Evangelizzazione e matrimonio in un mondo scristianizzato

Il matrimonio sacramento, costituisce in se stesso, un Vangelo, una Buona Notizia, una Nuova Evangelizzazione per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato

“In questi giorni rifletteremo in particolare sulla famiglia, che è la cellula fondamentale della società umana. Fin da principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e
sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino.

La nostra riflessione avrà sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e di sofferenze, come tutta la vita. Cercheremo di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare nelle condizioni attuali. Facciamolo con profondità e senza cadere nella “casistica”, perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro. La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli  in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa  e piena d’amore” (Papa Francesco, Concistoro straordinario, 20 febbraio 2014).

“Il messaggio della Parola di Dio si può riassumere nell’espressione contenuta nel Libro della Genesi e ripresa da Gesù stesso: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 2,24; Mc 10, 7-9). Che cosa dice oggi a noi questa Parola? Mi sembra che ci inviti a renderci più consapevoli di una realtà già nota ma forse non pienamente valorizzata: che cioè il matrimonio, costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato. L’unione dell’uomo e della donna, il loro diventare “un’unica carne” nella carità, nell’amore fecondo e indissolubile, è segno che parla di Dio con forza, con una eloquenza che ai nostri giorni è divenuta maggiore, perché purtroppo, per diverse cause, il matrimonio, proprio nelle regioni di antica evangelizzazione, sta attraversando una crisi profonda. E non è a caso. IL matrimonio è legato alla fede, non in senso generico. Il matrimonio, come unione d’amore fede e indissolubile, si fonda sulla grazia che viene da Dio Uno e Trino, che in Gesù Cristo ci ha amati d’amore fedele fino alla Croce. Oggi siamo in grado di cogliere tutta la verità di questa affermazione, per contrasto con la dolorosa realtà di tanti matrimoni che purtroppo finiscono male. E, come la Chiesa afferma e testimonia da tempo, il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione. Questo si verifica già in molte esperienze, legate a comunità e movimenti, ma si sta realizzando sempre più anche nel tessuto delle diocesi e delle parrocchie, come ha dimostrato il recente Incontro Mondiale delle Famiglie.

Una delle idee portanti del rinnovato impulso che il Concilio Vaticano II ha dato all’evangelizzazione è quella della chiamata universale alla santità, che in quanto tale riguarda tutti i cristiani (LG 39-42). I santi sono i veri protagonisti dell’evangelizzazione in tutte le espressioni. Essi sono, in particolare, anche i pionieri e i trascinatori della nuova evangelizzazione: con la loro intercessione e con l’esempio della loro vita, attenta alla fantasia dello Spirito santo, essi mostrano alle persone indifferenti o addirittura ostili la bellezza del Vangelo e della comunione in Cristo, e invitano i credenti, per così dire, tiepidi, a vivere con gioia di fede, speranza e carità, a riscoprire il “gusto” della Parola di Dio e dei Sacramenti, in particolare del Pane di vita, l’Eucaristia. Santi e sante fioriscono tra i generosi missionari che annunciano la Buona Notizia ai non cristiani, tradizionalmente nei paesi di missione e attualmente in tutti i luoghi dove vivono persone non cristiane. La santità non conosce barriere culturali, sociali, politiche, religiose. Il suo linguaggio – quello dell’amore e della verità – è comprensibile per tutti gli uomini di buona volontà e li avvicina a Gesù Cristo, fonte inesauribile di vita nuova….

Lo sguardo sull’ideale della vita cristiana, espresso nella chiamata alla santità, ci spinge a guardare con umiltà alla fragilità di tanti cristiani, anzi il loro peccato personale e comunitario, che rappresenta un grande ostacolo all’evangelizzazione, e a riconoscere la forza di Dio che, nella fede, incontra la debolezza umana. Pertanto, non si può parlare della nuova evangelizzazione senza una disposizione sincera di conversione. Lasciarsi riconciliare con Dio e con il prossimo (2 Cor 5,20) è la via maestra della nuova evangelizzazione. Solamente purificati, i cristiani possono ritrovare il legittimo orgoglio della loro dignità di figli di Dio, creati a sua immagine e redenti con il sangue prezioso di Gesù Cristo, e possono sperimentare la sua gioia per condividerla con tutti, con i vicini e con i lontani” (Benedetto XVI, Santa Messa per l’apertura del Sinodo dei Vescovi, Omelia, 7 ottobre 2012).

Dalla Evangelii gaudium di Papa Francesco: “La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia. Come insegnano i Vescovi francesi non nasce “dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell’impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale”. L’individualismo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari. L’azione pastorale deve mostrare ancora meglio che la relazione con il nostro padre esige e incoraggia una comunione che guarisca, promuova e rafforzi i legami  interpersonali” (nn. 66-67).

Erano oltre 150 i cardinali presenti nell’aula nuova del Sinodo per l’apertura del primo Concistoro straordinario dell’era di Papa Francesco.
Al centro del summit la famiglia con la breve introduzione di Papa Francesco e la lunga relazione introduttiva del cardinale tedesco Walter Kasper, con particolare attenzione al tema delle situazioni dei coniugi divorziati e risposati: “Cerchiamo  di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare nelle condizioni attuali. Facciamolo con profondità e senza cadere nella “casistica” perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro, ha detto il Papa introducendo i lavori con parole profondamente meditate e pesate”, ha specificato il portavoce padre Federico Lombardi, il quale riferendo della relazione di Kasper (e in particolare sul tema dei divorziati risposati) ha detto che l’impostazione di fondo è “di andare al di là del rigorismo e del lassismo, coniugando in modo credibile il binomio inscindibile tra la fedeltà alle parole di Gesù e la misericordia nell’azione pastorale della Chiesa”.
“Io – Kasper – ho parlato del discernimento, ci sono situazioni molto diversificate, ci sono regole generali ma poi anche situazioni concrete. Il Papa ha parlato di pastorale intelligente, coraggiosa e piena di amore, intelligenza pastorale, io ho parlato di discernimento delle situazioni concrete: le singole persone non sono solo dei casi ma hanno la loro dignità che va riconosciuta”.
Sarà questo uno dei temi più scottanti della discussione che poi si riproporrà nel sinodo straordinario di Ottobre. “Non si può parlare in generale. Faccio un esempio: sono stato vescovo per dieci anni e quando ero vescovo è venuto da me un parroco che mi ha parlato di una madre (che era divorziata risposata) e stava preparando il figlio alla prima comunione. Il figlio avrebbe fatto la comunione e lei no. Ora, mi domando, è possibile questo? C’è il pentimento, la misericordia e il perdono di Dio. Possiamo negare la remissio peccato rum?”. Di fronte alla domanda: C’è il rischio di una spaccatura all’interno del collegio cardinalizio? “No – ha dettoKasper – questo è un contesto sinodale, bisogna raggiungere il consenso, abbiamo bisogno di scambi,argomenti e anche preghiere”.

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