Domeniva V di Quaresima

Il di più della giustizia divina nel perdono, nella misericordia, nel sacramento pasquale della riconciliazione
Siamo giunti alla Quinta Domenica di Quaresima, nella quale in preparazione al Sacramento della Penitenza che programmiamo in questa o nella prossima settimana, vorrei soffermarmi come ha fatto Papa Francesco nell’indire l’Anno Santo, il Giubileo della misericordia, sull’episodio evangelico
di Gesù che salva una donna adultera dalla condanna a morte (Gv 8,1-11) alla luce biblica di questo episodio il Papa stesso si è confessato e ha confessato nella celebrazione penitenziale in San Pietro.
Mentre Gesù sta insegnando nel Tempio, gli scribi e i farisei conducono a Gesù una donna sorpresa in adulterio, per la quale la legge mosaica prevedeva la lapidazione. Quegli uomini chiedono a Gesù di giudicare la peccatrice con lo scopo di metterlo alla prova Lui che  rivela che Dio Padre non guarda quante volte cadiamo e quindi spingerlo a fare un passo falso. La scena è carica di drammaticità per chi afferma che Dio ci ama non perché siamo buoni ma per farci diventarlo: dalle parole di Gesù dipende non solo la vita di quella donna, ma anche il suo messaggio, il Vangelo di misericordia, anzi la sua stessa vita. Gli accusatori ipocriti, infatti, fingono di affidargli il giudizio, mentre in realtà è proprio Lui che vogliono accusare, il giudizio sull’immagine misericordiosa di Dio che annuncia. Gesù, invece,  “è pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14) anche per loro: Egli, Figlio del Padre, sa che cosa c’è nel cuore di ogni uomo, non definisce nessuno dal male che fa, certo vuole condannare il peccato, ma salvare il peccatore e per questo smascherare l’ipocrisia di quegli uomini verso quella donna. 
L’evangelista san Giovanni dà risalto ad un particolare: mentre gli accusatori lo interrogano con insistenza per avere un suo giudizio, Gesù si china e si mette a scrivere col dito per terra. Osserva sant’Agostino, che di misericordia ne ha fatto esperienza, che quel gesto mostra Cristo come legislatore divino: infatti, Dio scrisse la legge, impressa nel cuore di ogni uomo, col suo dito sulle tavole di pietra. Gesù dunque è il Legislatore divino, è la Giustizia in persona che nessuno può accusare di male. E qual è la sua sentenza? “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Queste parole sono piene della forza disarmante della verità che libera, abbatte il muro dell’ipocrisia di chi si permette di definire qualcuno nel suo essere dal male che fa, come non ci fosse più possibilità di perdono e apre nella storia la rivelazione, anche per noi qui convenuti a Messa in questa quinta Domenica di Quaresima, a un di più, ad una giustizia più grande, quella dell’amore fino al perdono,  che ricrea ciò che il peccato mortale ha distrutto, che il peccato veniale ha ferito, in cui consiste il pieno compimento di ogni precetto. E’ il di più di giustizia che ha salvato anche Saulo di Tarso, trasformandolo in san Paolo, che può liberare anche noi nella celebrazione del Sacramento pasquale della riconciliazione dandoci, non definendo nessuno dal male che fa, soprattutto se di famiglia, la possibilità di una continua riconciliazione.
Quando gli accusatori “se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani”, Gesù, assolvendo la donna dal suo peccato, la introduce in una nuova vita, orientata al bene: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi tenta e ritenta di non peccare più”  con la fiducia che io porterò a compimento il tuo cammino se nel momento terminale ti trovero sempre a tentare e ritentare. La morale cristiana è una tensione continua, senza pretendere di riuscire come il bambino che nei primi passi cade dieci volte, alza lo sguardo verso la mamma e ritenta.  E’ la stessa grazia che farà dire all’Apostolo: “so soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3,14). Dio desidera per ognuno di noi soltanto il bene e la vita: Egli provvede alla salute della nostra anima per mezzo dei suoi ministri, i confessori, liberandoci dal male col Sacramento della Riconciliazione. affinché nessuno vada perduto, che tutti abbiano modo di convertirsi perché nessun peccato è imperdonabile. Uno dei momenti verso la mia vocazione al sacerdozio è stato il film sul Curato d’Ars meraviglioso nel ministero del Perdono sacramentale e come constato anche dopo 55 anni di sacerdozio fedeli che riscoprono il significato e la bellezza, risanati dall’amore misericordioso di Dio, il quale ricreando con il perdono nel Sacramento non solo non ricorda ma ci comanda di non ricordare il male perdonato nella confessione.
Impariamo dal Signore a non giudicare le persone pur giudicando ciò che è bene e ciò che è male e a non definire nessuno dal male che fa. Impariamo ad essere intransigenti con il peccato – a partire dal nostro! E indulgenti verso le persone. Ci aiuti in questo la santa Madre di Dio che, esente  da ogni colpa, è mediatrice di grazia per ogni peccatore pentito.

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