in faccia, fino alla sua causa ultima, che è Satana pregando il Padre, come ci ha insegnato Gesù, di “non abbandonarci alla tentazione, di liberaci dal Male, dal Maligno”. Quanto è necessaria quotidianamente questa preghiera che consente al Padre, che ci ha creati con il libero arbitrio per una risposta libera cioè di amore, di poter intervenire con noi. Non c’è concezione cristiana, vera della vita dell’uomo e della storia se si dimentica l’esperienza di un nemico, il Maligno, che tale permane nella storia pur non avendo più la possibilità che aveva avuto prima che il Figlio di Dio assumesse nel grembo verginale di Maria un volto umano e lo vincesse, come   il più forte liberando, guarendo, consolando come la memoria evangelica ce lo ricorda e oggi sacramentalmente continua a fare attraverso il suo corpo che è la Chiesa. Con il Battesimo, la cui memoria celebreremo solennemente nella Veglia pasquale preparandoci con il cammino quaresimale, siamo integrati già nelle file del Regno di Dio, ma questo non  ci sottrae alla lotta e al possibile influsso di Satana e dei suoi “satelliti”. Tale influsso può avvenire ogni volta che ci colpisce un qualsiasi male., fisico o morale. La nostra lotta, cui allenarci soprattutto in Quaresima con la preghiera e penitenza, non è solo contro la carne e il sangue cioè il male che storicamente viene dal rischio del libero arbitrio di ogni uomo e dai limiti della natura, ferita fin dalle origini dal peccato originale con la tendenza al male, ma – ci ricorda san Paolo-,  anzitutto da Satana e dai suoi angeli ribelli, che operano anche attraverso le molestie, che la carne e il sangue infliggono. Dietro ogni male che ci colpisce, accanto alla responsabilità di ogni uomo, si cela effettivamente la responsabilità personale di Satana. Lo ha richiamato Paolo VI nella catechesi del 15 – XI -1972:
- “Il Male non è più soltanto una deficienza ma una efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa, paurosa”.
- “Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerlo esistente; ovvero chi ne fa un principio assestante, non avente esso pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure lo spiega come una pseudo realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni”.
- “Bisogna difendersi contro quel male che chiamiamo demonio, un agente oscuro e nemico”.
- “Il demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E’ il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero e con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana”.
E nell’Omelia Resistite fortes in fide del 29 giugno 1972:
- “Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”.
- “Crediamo in qualcosa di preternaturale venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio Ecumenico e per impedire che la Chiesa prorompesse nell’inno di gioia per aver ricevuto in pienezza la coscienza di sé”.
Tutto questo, però non smentisce una vigilante fiducia fondata sulla fede: “Io ho vinto il principe di questo mondo”, “le porte degli inferi non prevarranno”, “io sarò con voi sempre”.
Con questo non si vuol dire che l’uomo venga sottratto alle sue responsabilità, ben sapendo che il peccato è una scelta umana e non del demonio: “è dal cuore dell’uomo che escono pensieri maligni”. E anche la preghiera di esorcismo invocativo “liberaci dal Male” non pone l’uomo al sicuro, ma nella condizione di poter scegliere responsabilmente. 

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