Domenica VI di Pasqua

Lo spazio pubblico a Dio è fondamento della speranza anche temporale – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che storicamente ha assunto un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme

Cari fratelli e sorelle! Il libro degli Atti degli Apostoli riferisce che Gesù, dopo la sua risurrezione apparendo subito a Gerusalemme, apparve ai discepoli per quaranta giorni in Galilea e poi a Gerusalemme “ fu elevato in alto sotto i loro
occhi” (At 1, 9), fuori della spazio e del tempo facendosi presente nello spazio e nel tempo attraverso il sacramento dell’eucarestia cui almeno la Domenica partecipiamo e agendo nei sacramenti e sacramentali. E’ il mistero pasquale dell’Ascensione che celebreremo domenica prossima. Il significato di quest’ultimo gesto di Cristo è duplice. Anzitutto, salendo verso l’”alto”, Egli rivela in modo inequivocabile la sua divinità: ritorna là da dove la persona del Figlio, è venuto, cioè in Dio Padre nello Spirito Santo, dopo aver compiuto la sua missione sulla terra. Inoltre ascende al Cielo, presso la vita trinitaria, con l’umanità che ha assunto nel grembo verginale di Maria e che ha risuscitato dai morti, primizia di tutti noi: quell’umanità è la nostra, trasfigurata, divinizzata, divenuta eterna con ogni bene senza più alcun male. L’Ascensione, pertanto, rivela l’”altissima vocazione” di ogni persona umana: essa è chiamata attraverso il cammino terreno alla vita eterna nel Regno di Dio, regno di amore, di luce e di pace.
Il Vangelo di questa domenica contiene promesse meravigliose d’intimità straordinaria con il Padre, con Gesù e con lo Spirito Santo già in questo mondo. Nel discorso dopo la Cena nella vigilia del suo lasciarsi uccidere senza soccombere alla morte con la risurrezione annuncia: “Se uno mi ama (sentendosi amato) custodirà, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi (Padre, Figlio e Spirito Santo) verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.
Tutta la vita cristiana è una vita vissuta come figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo nell’intimità con Dio e avendo nel proprio io la famiglia trinitaria come ospite nella libertà, nell’uguaglianza, nella fraternità. Diventarne coscienti mediante l’ascolto della Parola di Dio ha come conseguenza sentire che il Padre da cui tutti e tutto proviene ci ama e, assieme  a Gesù, viene a noi, prende sempre più dimora in noi. La Comunione eucaristica almeno della Domenica manifesta, questa dimora divina in noi la rafforza. Noi non siamo mai soli: con me c’è sempre la trinità di Dio che si degna di abitare in ogni persona.
Ovviamente questa dimora divina richiede da noi rispetto profondo e una docilità sincera. Non possiamo far dispiacere ai nostri ospiti interiori, ma vivere in armonia con loro: un’armonia alimentata dalla preghiera e dal lavoro di ogni giorno e piena di fiducia e di amore.
Poi Gesù annuncia la venuta dello Spirito Santo che nella vita trinitaria è l’amore in persona, chiamato “Consolatore”, perché consolerà i discepoli per la sua assenza e darà sempre incoraggiamento e conforto interiori.
Lo Spirito Santo, di cui Domenica 15 rivivremo la prima Pentecoste e giovedì 12 inizieremo la novena, ha una funzione riguardo alla nostra intimità con Gesù e il Padre. Egli viene in noi e durante la novena ripeteremo spesso: Vieni Spirito Santo, vieni per Maria in questo mese di maggio con la preghiera del rosario insieme in parrocchia. Dice Gesù: “Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
Nella festa dell’Ascensione, domenica prossima, si celebra anche la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e la Chiesa guarda preoccupata perché rappresentano un veicolo importante per diffondere il Vangelo e per favorire la solidarietà, ma sono anche un rischio. Oggi inizia il mese di maggio, preghiamo insieme con il rosario.  

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