Preghiera 66

8 marzo 2016
“Sono pochi, Signore, quelli che si salvano?” “Tu devi salvare tutti, Signore?” “Cerca di entrare per la porta stretta!” per non essere esposto al pensiero e all’azione del Maligno
Liturgia della XXI domenica del tempo ordinario – Anno C. Mi rifaccio liberamente nell’Omelia e nella Catechesi all’Omelia di don Ratzinger del 27 agosto 1989 a Kirche
All’inizio: 87 – Apri le tue braccia
Alla Comunione: 153 E’ giunta l’ora
All’esposizione: 193 Inni e canti
Omelia
Anche oggi Gesù ascolta le nostre domande, convenendo insieme per la preghiera di liberazione, di guarigione, di consolazione. E nel Vangelo uno allora o questa sera qualcuno di noi gli chiede: “Sono pochi, Signore, quelli che si salvano?” Ci si immagina Dio come una specie di maestro di
scuola severissimo che ha assegnato agli uomini dei compiti a casa che solo pochissimi oggi sarebbero in grado di svolgere. Ai più, guardando come vanno le cose, il quaderno della vita verrà restituito con l’annotazione: “insufficiente!”. Dietro a quella domanda ci può essere una certa dose di presunzione di chi la pone, convinto di essere uno dei pochi a non soccombere nella tentazione e  credere al Vangelo cioè al darsi continuo di Dio nel volto umano di Gesù presente risorto nella Sua Chiesa e a conoscere tutti i Comandamenti, le Beatitudini che altri nemmeno sanno, sui quali cadono, inciampano senza lasciarsi riconciliare. Pensa di appartenere a una ristretta élite, di vivere tra i pochi eletti.
Oggi, però, c’è il rischio nell’Anno della misericordia di porre la domanda in modo opposto. Se il Signore ci passasse accanto, gli chiederemmo: “Tu devi salvare tutti con la tua Misericordia, non è vero, Signore? Non puoi mica permettere che esista un inferno e gli angeli ribelli, i demoni che l’hanno creato! Come sarebbe conciliabile con il tuo amore che arriva fino al perdono dal momento che il tuo nome è misericordia ? Come potresti sopportare di avere fallito per sempre e di sapere che da qualche parte nella tua creazione qualcuno soffre diabolicamente in eterno? Tu non lo puoi! Perché altrimenti non potremmo considerarti più Dio, Padre di misericordia, e tanto meno credere al tuo amore senza misura attraverso il Figlio nello Spirito Santo. Dunque, non può essere.” Nella presunzione insidiosa con cui siamo tentati dal Maligno di rivolgerci al Signore con questi argomenti, c’è però anche una tanta insicurezza. Sappiamo che nella nostra vita ci sono cose che colpevolmente non vanno, che così Dio non può volerci e quindi non possiamo stare di fronte a Lui eternamente con ogni bene senza più alcun male. E pur consapevoli di tanti peccati non vogliamo convertirci, anche nel cammino quaresimale non vogliamo cambiare. Volgendo lo sguardo verso gli altri troviamo che sono come noi, se non un po’ peggio, pensando che Dio non può permettere che vada a fondo metà dell’umanità o forse anche più. Dunque la situazione non è poi così grave. E allora posso continuare a comportarmi come ho fatto finora”. La conseguenza di un simile calcolo, di una simile tentazione del Maligno è che Dio in fondo non ha assolutamente nulla da dire, perché deve incarnare l’uomo buono. Egli è vincolato al suo amore fino al perdono. Di conseguenza, propriamente non sarebbe più Dio il cui nome è misericordia. Possiamo fare quello che ci piace nella nostra vita. Egli alla fine sarebbe, per così dire, condannato dal suo amore, dalla sua misericordia a doverci salvare.
Cosa risponde dunque Gesù a queste domande? Certo l’amore del Padre è più grande di ogni peccato per ricreare e rendere giusti. Fino al termine della nostra vita terrena non ci definisce dal male che in questa vita  facciamo. Ci dà la possibilità di renderci conto, di lasciarci perdonare riconoscendo i nostri peccati, lasciandoci perdonare con la disponibilità a perdonare come Lui perdona. Ci ama non solo quando o perché siamo   buoni ma per farci diventare buoni. Ma liberi come esseri finiti con la possibilità di rapportarci con Lui liberamente cioè per amore resta sempre il rischio del no ad mortem, del peccato mortale contro lo Spirito come gli angeli ribelli divenuti per sempre demoni. Nella Spe salvi Benedetto XVI ci dice che il Padre con il volto di misericordia del Figlio incarnato al termine della nostra vita, come in un filmato ci pone dinnanzi tutto il male compiuto e non ancora perdonato con la sua onnipotenza di perdono per un’ultima possibilità: lasciatevi riconciliare potendo non lasciarci perdonare! Quindi il rischio del no, del purgatorio, dell’inferno rimane insieme alla possibilità continua, senza misura del paradiso. In realtà la mentalità che sottende le due domande – quella di allora “sono pochi, Signore, quelli che si salvano?”, quella di oggi “Tu, con la tua misericordia, devi salvare tutti e tutto, Signore?” – è comunque molto simile. Se leggiamo il Vangelo egli assume la questione nel modo giusto: a tutti la possibilità di salvarsi fino all’ultimo non senza, però, la nostra responsabilità, con il rischio ad mortem. Ma non risponde su cosa sarà degli altri, dei pochi, dei molti, di tutti susseguitesi nei diversi tempi e nei diversi luoghi. Si rivolge direttamente a colui che chiede e gli dice cosa deve fare lui, questa sera cosa devo fare io per avere molto già in questa vita e ogni bene senza alcun male in paradiso. Non è affare nostro verificare i conti di Dio, tenere i suoi libri contabili, decider sul destino degli altri. Noi siamo personalmente di fronte a Lui, farci guardare con misericordia da Lui e permettergli in continuità di rivolgersi a noi. Ma a me, a ognuno di noi qui convenuti per la preghiera di liberazione dice: “Non puoi sapere se saranno salvati questi o quelli, piuttosto cerca con tutte le tue forze di entrare tu per la porta stretta”.
Preghiera e catechesi
190 – In te la nostra gloria, o croce del Signore. Per te salvezza e vita nel snague redentor. R) La Croce di Cristo e nostra gloria, salvezza e risurrezione.
1. Dio ci sia propizio e ci benedica e per noi illumini il suo volto.
2. Sulla terra si conosca la tua via, la tua salvezza in tutte le nazioni. R) La Croce…
“Cerca con tutte le tue forze di entrare per la porta stretta”. Noi, qui convenuti guardiamo al Dio che possiede un volto umano Gesù Cristo, che ci ha amato sino alla fine, risorto è qui eucaristicamente presente dinnanzi a noi: volgiamo il nostro sguardo in questo momento a Lui amante col dono del suo Spirito fino al perdono di tutti e di ciascuno di noi se ci lasciamo perdonare riconoscendo i nostri peccati. La nostra vita è una cosa veramente seria da non vivere superficialmente  consentendo al Maligno di poter operare e Dio è veramente Dio; Lui il nostro Signore cioè datore di ogni bene, lui che fissa il criterio in base al quale condurre la nostra esistenza, perché sia giusta senza soccombere nelle tentazioni del Maligno nel modo di pensare e di agire. Se responsabilmente faremo questo, se non pretenderemo di decidere noi per lui cosa debba accadere degli altri pur essendoci cari, fratelli, amici, ma ci sottometteremo al suo sguardo e al criterio della sua parola, se lo lasceremo,  non anteponendo nessuno e nulla a Lui, essere Dio, Tutto per me e per gli altri, allora comunque vedremo che per tutto questo c’è bisogno di preghiera e di sforzo, che una vita giusta non viene da sé; che la via di Dio è in effetti una via stretta e la porta pure stretta; e che è molto più facile passarci a fianco; e che però solo questa via stretta è via, le altre o non sono vie o addirittura vie sbagliate. Dio non possiamo immaginarlo come un maestro di scuola, un professore, è il Signore cioè il datore di ogni bene che ci indica la via, anzi, presente e operante sacramentalmente risorto nella Chiesa, egli stesso è la via, come ci ripete Gesù più forte, vincitore del Maligno, che ci guida sull’”alta via” della nostra vita. Quanto più io nel noi fraterno della Chiesa camminiamo insieme, quanto più nel camminare insieme ci affidiamo a Lui per non essere abbandonati nella tentazione e per essere liberati dal Maligno, tanto più vedremo che proprio questa via, come ci ha appena detto la Lettura della Messa, è la via buona, che dona sicurezza e pace in ogni situazione, dona giustizia a noi e agli altri. Quanto più ogni singolo, senza guardare agli altri, si sottometterà a Dio, al Donatore divino del proprio e altrui essere dono, come di tutto il mondo che ci circonda, tanto più ci sentiremo responsabili, liberi, capaci di amare e di essere amati, tanto più ci presteremo reciprocamente, tanto più cresceranno in famiglia, nella Chiesa e nella Società la pace e la giustizia. E così, nel camminare insieme al Signore, nell’affidarci continuamente a Lui, crescerà la certezza di essere da Lui amati fino al perdono, la lieta certezza che Lui è insieme giusto e misericordioso e che la sua via è l’unica via buona sia in questo mondo e per la vita veramente vita che durerà eternamente per l’anima e il corpo e per la quale siamo coinvolti potendo meritarla o con il rischio terribile di rifiutarla.
Questa risposta che, messi da parte i nostri calcoli (“Sono pochi, Signore, quelli che si salvano?” “Tu devi salvare tutti, non è vero Signore?”), ci mette davanti a Lui, persona a persona, ora la vogliamo integrare con altri due rilievi: uno per il presuntuoso, per chi è eccessivamente sicuro di sé rischiando quindi di soccombere nella tentazione del Maligno più forte di noi, e l’altro – che poi ci conduce a una frase fondamentale del Vangelo che abbiamo sentito – per il timoroso, che pensa e parla continuamente del Demonio: la paura è la  via con cui il Maligno ci fa soccombere.
A colui che è troppo, superficialmente sicuro di sé viene detto: i parametri degli uomini non sono i parametri di Dio e chi fa affidamento su di essi può avere un brusco risveglio: i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi. E in quel momento non potrete presentarvi dicendo: “pure io ho scritto interi libri su di te, so più io di tutti gli altri”. Oppure dire: “Ho partecipato ai Consigli pastorali. O deliberato questo e quello, sul mio petto porto onorificenze”. Tutto questo non interessa. Nonostante queste cose si può essere uno al quale il Signore dice: “Non so di dove vieni”. Uno che in realtà, per quanto abbia parlato di Dio non lo ha incontrato in preghiera e carità in ogni volto umano, dei poveri in particolare, ha vissuto religiosamente in quel gelo e in quell’indifferenza alla carità ai quali si allude con l’immagine dello stridore di denti.
190 – R)La croce di Cristo…
3.   Si rallegrino, esultino le genti: nella giustizia tu giudichi il mondo.
        4.   Nella rettitudine tu giudichi i popoli, sulla terra governi le nazioni. R)La croce di Cristo….
Il fatto  che questo rischio, questa evenienza sia per tutti molto seria, non toglie assolutamente valore alla seconda frase sulla quale ci soffermiamo, anzi: “molti verranno, da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno”. Se, soprattutto oggi con la globalizzazione, si guarda il mondo fermandosi alla superficie, potrebbe sembrare che Dio per così dire abbia perso la partita nell’Occidente post-cristiano. Chi in realtà pensa a Lui? Chi lo prende sul serio in privato e soprattutto in pubblico con l’attuale secolarizzazione? Chi in verità lo conosce come si è rivelato nel Dio che possiede un volto umano Gesù Cristo, che risorto è sacramentalmente presente e operante nella Chiesa per tutti in tradizione? Sembrerebbe che con la secolarizzazione sia già escluso dalla storia. Ma il Signore qui eucaristicamente davanti a noi e in noi convenuti in preghiera, che guarda più in profondità nel cuore di ogni uomo ci dice: “No, ne ho molti, provenienti dai quattro punti cardinali. E anche se voi non lo vedete e non lo riuscite a percepire condizionati anche dagli attuali mezzi ideologici di comunicazione sociale, sono molti, Dio è il vincitore, sono molti che lo cercano in silenzio, che credono alla verità e all’amore con la sola forza della verità e dell’amore, che gli appartengono anche perché Lui anche abbandonato non abbandona, trascurato non trascura, dimenticato non dimentica e fino all’ultimo tenta e ritenta: pur prodighi, pur nel rischio del libero arbitrio come esseri finiti, siamo sempre suoi figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo. Vengono da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno”, i continenti oggi più secolarizzati. In questo modo non si allude solamente al mistero della Chiesa di tutti i tempi sparsa per tutta la terra che vediamo di fronte a noi come compimento di quelle parole che deve essere il nostro costante incoraggiamento. Infatti chi, nel momento era un piccolo predicatore itinerante in uno sperduto angolo della terra finito in Croce come malfattore, poteva immaginare che sarebbe accaduto questo? Egli non allude solamente alla Chiesa sparsa per tutta la terra che abbraccia tutti i punti cardinali, ogni luogo e ogni tempo. Oriente e Occidente, Settentrione e Meridione è come se rappresentassero anche differenti luoghi di provenienza spirituale, professionale e umana. Da ogni luogo, dice il Signore, c’è una via che porta a me. Vengono a me, sfuggono alla tentazione di soccombere al Maligno, e liberamente appartengono a me provenendo da tutti i ceti e mentalità, da ogni tipo di formazione e deformazione. I Santi ce ne offrono un saggio: Agostino, uomo appassionato e audace pensatore; Stefano d’Ungheria e Luigi di Francia; Rosa da Lima, nella quale sembrano concentrarsi tutte le sofferenze dell’America Latina, come abbiamo visto in Messico con Papa Francesco; Massimiliano Kolbe, il martire dell’amore al prossimo che con la Città dell’Immacolata in Polonia ha profeticamente visto il successo del Cuore immacolato nella Russia di oggi, dopo 70 anni di ateismo imposto, a cent’anni dal 1917 di Fatima, come è emerso dalla Dichiarazione congiunta del Patriarca di Mosca con il Papa a Cuba. Questi Santi ci mostrano che c’è posto di misericordia per tutti gli uomini con la responsabilità dell’ultima parola  da parte di ogni persona per lasciarsi perdonare: quale che siano i diversi modi in cui si trovano a vivere, le doti che posseggono, quale sia il punto cardinale spirituale dal quale provengono, ognuno di essi conduce, nella gloria e nell’amore di Dio, alla mensa del banchetto. Questa è la speranza che il Signore, con il Vangelo di Luca 12,22-30 ascoltato, ci vuole infondere nel cuore per non soccombere mai nella tentazione del Maligno cioè la paura, la tristezza, la disperazione.
Da ultimo, custodendo e ruminando in noi fino ad Aprile tutto questo scritto, preghiamo continuamente che ci liberi dalla paura pusillanime, dalla sfiducia, dalla presunzione e dalla sicurezza di sé senza la necessaria vigilanza; preghiamolo di infonderci nell’anima sia la pazienza per il cammino faticoso che la gioia piena di speranza per la sua grande mensa anticipata dalla Comunione pasquale cui questo cammino quaresimale ci prepara. Non vogliamo mai parlare su di Lui e a Lui senza averlo dinnanzi presente come in questo momento, Lui il più forte del Maligno, Lui che lo ha vinto e continuamente lo vince con noi; vogliamo con Lui, volto della misericordia del Padre, essere sempre vigilanti nella fede, nella speranza, soprattutto nella carità in quest’anno giubilare  attraverso le opere di misericordia corporali e spirituali, cosicché un giorno, alla sua porta che ogni porta giubilare anticipa, siamo riconosciuti da Lui e lo riconosciamo con gioia come Tommaso: “mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28). Nella prima lettera di Giovanni dove definisce che Dio è amore afferma che davanti al Dio che possiede un volto umano Gesù Cristo, che ci ha amato sino alla fine, l’umanità nel suo insieme e ogni singolo, metteremo in pace il nostro cuore perché anche se tutti ci condannassero, se ci abbandonassero i nostri cari, gli amici, se noi stanchi della nostra esistenza, di noi stessi non ci accettassimo più, il suo cuore  è più grande di tutti, anche del nostro cuore. E in questo momento pensiamo alla Comunione pasquale, momento culminante di liberazione nell’anno “comunicarsi almeno a Pasqua”: prepararsi nel cammino quaresimale con cuore grande, attendere che lui stesso si doni a noi, perché solo Lui lo può fare, Lui stesso che è disceso in un volto umano facendosi piccolo, addirittura particola, nel venerdì santo ci ha amato sino alla fine lasciandosi uccidere come malfattore. E con la Comunione pasquale si dona a noi e corrisponde al più intimo desiderio. L’Eucarestia è la risposta alla più profonda domanda di tutto il nostro essere.  La pienezza della nostra fede quando comprendiamo che il comunicarsi, il ricevere l’Eucarestia, il mangiare la carne del Figlio dell’uomo risorto tocca, trasforma il nostro essere e mi apro a ciò che è grande, alla vita veramente vita che dura eternamente sia per l’anima che per il corpo. Quanto è importante sapere e pensare chi riceviamo soprattutto a Pasqua e quale liberazione dal Maligno avviene!
Venite processionalmente, incominciando da quelli in fondo la Chiesa…Letizia ci canterà i canti della passione.
67. O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima, solo in Te il mio cuore si abbandonerà. Perché tutto è vano se contemplo Te.
Ora guardo l’Ostia che si cela a me. Ardo dalla sete di vedere Te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso luce, si disvelerà. Amen.
Preghiamo. O Dio, che nella passione del Cristo nostro Signore ci hai liberato dalla morte, eredità dell’antico peccato trasmessa a tutto il genere umano, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio; e come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l’immagine dell’uomo terreno, così per l’azione del tuo Spirito, fa’ che portiamo l’immagine dell’uomo celeste. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Dio sia benedetto …
Ed ora il sacramentale dell’acqua benedetta ed esorcizzata
Preghiamo. Signore Dio onnipotente, fonte e origine dell’anima e del corpo, Benedici + quest’acqua e fa che ce ne serviamo con fede per implorare il perdono dei nostri peccati e la grazia di essere sorretti in ogni infermità e difesi da ogn9 insidia del nemico. La tua misericordia, o Padre, faccia scaturire per noi l’acqua viva della salvezza, perché possiamo accostarci a Te, con cuore puro, e fuggire ogni pericolo dell’anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Prossimo incontro martedì 12 aprile. Venerdì 18 e sabato 19 marzo non ricevo per intervento cataratta all’occhio destro lunedì 14 marzo.
224. C’è una terra silenziosa dove ognuno vuol tornare – una terra e un dolce volto con due segni di violenza; sguardo intenso e premuroso, che ti chiede di affidare la tua vita e il tuo mondo in mano a lei. R) Madonna … Madonna nera … è dolce …esser tuo figlio. Oh, lascia  …. Ch’io viva vicino a te!....
Questo mondo in subbuglio cosa all’uomo potrà offrire? Solo il volto di una Madre pace vera può donare. Nel tuo sguardo noi cechiamo quel sorriso del Signore che ridesta un po’ di bene in fondo al cuor. R) Madonna …

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