Preghiera 46

10 dicembre
L’azione del Maligno contro  l’avvenimento di Cristo permane nella storia ma non più con la possibilità di vincere che ha avuto
prima dell’Incarnazione

Salmo: Ecco, viene il Signore, re della gloria.

Omelia con la liturgia della quarta domenica di Avvento
Non c’è concezione cristiana completa della vita dell’uomo e della storia se si dimentica un particolare fondamentale: l’opposizione continua del Maligno alla presenza e azione del Crocefisso Risorto nella e attraverso la Chiesa nel mondo, opposizione che permane fino al compimento della storia causando errori, sventure, negatività, malattie, ma non più con la possibilità di vincere che ha avuto prima
dell’Annunciazione, dell’Incarnazione perché Dio che possiede un volto umano, morto e risorto, è unito a ciascuno di noi aperti a Lui  con il Suo amore, con il Suo perdono ed è  più forte del Maligno e ci libera se con la preghiera lo lasciamo agire.
Nell’Avvento – Natale la Chiesa, anche noi convenendo in preghiera, rendiamo attuale  ciò che, memorizzando, è avvenuto allora 2013 anni fa nell’Annunciazione a Maria il 25 marzo e nell’Incarnazione del Natale il 25 dicembre (CCC 521). Memorizzando qui, questa sera in preghiera, questo mistero dell’Emmanuele, del Dio sempre con noi nella storia,  con Lei assunta, viva nell’anima e nel corpo, qui pure presente che ci porta a viverlo con Lui e in Lui,   eucaristicamente dinanzi a noi, e lasciarci liberare, guarire e consolare in tutte le nostre tribolazioni.

Il “sì” che ha cambiato la storia
L’Annunciazione, narrata all’inizio del vangelo di san Luca, è un avvenimento storico, reale, umile, nascosto – nessuno lo vide, nessuno lo conobbe, se non Maria – ma nel tempo stesso decisivo per la storia dell’umanità anche per la liberazione dal Maligno e da tutto il male che da lui proviene. Quando la Vergine disse il suo “sì” all’annuncio dell’angelo, Gesù, il Figlio di Dio, fu concepito nel suo grembo come uomo e con Lui incominciò la nuova era della storia, che sarebbe stata poi sancita nella Pasqua di morte e risurrezione come “nuova ed eterna alleanza”, nuova era che stiamo vivendo. In realtà, il “sì” di Maria, opposto al no del demonio all’origine della prima disgrazia dell’umanità, è il riflesso perfetto di quello di Cristo stesso quando entrò nella storia per unirsi con ogni uomo: “Ecco, io vengo per compiere, o Padre, la tua volontà” (Eb 10,7). L’obbedienza del Figlio si rispecchia nell’obbedienza della Madre e così, per l’incontro di questi due “sì”, Dio ha potuto assumere un volto di uomo, incarnarsi, amarci, amarmi fino al perdono, liberarci dall’azione del Maligno e dalla morte, sanarci o almeno consolarci con una speranza affidabile in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica dell’attesa e del cammino.
Contemplando l’icona stupenda della Vergine Santa, nel momento in cui riceve il messaggio divino e dà la sua risposta (Lc 1,26-38), veniamo interiormente illuminati dalla luce di verità che promana da quel mistero. In particolare sull’importanza della verginità di Maria, del fatto cioè che ella ha concepito Gesù non da seme maschile ma verginalmenteSullo sfondo dell’avvenimento di Nazareth c’è la profezia di Isaia secoli prima: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che si chiamerà Emmanuele cioè Dio con noi” (Is7,14). Questa antica promessa ha trovato compimento sovrabbondante nell’Incarnazione del Figlio di Dio che possiede un volto umano. Infatti, non solo la Vergine Maria ha concepito, ma lo ha fatto per opera dello Spirito Santo, cioè di Dio stesso. L’essere umano che comincia a vivere nel suo grembo prende la carne del primo Adamo da Maria, ma la sua esistenza di nuovo Adamo deriva totalmente da Dio. E’ pienamente uomo come noi, fatto di terra – per usare il simbolo biblico – ma  la sua persona è divina,  viene dall’alto, dal cielo cioè dalla zona trinitaria di Dio, dove l’angelo ribelle non ha più niente da fare in rapporto con gli angeli fedeli, guidati da san Michele che lo ha fatto precipitare sulla terra. Il fatto che Maria concepisca rimanendo vergine è dunque essenziale per la conoscenza dell’umanità divino- umana di Gesù e per la nostra fede, perché testimonia che l’iniziativa è stata di Dio e sopratutto rivela chi è il concepito che in questo momento, morto e risorto, è anche qui dinnanzi a noi, dinnanzi a me. Come dice il vangelo: “Perciò colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc1,35), il più forte, il vincitore del Maligno anche  nella zona umana, Maligno ancora pure forte di fronte a noi. In questo senso, la verginità feconda di Maria e la divinità di Gesù si garantiscono reciprocamente.
Ecco perché è così importante quell’unica domanda che Maria, “molto turbata” anche per come dirlo al promesso sposo Giuseppe come abbiamo sentito nel Vangelo di Matteo, rivolge all’Angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco (cioè non ho rapporto sessuale con) uomo?” (Lc 1,34). Nella sua semplicità, Maria è sapientissima nel chiedere ragione: non dubita del potere di Dio, ma sente il bisogno di capire meglio la sua volontà, per conformarsi completamente e responsabilmente a questa volontà nel cogliersi dono del Donatore divino cioè nella verità del suo essere dono, verità che rende liberi se accolta: l’obbedienza a Dio ci realizza sempre, non ci toglie niente, ci fa forti, liberi, quindi felici! Maria è sorpresa dall’azione inimmaginabile di Dio, eppure occupa perfettamente il posto che, al centro di esso, le è stato assegnato. Il suo cuore e la sua mente sono pienamente umili cioè veri e, proprio per la sua umiltà, Dio attende il “sì” libero, di amore di questa fanciulla quindicenne per realizzare il suo disegno di salvezza. Rispetta la sua dignità e la sua libertà. Lucifero era il più bello di tutte le creature angeliche e non ha voluto, pur cogliendosi totalmente dono del Donatore divino, accogliersi come tale cioè ubbidire distruggendo in se stesso il proprio essere dono, perfino il desiderio della verità, della bellezza, della bontà cioè di Dio e la disponibilità all’amore misericordioso. Tutto è diventato in lui menzogna calpestando in se stesso l’amore. E’ questo un rischio terribile in agguato anche in tutti noi, pure creature libere, per cui giunti con questo eventuale atteggiamento di falsità, di disobbedienza al momento terminale della vita non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del nostro essere dono, del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola inferno: o Gesù mio, perdona le nostre colpe, le mie colpe, preservaci, preservami dal fuoco dell’inferno…. Invece il “sì” di Maria implica l’insieme di maternità divina e verginità e accogliendosi umilmente cioè veramente come dono desidera che tutto in Lei vada secondo la volontà divina, a gloria di Dio, e il Figlio che nascerà da Lei possa essere tutto dono di Grazia.
La verginità feconda di Maria è unica e irripetibile, ma il suo significato spirituale riguarda ogni creatura umana come dono nel proprio e altrui essere del Donatore divino, ogni cristiano, ognuno di noi: nella Tua volontà, o Dio, è la nostra libertà, la nostra sicurezza, la nostra pace. Il significato di ogni essere umano, in sostanza, è legato alla ragione e alla fede: infatti, chi confida nella ragione cogliendosi e accogliendosi come dono del Donatore divino nella verità e profondamente nella fede nell’amore misericordioso di Dio, accoglie la presenza del Crocefisso risorto, la sua vita divina, per l’azione dello Spirito Santo, l’Amore nella Trinità e di conseguenza è totalmente aperto, come figlio nel Figlio, al prossimo, orienta in ogni momento di vita l’intero suo essere e il suo andare  verso Dio, vive operosamente nell’attesa (i primi sedici giorni dell’Avvento è per ravvivare questa attesa del ritorno glorioso e averla dinnanzi, di fronte ad ogni scelta particolare, perché questa è la moralità: questo mi serve per la meta ultima il Paradiso?) anticipa già in questa vita il compimento felice  pur tra tante tribolazioni. E’ questo il Mistero del Natale che troppe distrazioni rischiano di oscurare…porta in cielo tutte le anime, la mia anima, specialmente le più bisognose della tua misericordia!.

Tutti insieme come preghiera dei fedeli:
O Vergine immacolata, in questo momento vorrei affidarti specialmente i “piccoli” della mia parrocchia che celebra Santa Lucia: i bambini, anzitutto, perché siano custoditi dal Maligno, e soprattutto quelli gravemente ammalati, i ragazzi disagiati, disorientati e quanti subiscono le conseguenze di pesanti situazioni familiari. Veglia su di loro e fa che possano sentire, nell’affetto e nell’aiuto di chi sta loro accanto primi fra tutti papà e mamma, il calore dell’amore di Dio Padre attraverso la  tenerezza! Ti affido, o Maria, gli anziani soli, gli ammalati, gli immigrati che fanno fatica ad ambientarsi e ad integrarsi, i nuclei familiari che stentano in questa crisi a far quadrare il bilancio e le persone che non trovano occupazione, o hanno perso un lavoro indispensabile per andare avanti. Insegnaci, Maria, ad essere solidali con chi è in difficoltà, a colmare le sempre più vaste disparità sociali; aiutaci a coltivare un più vivo senso del bene comune, del rispetto di ciò  che è pubblico, spronarci a sentire l’ambiente sociale da cui veniamo – come patrimonio di tutti, e a fare la nostra parte per costruire una società più giusta e solidale: anche questo ci custodisce dall’azione del Maligno!
O Madre Immacolata, che sei per tutti segno di sicura speranza e consolazione, fa che ci lasciamo attrarre dal tuo candore immacolato. La tua bellezza – Tota pulchra – ci assicura che è possibile la vittoria dell’amore anche sull’odio di Satana; anzi, che è certa; ci assicura che la grazia è più forte del peccato, che è possibile non soccombere nella tentazione. Sì, o Maria, tu ci aiuti a credere con più fiducia nel bene, sulla non violenza, sulla forza della verità e dell’amore, ci incoraggi a rimanere svegli, a non definire nessuno da quello che fa, a non cedere alla tentazione di facili evasioni, ad affrontare con pazienza la realtà coi suoi problemi, con coraggio e responsabilità. Così hai fatto tu, giovane donna, chiamata a rischiare tutto sulla Parola del Signore. Liberaci dalle negatività del Maligno, se è un bene dalla malattia, rimanere sereni in tutte le tribolazioni.

(162) 1. Giovane donna, attesa dell’umanità: un desiderio d’amore e pura libertà. Il Dio lontano è qui vicino a te, voce  e silenzio, annuncio di novità. R) Ave, Maria. Ave, Maria.
2. Dio  t’ha prescelta, qual madre piena di bellezza e il suo amore t’avvolgerà con la sua ombra. Grembo per Dio venuto sulla terra, tu sarai madre di un uomo nuovo. R) Ave, Maria,. Ave, Maria.
3. Ecco l’ancella che vive della tua parola, libero il cuore perché l’amore trovi casa. Ora l’attesa è densa di preghiera e l’uomo nuovo è qui, in mezzo a noi. R) Ave, Maria. Ave, Maria

 Alla fine della Messa per l’Esposizione:
(354) 1. Venite, fedeli, l’Angelo c’invita, venite, venite a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. R) Venite, adoriamo, venite, adoriamo, venite adoriamo il Signore Gesù.
2. La luce del mondo brilla in una grotta: la fede ci guida a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. R) Venite…
3. La notte risplende, tutto il mondo attende: seguiamo i pastori a Betlemme! Nasce per noi Cristo salvatore. R) Venite…
4. Il Figlio di Dio, re dell’universo, si è fatto bambino a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. R) Venite…

L’Incarnazione cioè Dio si fa presente non solo attraverso la creazione, ma personalmente nella storia, Dio con noi, con ciascuno di noi
Ci colpisce sempre e ci fa riflettere a Natale, il fatto che quel momento decisivo per il destino dell’umanità, il momento in cui Dio si fece uomo anche per liberarci dalla schiavitù del Maligno precipitato dalla zona di Dio cioè dal cielo sulla terra, non ha nulla di spettacolare, è avvolto da un grande silenzio. L’incontro tra il messaggero divino e la Vergine immacolata passa del tutto inosservato: nessuno sa, nessuno ne parla se non Maria alla prima comunità cristiana dalla quale i Vangeli di Luca e Matteo hanno attinto. E’ un avvenimento che, se accadesse ai nostri tempi, non lascerebbe traccia nei giornali e nelle riviste, perché è un mistero che accade nel silenzio. Ciò che è veramente grande, divino non fa spettacolo, passa inosservato da chi è distratto o ha altri idoli e il quieto silenzio, il raccoglimento si rivela più fecondo del frenetico agitarsi che caratterizza spesso i nostri ambienti natalizi, ma che – con le debite proporzioni – si viveva già in città importanti come la Gerusalemme di allora. Quell’attivismo che ci rende incapaci di fermarci, di guardarci negli occhi, di stare in momenti tranquilli, di ascoltare a lungo il silenzio in cui il Signore si fa sentire vicino con la sua voce discreta. Maria, quel giorno in cui ricevette l’annuncio dell’Angelo, era tutta raccolta e al tempo stesso aperta all’ascolto di Dio. In lei non c’era ostacolo, non c’è schermo, non c’è nulla che la separi da Dio e possa dare spazio al Maligno. Questo è il significato del suo essere senza peccato originale, senza l’originaria tendenza al male con cui si è concepiti tutti, tranne lei : la sua relazione con Dio è libera da qualsiasi pur minima incrinatura; non c’è separazione, non c’è ombra di egoismo, di autoreferenza, ma una perfetta sintonia: il suo piccolo cuore umano di ragazza quindicenne è perfettamente in relazione libera, di amore, “centrato” nel grande cuore di Dio. Quanto è importante anche per noi per non soccombere nella tentazione ed essere liberi dal Maligno non solo le preghiere, ma la preghiera cioè quell’innalzare spesso, anzi in continuità, durante tutto il girono mente e cuore a Dio mentre si lavora o si riposa o ci si diverte, come pure nelle veglie notturne. Ravvivare l’attesa in questi giorni di avvento e soprattutto dal 17, nella novena di Natale.

(192) 1. Innalzate nei cieli lo sguardo:la salvezza di Dio è vicina. Risvegliate nel cuore l’attesa per accogliere il Re della gloria. R)Vieni Gesù, Vieni Gesù, discendi dal cielo, discendi dal cielo.
2. Sorgerà dalla casa di David il Messia da tutti invocato: prenderà da una Vergine il corpo per potenza di Spirito Santo. R) Vieni…
3. Benedetta sei tu, o Maria, che rispondi all’attesa del mondo: come aurora splendente di grazia porti al mondo il sole divino. R) Vieni…
4. Vieni, o Re, discendi dal cielo, porta al mondo il sorriso di Dio: nessun uomo ha visto il suo volto, solo tu puoi svelarci il mistero. R) Vieni…

C’è una seconda cosa, ancora più importante, che l’Immacolata ci dice, ed è che la salvezza del mondo non è opera dell’uomo – della scienza, della tecnica, dell’ideologia che pur potendo molto non possono tutto – ma viene dalla grazia cui cooperare. Che significa questa parola? Grazia vuol dire l’Amore nella sua purezza e bellezza, è Dio stesso così come si è rivelato progressivamente nella storia salvifica narrata nella Bibbia dell’Antico Testamento e compiutamente in Gesù Cristo nel Nuovo. Maria è chiamata la “piena di grazia” (Lc 1,28), è l’unica creatura che non è mai caduta in peccato e il Maligno non può nemmeno permettersi di chiamarla per nome: “quella là” così si esprime nelle possessioni.  Con questa identità ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita e nella storia del mondo, ci ricorda che la potenza dell’amore misericordioso di Dio è sempre più forte del male nonostante le apparenze di certi momenti storici, può colmare i vuoti che l’egoismo provoca nella storia delle persone fino al momento terminale, delle famiglie, delle nazioni, del mondo. Questi vuoti possono diventare addirittura degli anticipi infernali, dove la vita umana viene come tirata verso il basso e verso il nulla, perde di senso e di luce. I falsi rimedi che il mondo propone per riempire questi vuoti – la droga, il permissivismo – in realtà allargano la voragine. Ma non viene mai meno la possibilità  dell’amore divino più grande di ogni male: un amore che ha in sé la purezza della grazia – di Dio misericordioso che ricrea e rinnova – e che così può immettere nei polmoni intossicati nuovo ossigeno, aria pulita, nuova energia di vita. Maria ci dice che, per quanto nella storia l’uomo possa cadere in basso, non  è mai troppo in basso per Dio, il quale in Gesù,  lui innocente si è fatto peccato, è disceso fino alla morte, agli inferi; per quanto il nostro cuore, sedotto da Satana, sia sviato, Dio è sempre “più grande del nostro cuore” (1 Gv 3,20), “oggi stesso – al ladrone pentito – sei con me in paradiso”. Il soffio mitedella grazia del perdono può disperdere le nubi più nere, può rendere sempre di nuovo la vita bella e ricca di significato anche nelle situazioni più disumane. Il demonio può tentare di farci soccombere in scelte cattive, ma soprattutto nella tentazione della disperazione, del pessimismo, della depressione oggi così diffusa. Il “gaudio del Vangelo” che Papa Francesco (acquistatela tutti questa pastorale di 220 pagine “Evangelii gaudium”) propone non è semplicemente un sentimento psicologico o effetto di medicine necessarie per curare  i sintomi, è la gioia della persona rinata nel Battesimo, perdonata nel secondo Battesimo, la prossima confessione natalizia, sperimentata nella prossime comunioni natalizie (a Natale se ne possono fare tre partecipando a tre messe) cioè nella vita di grazia, della misericordia che perdona chi consapevole del proprio peccato si lascia perdonare, della luce che la fede in Gesù Cristo getta su tutta la nostra vita personale, familiare, comunitaria sociale. Di fronte alla tentazione di Satana, del Dragone, oggi più terribile nella disperazione di chi senza lavoro non lo cerca neppure, porta luce sul creato, sulla Chiesa, sull’umanità, sulla storia.

(87) 1.Hai cercato la libertà lontano, hai trovato la noia e le catene. Hai vagato senza via, solo, con la tua fame. R) Apri le tue braccia, corri incontro al Padre: oggi la sua casa sarà in festa per te.
2. Se vorrai spezzare le catene, troverai la strada dell’amore, la tua gioia canterai: questa è libertà. R) Apri…
3. I tuoi occhi ricercano l’azzurro, c’è una casa che aspetta il tuo ritorno e la pace tornerà: questa è libertà. R) Apri…

E da qui deriva la terza cosa che ci dice, questa sera, Maria Immacolata: ci parla della gioia che ci dice Maria Immacolata: ci parla della gioia anche nelle tribolazioni, quella gioia autentica che si diffonde nel cuore liberato dal peccato e pieno della speranza affidabile. Il peccato, il non innalzare continuamente la mente e il cuore a Dio durante il giorno e quindi consentire l’azione del Maligno porta con sé tristezza negativa, che induce a chiudersi in se stessi e a considerare questo mondo tutto: è la mondanità satanica. La grazia porta la vera gioia non legata al possesso delle cose ma radicata nell’intimo di cogliersi e accogliersi nel proprio e altrui essere dono del Donatore divino, quindi nel profondo di ogni persona, e che nulla e nessuno possono togliere. Il cristianesimo è essenzialmente “vangelo”, una “lieta notizia”, mentre il diavolo spinge a pensare che sia un ostacolo alla gioia, alla libertà, perché siamo tentati di vedere in esso un insieme di divieti e di regole.  In realtà, il cristianesimo è l’annuncio della vittoria della grazia sul peccato, della vita sulla morte, di Cristo sul Maligno. E se comporta delle rinunce e una disciplina della mente, del cuore e del comportamento è proprio perché nell’uomo  c’è la radice velenosa dell’egoismo cui spinge Satana, egoismo che fa male a se stessi e agli altri. Bisogna imparare e pregare per non soccombere nella tentazione e a dire sì, sempre, alla voce dell’amore autentico. La gioia di Maria, mai sedotta da Satana, è piena perché nel suo cuore non c’è ombra di peccato, di indifferenza a Dio. Questa gioia coincide con la presenza di Gesù in tutta la sua vita: Gesù concepito e portato in grembo, poi bambino affidato alle sue cure materne, quindi adolescente e giovane e uomo maturo; Gesù visto partire da casa, seguito a distanza con fede alla croce e alla risurrezione: Gesù è la gioia di Maria, è la gioia della Chiesa, di tutti noi che, confessati, lo riceveremo nella comunione alla vigilia, nella notte, nel giorno di Natale. La più importante preghiera liturgica, sacramentale di liberazione cui prepararci in avvento, soprattutto nella novena, è celebrare ilSacramento della penitenza, la più feconda preghiera di liberazione.

(140)                    1. Di quale immenso amore Iddio ci ha amati, da darci il Figlio suo e far di noi suoi figli. R) Godiamo ed esultiamo: per noi il Cristo è nato, andiamo al redentor.
2. Dall’albero di Iesse è germogliato il fiore, s’innalza tra le genti, vessillo di salvezza. R) Godiamo ed esultiamo…
3. Il Re dell’universo in un presepe nasce: Colui che regna in cielo vagisce in una grotta. )Godiamo ed esultiamo…
4. I vigili pastori, dall’Angelo avvertitiaccorron al presepe, adorano il Bambino. R) Godiamo ed esultiamo….
5. Il Sole di giustizia s’eleva sopra il mondo: la Lucedell’Eterno risplende sulla terra. R) Godiamo ed esultiamo…
6. I Magi dall’oriente, al segno d’una stella, raggiungono Betlemme, recando i loro doni. R) Godiamo ed esultiamo…
7. Nel verbo fatto uomo la Trinità lodiamo: al Dio uno e Trino sia lode sempiterna. R) Godiamo ed esultiamo….

Venire processionalmente, incominciando da quelli in fondo alla Chiesa, per l’unzione con l’olio benedetto, è il sacramentale  cioè l’essere, anche questa sera, raggiunti, toccati attraverso il segno sensibile dal Risorto mentre abbiamo presenti quelle speranze di liberazione, di guarigione, di consolazione, per cui siamo qui convenuti in preghiera con sempre, però, all’orizzonte la grande speranza, la speranza affidabile, la grande e sicura meta che giustifica anche la fatica del cammino. Attendendo seduti possiamo tornare, attraverso i fogli, su qualche punto che lo Spirito Santo ci ha fatto particolarmente comprendere, gustare e a cui convertirci in rapporto al vissuto personale, coniugale, verginale, comunitario, parrocchiale, sociale e quindi cantare o ascoltare il canto proposto come preghiera, il primo Ave Maria, splendore del mattino.

(67) O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima, solo in te il mio cuore si abbandonerà. Perché tutto è vano se contemplo Te.
Ora guardo l’ostia, che ti cela a me, ardo dalla sete di vedere te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso luce, si disvelerà. Amen

Preghiamo. Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu, che nell’annunzio dell’angelo ci ha rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.

Amen

Dio sia benedetto…

Ed ora il sacramentale dell’acqua benedetta, esorcizzata.

Preghiamo. Signore Dio onnipotente fonte e origine della vita dell’anima e del corpo, benedici + quest’acqua e fa’ che ce ne serviamo con fede per implorare il perdono dei nostri peccati e la grazia di essere sorretti in ogni infermità e difesi da ogni insidia del nemico. La tua misericordia, o Padre, faccia scaturire per noi l’acqua viva della salvezza, perché possiamo accostarci a te, soprattutto nel prossimo Natale, con cuore puro e fuggire ogni pericolo dell’anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore.

Amen

Prossimo incontro martedì 14 gennaio 2014. Buon Natale!

(187) Immacolata…

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