Domenica VII

Amare i nemici perché diventino amici ed è questa la vittoria dell’amore di Dio in noi, nella Chiesa e nella società

In questa settima domenica del Tempo Ordinario, le letture bibliche ci parlano della volontà di Dio per rendere partecipi gli uomini, che Lui ha creato a sua immagine, della sua vita di amore: “Siate santi, perché io, il Signore (cioè il Donatore del vostro e altrui essere dono come di tutto il mondo), vostro
Dio, sono santo” – si legge nel Libro del Levitico (19,1). Con queste parole, e i precetti che ne conseguono, il Signore invitava il popolo che si era scelto ad essere fedele all’alleanza, alla storia di amore con Lui camminando sulle sue vie e fondava la legislazione sociale sul comandamento, anima di tutti i comandamenti, “amerai il tuo prossimo come te stesso” (Lev 19,18).Se ascoltiamo, poi, Gesù, nel quale il Figlio di Dio Padre ha assunto, per opera dello Spirito Santo, un volto umano per unirsi in qualche modo ad ogni uomo comunque ridotto, farsi prossimo rivelando il suo amore infinito fino al perdono, rivela una prospettiva audace: “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Ma chi potrebbe diventare perfetto come il Padre? La nostra perfezione è vivere con umiltà come figli nel Figlio compiendo concretamente la sua volontà. Ed ecco una delle rivelazioni più importanti del Nuovo Testamento: l’amore per i nemici. “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,44-45). Gesù ci rivela che il Padre ci ama non perché siamo buoni o quando lo siamo ma per farci diventare buoni, non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte ci lasciamo perdonare con un amore più grande dei nostri peccati. “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Questo è l’atteggiamento umano istintivo, nel quale la generosità è molto limitata. Gesù, proponendoci la perfezione dell’amore del  Padre dato in dono dal Suo Spirito, Padre che “fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” ci dà la possibilità di amare anche i nemici, perché possano diventare amici, e questa è la vittoria dell’amore.
La vittoria dell’amore ci procura una grande gioia, e questa è la vittoria dell’amore. Si tratta di cercare, chiedere questa vittoria che ci procura una grande gioia. D’altra parte Paolo ci ricorda: “Quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo” (Rm 5,10).
Gesù non ha cercato altro se non questa vittoria, e l’ha ottenuta pagando di persona. Egli afferma nel Vangelo di Giovanni: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). Si tratta della gioia della vittoria dell’amore, di chi lo metteva in croce, dell’amore ai nemici cioè della perfezione dell’amore del Padre.
Questa è la prospettiva evangelica: “Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?”. E’ da cristiani cercare in continuità la vittoria dell’amore amando anche i nemici, mettersi a servizio dell’amore in ogni circostanza, e tutto questo, come san Paolo Miki e compagni martiri che cantavano crocefissi, ci dona la gioia più pura, più profonda.
Gesù predice a chi punta a chiedere la perfezione del Padre: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16,33).
Nell’Eucaristia di ogni Domenica chiediamo la grazia di accogliere il dinamismo dell’amore divino per superare ogni difficoltà. 

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