Preghiera 48

11 febbraio 2014: XXII Giornata mondiale dell’ammalato

Agli Angeli di luce dell’Immacolata di Lourdes il compito di
guarire, liberare, consolare

Omelia:
Crocefisso risorto “sarò sempre con voi”, con l’umanità nel suo insieme e con ciascuno in particolare, opererò continuamente adesso ciò che allora operavo nel ministero pubblico e oggi compio attraverso la mia Parola e i sette sacramenti da me istituiti e i sacramentali istituiti dalla mia
Chiesa. Questa sera ciò avviene attraverso il Sacramento dei malati dopo l’omelia e ilSacramentale di liberazione, guarigione, consolazione al termine della preghiera dopo la Messa.
Cristo risorto, presente, agisce nel Sacramento dei malati in grazia di Dio toccandoli attraverso l’unzione sulla fronte Per questa santa unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo- dice il ministro della Chiesa – e si risponde Amen,  e sulle mani E liberandoti dai peccati, ti salvi nella sua bontà e ti sollevi, e si risponde di nuovo Amen.
Ravvivando, personalmente in questo momento con l’ascolto della Parola di Dio, la fiducia che Cristo risorto, presente qui e ora, dispensa la sua salvezza attraverso i Sacramenti e, in modo speciale, alle persone che soffrono malattie, negatività o che sono portatrici di un handicap o avanti negli anni con limiti consistenti, attraverso la grazia, attraverso la grazia dell’Unzione degli infermi.  Per ciascuno la sofferenza, pur facendo parte di ogni esistenza umana, è sempre una straniera. La sua presenza non è mai addomesticabile. Per questo è difficile sopportarla, e più difficile ancora – come hanno fatto grandi testimoni della santità di Cristo – accoglierla come parte integrante della propria vocazione, o accettare, secondo l’espressione di Bernardette – dal 1992  il Beato Giovanni Paolo II ha voluto l’11 febbraio Giornata mondiale dell’ammalato – di “tutto soffrire in silenzio per piacere a Gesù” e così entrare a far parte in qualche modo del tesoro di compassione del Crocefisso di cui il genere umano ha bisogno. Per poter dire ciò con la semplicità della veggente è necessario aver percorso un lungo cammino non solo di preghiere ma di preghiera cioè quell’innalzare spesso durante il giorno mente e cuore a Lui attraverso Maria. In compenso, è possibile già subito rimettersi alla misericordia di Dio,  così come essa, sapendo e pensando da chi siamo toccati con l’unzione mediante la grazia del Sacramento dei malati. Bernardette stessa, che non ha mai chiesto un miracolo per lei nel corso di un’esistenza spesso segnata dalla malattia e da una grande donazione di servizio ai malati, ricevette questo Sacramento quattro volte nella modalità di estrema unzione. La grazia propria del Sacramento consiste nell’accogliere sempre più in sé Cristo come medico, come liberatore da negatività. Cristo non è medico alla maniera del mondo. Per guarirci, per non abbandonarci alla tentazione, per liberarci dal male egli non resta fuori dalla sofferenza e dalla tentazione che si esperimenta; la allevia venendo ad abitare in colui che è colpito dalla malattia, dalla tentazione, per sopportarla e viverla con Lui. La presenza di Cristo, recuperata con  la confessione, viene a rompere l’isolamento che il dolore, la malattia, la negatività provoca. Allora l’uomo non porta più da solo la sua prova ma nel noi fraterno della Chiesa, in quanto membro sofferente di Cristo, viene conformato a Lui che si offre al Padre, e in Lui partecipa al parto della nuova creazione e il soffrire diventa, come per Bernardette, luogo di apprendimento di quella speranza affidabile, in virtù della quale possiamo affrontare il nostro presente; il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino.
Senza l’aiuto del Signore, il giogo della malattia e della sofferenza è crudelmente pesante. Nel riceve il Sacramento dei malati, noi  non desideriamo portare altro giogo che quello di Cristo e con Cristo, forti della promessa che Egli ci ha fatto, che cioè il suo giogo sarà facile da portare e il suo peso leggero (Mt 11,3). Invito le persone che adesso riceveranno il Sacramento  dell’unzione dei malati a entrare consapevolmente in una simile speranza.

Finita la Messa per l’adorazione:
(196) Inni e anti sciogliamo fedeli, al divino Eucaristico Re; egli ascoso nei mistici veli, cibo all’alma fedele si dié. R)Deituoi figli lo stuolo qui prono, o Signor dei potenti, t’adora; pe ri miseri implora perdono, per i deboli implora pietà.
O Signor, che dall’Ostia radiosa, sol di pace ne parli e d’amor, in te l’alma smarrita riposa, in te spera chi lotta e chimuor. R) Dei tuoi figli

Non si può non parlare del demonio (non abbandonarci alla tentazione, liberaci dal Male), ma bisogna parlare soprattutto degli Angeli, esclusivamente al servizio di Dio e della sua attività di salvezza verso gli uomini, verso ciascuno di noi. Dio stesso attraverso la “incarnazione del Logos, del Figlio” (Gv 1,14) e la missione dello Spirito nella Chiesa di Cristo è entrato nella sua creazione e abita in essa, tra noi, in ciascuno di noi, più intimo a me che non io a me stesso. Il “regno di Dio”, attraverso Gesù di Nazareth crocifisso e risorto, è tra noi, “capo su tutta la Chiesa, che è il suo corpo, la figura compiuta di colui che riempie tutto in tutte le cose” (Ef 1,22).
Nel Nuovo Testamento troviamo gli angeli in quattro contesti:
-         l’incarnazione di Dio (i racconti dell’infanzia in Luca e Matteo);
-         in rapporto all’attività redentrice di Gesù (cioè nella cacciata dei demoni e specialmente nelle narrazioni della morte e risurrezione di Gesù);
-         inoltre negli Atti degli Apostoli, dove viene presentata l’infanzia, le origini della Chiesa, dell’evangelizzazione;
-         e infine nell’attesa del ritorno di Cristo come giudice universale (Apocalisse).
L’evento della nascita di Gesù viene preparato da “un angelo di Dio”: in Luca l’angelo Gabriele porta alla vergine Maria già sposata ma non ancora introdotta nella casa del marito l’annuncio divino che essa è chiamata a diventare “madre del Messia” per opera dello Spirito Santo, e chiarisce le sue considerazioni sul rapporto con Giuseppe, in modo che Maria può dare responsabilmente la risposta decisiva: “Ecco, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”. In Matteo appare a Giuseppe in sogno “un angelo del Signore”, che lo illumina sulla concezione da parte della sua sposa e lo convince a prenderla presso di sé. Una seconda volta l’angelo del Signore appare a Giuseppe in sogno e lo invita a fuggire in Egitto “con il bambino e sua madre”. In Luca è ancora “un angelo del Signore” che annuncia ai pastori la nascita del Messia, e con quest’angelo appare “una grande schiera dell’esercito celeste, che loda Dio con le parole che cantiamo nel Gloria delle messe festive: gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra ad ogni uomo della sua grazia, del suo amore”(Lc 2,9-14). Anche la nascita di Giovanni Battista viene annunziata a Zaccaria da un angelo.
Nella predicazione  di Gesù il discorso sugli angeli è continuo. Gli angeli di Dio si rallegrano per la conversione dei peccatori (Lc 15,10); gli angeli dei bambini contemplano il volto di Dio (Mt 18,10), e sono ancora gli angeli a condurre le anime dei morti nel mondo aldilà (Lc 16,22). Gli angeli appaiono esseri asessuati che non si sposano (Mc 12,25); e finalmente Cristo parla di più di dodici legioni di angeli che il Padre gli manderebbe in aiuto se  egli lo pregasse (Mt 26,25). Gesù dice a Natanaele: “Vedrete i cieli aperti e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” (Gv 1,51), come avviene durante ogni Messa secondo l’icona della scala di Giacobbe. Più chiaramente nella sua promessa del giudizio finale aggiunge: “…e allora manderà i suoi angeli e raccoglierà gli eletti dai quattro venti, da un’estremità della terra fino all’altra estremità del cielo” (Mc 1, 27; Mt 24,31).
Particolare significato hanno le apparizioni di angeli in rapporto alla morte, risurrezione e ascensione di Gesù. Secondo Luca 22,43, un “angelo dal cielo” conforta Cristo nell’angustia mortale dell’orto degli ulivi dove per il dolore ha sudato sangue. Nei racconti della risurrezione gli angeli giocano il ruolo di testimoni e interpreti sicuri dell’evento: così alle donne appaiono “due uomini in vesti splendenti” (Lc 24,4) o “un giovane vestito di veste candida” (Mc 16,5) o “ un angelo del Signore, la cui figura era come la folgore e la cui veste era bianca come la neve”, che era già apparso alle guardie del sepolcro e che poi informa le donne su quanto è accaduto (Mt 28,2). Queste figure annunciano che Cristo è risorto cioè sempre presente da risorto tra i suoi in modo invisibile, e comandano alle donne di portarne l’annuncio agli Apostoli cioè di evangelizzare. Secondo gli Atti degli Apostoli all’ascensione di Cristo appaiono “due uomini in vesti bianche”, che ne annunciano il ritorno nella forma gloriosa visto da tutti (Atti 1,10).
Perché così presenti nei Vangeli oggi non se ne parla molto, non ci pensiamo, non ci rivolgiamo nella preghiera sapendo che con loro il Maligno non può mai vincere?
San Raffaele è medicina di Dio, San Gabriele consolazione di Dio, Angelo mio custode mi accompagna sempre, San Michele potenza di Dio contro Satana, contro il Dragone che vuole distruggere la grammatica della creazione, della natura, protettore della Chiesa apparendo sul Monte Gargano nel V secolo e ad esso  Leone XIII, di fronte allo scatenarsi di Satana, lo invocò così:

San Michele Arcangelo, difendici nella lotta,
sii nostro presidio contro le malvagità
e le insidie del demonio,
Capo supremo delle milizie celesti,
fa sprofondare nell’inferno, con la forza di Dio,
Satana e gli altri spiriti Maligni
che vagano per il mondo
per la perdizione delle anime. Amen


Il servizio degli Angeli per Cristo si prolunga negli Atti degli Apostoli come servizio alla causa di Cristo nel Suo corpo di risorto, nella sua Chiesa fin dalle origini. Se gli Apostoli sono i  portatori della missione di Cristo (Gv 20,21): “come il padre ha mandato me, così io mando voi”, il servizio degli angeli deve continuare come servizio per gli Apostoli, i loro successori in continuità nella Chiesa. Atti 5,19s racconta che un “angelo del Signore” libera gli Apostoli dal carcere e li incoraggia: “Andate, fate la vostra apparizione al tempio e ivi annunciate al popolo tutte le parole di vita”. Viene narrata diffusamente la miracolosa liberazione di Pietro dal carcere, dopo che Erode, poco tempo prima, aveva fatto uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni (Atti 12, 1-11). Alla fine Pietro conferma: “Ora so con verità: il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato alla mano di Erode e all’attesa del popolo giudaico”. In questa frase prende voce la fede della chiesa primitiva nella potenza liberatrice, guaritrice, consolatrice dell’angelo e nel suo continuo servizio se glielo permettiamo invocandolo, pregandolo. Nella sua predica Stefano accenna all’angelo anche nella storia di Mosè, che lo avrebbe mandato nel roveto e attraverso il quale  sarebbe stata data sul Sinai, scritta sulla pietra, quella Legge (Atti 7,30.35.53) che è nel cuore di ogni uomo. Un “angelo del Signore” invia Filippo sulla strada verso Gaza, dove egli battezza l’eunuco della regina d’Etiopia (Atti 8,26-39). Un angelo chiama il capo Cornelio perché faccia venire Pietro da Joppe e si faccia battezzare (Atti 10,3). Ciò che l’angelo significa per Cornelio, per Pietro lo significano le voci dall’alto e lo Spirito, che lo spingono a questa svolta decisiva e perenne della giovane chiesa: il Risorto non è solo per i giudei, come Gesù  prima di morire e risorgere, ma per tutti gli uomini cioè è universale, cattolico (Atti 11, 7.12).
Il servizio degli angeli per il regno di Dio, per la Chiesa trova la sua più alta e ultima rappresentazione  ispirata nell’Apocalisse di Giovanni. E’ un “angelo di Dio” a portare in una Domenica a Giovanni la rivelazione; e le sette comunità a cui egli deve inviare le lettere di conversione sono rappresentate da sette stelle alla destra di Cristo, che significano gli angeli (l’angelo custode di ogni comunità, di ogni famiglia, di ogni persona). Anche quando l’uomo sedotto da Satana provoca disastri sono gli angeli del castigo ad operare direttamente per la rovina di Babilonia e finalmente un angelo incatena Satana per mille anni (Ap 20, 1-3). Ma il fine degli Angeli nell’Apocalisse è di portare nella liturgia eterna la liturgia terrena, il culto dell’intera creazione; come fanno gli angeli e gli esseri che stanno davanti “all’Anziano sul trono (Dio Padre) e all’Agnello (sgozzato ma ritto in piedi cioè morto e risorto) che è stato immolato e che vive”. In questo culto tornano sempre a riunirsi i “quattro esseri viventi”  cui appare unificata la realtà piena di mistero e di potenza dei cherubini e dei serafini: Essi gridano: “Santo, santo, santo, santo è il Signore che è e che viene”. Ma anche i rappresentanti dell’Antica e della Nuova Alleanza con i loro angeli si prostrano davanti al trono e cantano: “Tu sei degno, nostro Signore e Dio, di ricevere la lode e l’onore e la potenza; perché tu crei tutte le cose e attraverso la tua volontà esse furono create ed esistettero; e finalmente “gli angeli” il cui numero viene calcolato “a miriadi di miriadi e a miglia di migliaia”Essi tutti insieme cantano i loro inni, soprattutto alla presenza di Cristo, l’Agnello sgozzato e ritto in piedi, morto e risorto è degno, che con il suo sangue ha comprato uomini di ogni tribù, lingua e nazione, “affinché essi diventino per il nostro Dio un regno di sacerdoti (ponti tra il visibile e l’invisibile, tra l’umano e il divino). Il loro canto suona così”L’Agnello che è stato immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore, gloria e lode” (5,12). Il senso di questa liturgia celeste, collegata con la liturgia terrena, è di accordare nel suo giubilo l’intera creazione ferita, per iniziativa del diavolo, dal peccato fin dalle origini, ricreata dalla risurrezione: “E ogni creatura che è nel cielo cioè nella zona di Dio e sulla terra e sotto terra (Fil 2,10) e sul mare, e tutto ciò che essi contengono, sentii che dicevano: “A Colui che siede sul trono, e all’Agnello, la lode, l’onore, la gloria e la potenza nei secoli dei secoli” (5, 13). Qui si chiude il circolo della rivelazione pubblica sugli angeli; qui emerge il senso ultimo della dottrina degli angeli: gli angeli buoni sono quelle creature di Dio  che realizzano il significato più profondo  dell’essere creature, come siamo anche noi: non solo la loro azione di difesa dagli angeli cattivi, ma il loro stesso essere consiste nell’ascoltare Dio, Creatore e Signore,  e nella gioia di servire a Lui solo servendo gli uomini e il creato. Non avere presente mai questa realtà meravigliosa, di fronte alla quale il demoniaco, pur tremendo, è ben piccola cosa, è una omissione che mi è stato rimproverato di non averne mai parlato. E in questo momento lo preghiamo e lo cantiamo.

Dio del cielo e della terra
Dio degli angeli e degli arcangeli,
liberaci da ogni potere,
inganno e perversità degli spiriti infernali
e conservaci incolumi da ogni male. Amen

(222) 1. Lodate Dio, schiere beate del  cielo: lodate Dio, genti di tutta la terra: cantate a lui, che l’universo creò con somma sapienza e splendore.
2. Lodate Dio, Padre che dona ogni bene. Lodate Dio, ricco di grazia e perdono: cantate a lui, che tanto gli uomini amò da dare il suo unico Figlio.
3. Lodate Dio, spirito e vita dei cuori; lodate Dio, fonte di grazia e salvezza: cantate a lui, che chiama tutti a virtù; nell’intimo insegna sapienza.
Lodate Dio, uno e trino Signore; lodate Dio, meta e premio dei buoni; cantate a lui, sorgente d’ogni bontà, per tutti i secoli. Amen.

Abbiamo visto l’orizzonte biblico ed ecclesiastico, rivelato sugli angeli. Ma essi hanno un posto anche nelle apparizioni mariane. Prendiamo quella di Fatima riconosciuta dalla Chiesa con due papi che sono andati in pellegrinaggio: Paolo VI e Giovanni Paolo II.
Nella primavera del 1916, Lucia (  22 marzo 1907- 13 febbraio 2005) va a sorvegliare un gregge con Francisco Marto (11 giugno  1908 – 4 aprile 1919), suo cugino di nove anni, e Jacinta, di sei anni (1° marzo 1910 – 20 febbraio 1920), sorella di Francisco. Lei li invia a pregare. Tutti e tre vedono “avanzare verso di loro …la stessa figura di luce”: “Si tratta di un giovane uomo di quattordici o quindici anni, più bianco della neve, di grande bellezza. Il sole lo rendeva trasparente come il cristallo. Arrivò presso di noi e ci disse: “Non temete, sono l’angelo della pace, pregate per me”. E inginocchiandosi a terra, egli china la fronte fino al suolo e ci fa ripetere tre volte queste parole (per insegnarcele): “Mio Dio, io credo, io adoro, io spero e vi amo. Io chiedo perdono per quelli che non credono, che non sperano, che non vi amano. Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi adoro profondamente e vi offro i preziosissimi Corpo, Sangue, Divinità e Anima di Nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi dai quali Lui stesso viene offeso”.
Nell’estate del 1916, l’angelo dice loro: “Che fate? Pregate, pregate molto. I Sacri Cuori di Gesù e di Maria hanno per voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all’Altissimo preghiere e sacrifici”. Io, Lucia, domandai, “Che cosa dobbiamo sacrificare?”. “Tutto ciò che potete: offrite a Dio in sacrificio un atto di riparazione per i peccati dai quali Egli è offeso e suppliche per la conversione dei peccatori. Attirate così la pace sulla vostra patria. Io sono il suo angelo custode, l’angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che Dio vi manderà”.
Un’ultima apparizi0pone nel 1916. Lucia “Appena arrivati, recitammo le preghiere dell’angelo: “Mio Dio, io credo…” non so quante volte. E vediamo brillare, al disopra di noi, una luce sconosciuta. Ci alziamo per vedere quello che succede e vediamo l’angelo che tiene nella mano sinistra, sulla quale era sospeso, un calice. Un’ostia dalla quale cadono alcune gocce di sangue. L’angelo lasciò il calice sospeso in aria, si inginocchiò vicino a noi e ci fece ripetere tre volte (sempre per insegnarcela):“Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente nei tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze per le quali Egli viene offeso, e per i meriti infiniti del suo Sacratissimo Cuore e del Cuore immacolato di Maria, io vi imploro la conversione dei poveri peccatori”. Poi, si alzò in piedi e prese nelle sue mani il calice e l’ostia. Diede a me la santa ostia e divise il santo calice tra Jacinta e Francisco dicendo: “Prendete e bevete il corpo e il sangue di Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate ai loro crimini e consolate il nostro Dio”: e inchinandosi a terra nuovamente, ripeté con noi ancora tre volte la stessa preghiera e poi scomparve”.
IL 13 ottobre 1917 per l’ottava apparizione  della Madonna del Rosario, si radunano 50.000 persone  e tutti vedono il sole che danza e il reporter del quotidiano liberale di Lisbona seculoun ex seminarista diventato anticlericale, descrive obiettivamente il fenomeno, contrario alla sua attesa:La pioggia si interrompe, e…si assiste allora a uno spettacolo unico, incredibile per chi non ne è stato testimone. Dalla strada dove si sono raggruppati i carri…si vede l’immensa folla girarsi verso il sole che appariva, sgombro dalle nuvole, allo zenit. Assomiglia a un disco opaco d’argento, è possibile fissarlo senza il minimo sforzo. Non brucia gli occhi, non acceca. Si direbbe un’eclisse. Ma sorge un clamore colossale: “MiracoloMiracolo”.

(184) 1. Il tredici maggio apparve Maria a tre pastorelli in Cova d’Iria. R) Ave.
2. Splendente di luce veniva Maria: il volto suo bello un sole apparia. R) Ave.
3. Dal cielo è discesa a chieder preghiera pei gran peccatori, con fede sincera. R
4. In mano un rosario portava Maria, che addita ai fedeli del cielo la via. R).
5.Un inno di lode s’innalza a Maria, che a Fatima un giorno raggiante apparia.
6. O madre pietosa, la stella sei tu che al cielo ci guidi, ci guidi a Gesù. R)..

Venire processionalmente, incominciando da quelli in fondo alla Chiesa, per l’unzione con l’olio benedetto, è il sacramentale cioè l’essere, anche questa sera, raggiunti, toccati attraverso il segno sensibile dell’azione del Risorto mentre abbiamo presenti quelle speranze di liberazione, di guarigione, di consolazione, per cui siamo qui convenuti in preghiera con sempre, però, all’orizoznte la grande speranza, la speranza affidabile, la grande e sicura meta che giustifica anche la fatica del cammino. Attendendo seduti possiamo tornare, attraverso i fogli, su qualche punto che lo Spirito santo ci ha fatto particolarmente comprendere, gustare e a cui convertirci in rapporto al vissuto personale, coniugale, verginale, comunitario, parrocchiale, sociale e quindi cantare o ascoltare il canto proposto come preghiera.

(67) O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima, solo in Te il mio cuore si abbandonerà. Perché tutto è vano se contemplo Te.
Ora guardo l’ostia, che si cela a me, ardo dalla sete di vedere Te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso luce, sidisvelerà. Amen

Preghiamo. Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu, che nell’annunzio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del Figlio tuo contro Satana, per la sua passione e la sua croce cioè per il suo amore guidaci alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.

Amen

Dio sia benedetto…

Ed ora il sacramentale dell’acqua benedetta ed esorcizzata

Preghiamo. Signore Dio onnipotente fonte e origine della vita dell’anima e del corpo, benedici + quest’acqua e fa che ce ne serviamo con fede pe implorare il perdono dei nostri peccati e la grazia di essere sorretti in ogni infermità e difesi da ogni insidia del nemico. La tua misericordia, o Padre, faccia scaturire per noi l’acqua viva della salvezza, perché possiamo accostarci a te, con cuore puro e fuggire ogni pericolo dell’anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore.

Amen

Prossimo incontro martedì 11 marzo

(187) Immacolata …

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