Guarigione e liberazione

11 giugno 2013
Guarigione e liberazione
con la preghiera e il digiuno 
“E arrivando (dopo la trasfigurazione) presso i discepoli, videro (Gesù, Pietro. Giacomo e Giovanni) attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: “Di che cosa discutete con loro?. E dalla folla uno gli rispose: “Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti”. Egli allora disse loro: “”O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me”. E glielo portarono. Alla vista di
Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: “Da quanto tempo gli accade questo?”. Ed egli rispose: “Dall’infanzia, anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderloMa se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”Gesù gli disse: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede” Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: “Credo, aiuta la mia incredulità!”. Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: “Spirito muto sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più”. Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: E’ morto”. Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: “Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?”. Ed egli disse loro: “Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera” e il digiuno.
E’ il terzo esorcismo memorizzato da Marco (9, 14-29) subito dopo la Trasfigurazione. Il racconto si sviluppa un tre tempi:
-         l’incontro di Gesù con la folla e il primo dialogo con il padre del ragazzo (vv. 14-19);
-         la presentazione dell’ammalato e il secondo dialogo di Gesù con il padre (vv. 20-24);
-         l’esorcismo e il dialogo di Gesù con i discepoli (25-29)
Più che l’esorcismo a Marco interessa il duplice dialogo (fra Gesù e il padre, fra Gesù e i discepoli) che percorre l’intero fatto ed interessa anche noi qui convenuti questa sera in preghiera di liberazione, di guarigione e consolazione.
Mentre Gesù era assente, i suoi discepoli hanno tentato di guarire un ragazzo posseduto da “uno spirito muto”, ma senza riuscirvi. Mentre i discepoli, gli scribi e la folla stanno ancora discutendo, ecco che compare Gesù. Il padre del ragazzo interviene, spiegando: “Ho chiesto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto” (v. 18). Di qui prende l’avvio al duplice dialogo di Gesù, scandito da tre affermazioni riguardanti la fede (vv. 19.23.29). Il vero tema del racconto è appunto la fede, la fiducia nella presenza di Dio nel volto umano di Gesù, fondamentale per la liberazione, da considerare però in rapporto alla salvezza ( intesa nella sua radice, cioè come liberazione dal demonio) e in rapporto ai discepoli che nel tempo della Chiesa rendono presente il Risorto, quindi anche questa sera, devono continuare l’azione salvifica del Maestro. I due versetti conclusivi (vv. 28-29) imprimono all’episodio un’esplicita dimensione ecclesiale: sono un insegnamento pastorale dato alla comunità di allora e di adesso, con evidente riferimento agli esorcismi, alle preghiere di liberazione che si praticavano: chi li pratica non deve essere un personaggio isolato ma totalmente inserito nella comunità ecclesiale. Da questo punto di vista, l’episodio è conclusivo, perché unifica le due linee, quella di Gesù nell’incarnazione nella vita biologica di allora, nella realtà sacramentale di Risorto oggi (la cui parola potente vince gli spiriti) e quella dei discepoli, ai quali fu conferito lo stesso potere nel loro vissuto fraterno di comunione e di azione concorde nel noi della Chiesa, e mostra che il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa fino a questa sera, con la preghiera di liberazione, sono in continuità. Però ad una condizione: la fede nella presenza di Gesù Cristo nel noi della comunione ecclesiale qui convenuti in preghiera per questo.
Ai discepoli che gli chiedono il motivo della loro impotenza, Gesù ricorda infatti la preghiera e il digiuno,così come prima li aveva rimproverati per la loro mancanza di fede(v.19), soggiungendo che “ogni cosa è possibile a chi crede” nel Dio con noi (v. 23). La fede nella sua presenza sacramentale di risorto in noi qui convenuti è l’unica strada per vincere Satana, perché la vittoria sui demoni, la liberazione da negatività appartiene a Dio, non all’uomo, non a noi: l’uomo può fare  propria la vittoria nella fede e nell’obbedienza, nel noi della comunione ecclesiale. Ecco perché l’esorcista deve ricorrere alla preghiera e al digiuno insieme: non deve fare affidamento sui propri poteri, ma sulla potenza di Dio che agisce attraverso di lui nel noi della Chiesa. E la preghiera e il digiuno sono appunto questo: distolgono  lo sguardo solo su se stessi, dalla propria solitudine per rivolgerlo al Padre attraverso Cristo nello Spirito Santo e riconoscono che la potenza appartiene all’unico Dio della Trinità. La tirannia di Satana visibile nella follia, nelle convulsioni perde vigore ed è irrimediabilmente sconfitta solo là dove incontra l’obbedienzacomunionale nel noi della Chiesa e la fede personale, ritrova invece tutta la sua forza quando l’uomo fa affidamento su di sé, è schiavo dei propri istinti: tutte le umane follie, che possono venire anche da satana oggi si pensa che possano venire solo da agenti psichici chiamati impulsi, deliri, ossessioni, nevrosi, psicosi, complessi  e magari disagio sociale.  Attribuire le oscure potenze che sconvolgono la mente solo a qualche malattia mentale, tipo isteria, paranoia, dissociazione, delirio di riferimento, ebefrenia, catatonia (si descrivono i fenomeni senza individuare la causa) non mi sembra molto più illuminante che ipotizzare anche il possibile influsso del Principe di questo mondo. Dire “schizofrenia”, con il suo scientifico suono rassicurante, sembra oggi più persuasivo che la causa teologica dell’influsso diabolico. Ma Gesù è venuto nel mondo, risorto rimane sacramentalmente presente per annientare le opere del diavolo (1 Giovanni 3,8). Egli, che non voleva fare di sé l’uomo dei miracoli, assunse la lotta contro i demoni come il nocciolo della sua missione (Marco, 1, 35-39) e che conseguentemente la delega per questo appartiene al nucleo del mandato che egli trasferisce ai discepoli, a noi. Questi vengono inviati “a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Marco 3,14) con la preghiera e il digiuno. Ma perché è così importante unire alla preghiera il digiuno che Gesù ha praticato per quaranta giorni prima del suo ministero pubblico? Per non cadere nel male prodotto dal Maligno dobbiamo uscire da noi stessi,  dall’eccesivo riferimento a noi stessi anche nel cibo. Questa sera Egli ci pone una domanda:che cosa conta davvero nella mia vita? Può essere digiuno anche il limitare non solo il mangiare, il bere ma anche il divertimento, il dormire, il lavoro. Nella prima tentazione il diavolo propone a Gesù di cambiare una pietra in pane per spegnare la fame e quindi non nascondere nella sua vita biologica l’essere divino di Figlio, Dio che in Gesù possiede un volto umano in tutto uguale a noi anche nell’appetito. E Gesù ribatte che l’uomo vive anche di pane, ma non di solo pane e con il digiuno anche sensibilmente ravviva l’originaria fame di verità, di bene, di Dio. Nella seconda tentazione il diavolo propone a Gesù la via del potere che costringe, via alternativa all’umiltà, al rischio del rifiuto fino alla croce cioè la via dell’amore che tenta e ritenta senza costringere com’è l’agire di Dio nella storia. Nella terza tentazione il diavolo propone a Gesù di gettarsi dal pinnacolo del Tempio di Gerusalemme, di far spettacolo, qualcosa di sensazionale, di straordinario che costringa Dio ad intervenire, usandolo, ricattandolo, magari nella preghiera di domanda, perché Egli faccia la nostra volontà anziché disporci alla sua. Quanto è importante chiedersi: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore cui indirizzare continuamente mente e cuore cioè pregare perché sia fatta la sua volontà, il datore di ogni bene o penso di essere io, di costringerlo a fare quello che voglio io dando al demonio, che è  forte, la possibilità di agire contro di me non unito continuamente al più forte che è solo la presenza sacramentale di Cristo? Il Padre “inviò suo Figlio a noi con un corpo simile al nostro (con la possibilità di congiungere la preghiera al digiuno), per sottrarre a suo mezzo gli uomini dal potere delle tenebre e di Satana (Col 1,13; Atti 10,38)”. Nelle presunte apparizioni della Regina della pace Lei insite nel recuperare i due giorni di digiuno, tradizionali nella tradizione cristiana, cioè il mercoledì e il venerdì ad acqua e pane: l’acqua rimanda, memorizza alla liturgia battesimale che libera dalla schiavitù del demonio e delle tenebre e il pane alla liturgia eucaristica almeno della Domenica con la quale Cristo rovescia il regno del Demonio, della mondanità e allontana la multiforme malizia del peccato che ci espone al maligno: quanto è importante rivivere con la preghiera e il digiuno i sacramenti dell’iniziazione cristiana del Battesimo e della Cresima che ci garantiscono, anche con il sacramentale dell’acqua benedetta, dal potere delle Tenebre.  Quando l’uomo entra nella luce di Cristo il demone viene sconfitto e in questo modo diviene  superabile. “Credo Signore, ma Tu aumenta la mia fede”. Ascoltiamo il canto delle strofe e rispondiamo con il ritornello: Luce soave…
(112) 1. Credo in te, Signor, credo in te! Grande quaggiù il mister, ma credo in te. R) Luce soave, gioia perfetta sei. Credo in te, Signor, credo in te.
2. Spero in te Signor, spero in te: debole sono ognor, ma spero in te. R) Luce soave…
3. Amo te, Signor, amo te: o crocifisso Amor, amo te. R) Luce soave…
Resta con me, Signor, resta con me: pane che dai vigor, resta con me. R) Luce soave… 
Perché don Gino hai sempre insistito sulla preghiera di liberazione, di guarigione, di consolazione e mai hai trattato in modo esteso del connubio preghiera – digiuno? Un’osservazione che mi ha fatto pensare soprattutto nell’ultimo pellegrinaggio aMedjugorje con testimonianze sui messaggi della Regina della pace “Avete abbandonato il digiuno”. E’ stato abbandonato in Occidente e bisogna riprenderlo. Negli ultimi tempi nella stessa pastorale della Chiesa si sono perse quasi tutte le tracce del digiuno. Sono rimasti soltanto come precetto il Mercoledì delle ceneri e il Venerdì santo, raccomandato il Sabato santo con il digiuno ecclesiastico di un pasto anziché tre e anche queste due giornate di digiuno hanno perso la loro vera prassi e il loro reale significato. A volte ho avuto l’impressione addirittura che sia impossibile, addirittura inutile insistere. Ma la Madre di Gesù che secondo la tradizione ebraica ha sempre digiunato il mercoledì e il venerdì avverte l’uomo che solo la preghiera congiunta con il digiuno può assicurargli una vita migliore, nella pace e soprattutto liberarlo dall’azione di Satana.
Ma chi mi ha convinto a richiamare a me stesso e a tutti voi, in quest’ultima preghiera di liberazione di quest’anno, la necessità del digiuno è stato un intervento di Benedetto XVI: “Digiunare significa accettare un aspetto essenziale della vita cristiana. Occorre ritrovare l’aspetto anche corporale della fede: l’astensione dal cibo è uno di questi aspetti. Sessualità e nutrimento sono gli elementi centrali della fisicità dell’uomo: ora, al declino della comprensione della verginità ha corrisposto il declino della comprensione del digiuno. E questi due declini sono legati ad una sola, radice: l’attuale oscuramento della tensione escatologica, cioè verso la vita eterna, della fede cristiana (l’attesa della meta così grande, criterio di ogni scelta morale, non è tanto forte, anche se la cantiamo dopo la consacrazione). Essere vergini e saper periodicamente rinunciare al cibo è testimoniare che  la vita eterna ci attende, anzi è già tra noi. Oltretutto in un mondo che in tante sue parti muore di fame, dobbiamo ridare la testimonianza visibile e comunitaria di una privazione dal cibo accettata liberamente, per amore e per aiutare”.
Mentre nel mondo si parla sempre più di digiuni terapeutici o di diete varie con le quali prevenire il sovrappeso o diverse malattie, provocate proprio da nutrirsi o bere oltre misura, di digiuni cosmetici o estetici atti ad allontanare tutte quelle cose che compromettono in qualche modo la bellezza e l’armonia del fisico, nelle apparizioni riconosciute o presunte la Madonna insiste sul digiuno come metodo di cura dell’anima, come guarigione e liberazione, come non essere indifferenti a quanti nel mondo patiscono la fame. “Cari figli – dice – soltanto con il digiuno e la preghiera potete fermare le guerre”.
All’inizio Maria non parlava delle guerre militari, ma delle guerre all’interno delle famiglie provocate da Satana: le guerre cominciano nel nostro cuore che si lascia sedurre. Se provo odio contro mio fratello, se ho chiuso la porta a questa o quella persona, se l’ho giudicata male, se l’ho condannata, se ne sono gelosa, se ho parlato male di lei, se ho dentro di me amarezza, allora ho una guerra nel mio cuore e sono esposta  all’azione malefica del Maligno.
Ecco le guerre che la Madonna vuol togliere dai cuori! E gli unici mezzi sono il digiuno e la preghiera! Se pensate ad un altro mezzo, esso è “equivoco e falso” e bisogna abbandonarlo.
Anche Gesù ha parlato così. Un giorno gli Apostoli sono tornati tutti tristi perché, per una volta, il Maligno aveva loro resistito. Eppure avevano già la potenza di Cristo: facevano miracoli, guarigioni, liberazioni. Poi un giorno non ha funzionato e Gesù ha spiegato loro perché: “Quei demoni non si scacciano che con il digiuno e la preghiera”.
Bisogna che anch’io, anche noi non dimentichiamo questi due mezzi. Attraverso il digiuno si salvano molte vite e non ci si ammala, al contrario il digiuno ridà salute.
Sono stati fatti degli studi da cui risulta che in Occidente mangiamo un terzo di troppo rispetto a quanto è necessario e urge il recupero di una sobrietà anche di fronte a tanti affamati. Educare alla sobrietà fin da bambini! Molte malattie e perfino morti sono dovute a questo eccesso di cibo. Il digiuno ci farà bene.
Voi genitori che supplicate per la guarigione di vostro figlio, figli che supplicate per la riconciliazione dei vostri genitori, sappiate che avete questo potere! Non pregate senza digiunare e non digiunate senza pregare. Tutti i santi hanno digiunato.
Nelle prima settimana delle  apparizioni a Medjugorje (ancora presunte cioè la Chiesa non le riconosce ancora, pur non escludendole) tutta la popolazione ascoltava con orecchio attento ogni minima parola della Madonna. Poco dopo l’inizio delle apparizioni la Vergine ha detto: “Satana ha un piano di distruzione per questa parrocchia. Cari figli, chiedo a tutti i parrocchiani di digiunare a pane e acqua per tre giorni e di pregare il Rosario per poter vincere Satana”.      
tutti insieme, come un sol uomo, hanno fatto quello che Maria santissima aveva chiesto. Per tre giorni, con un cuore solo, hanno digiunato e pregato perché Maria potesse schiacciare il capo del “serpente”. Il quarto giorno ella ha detto: “Cari figli vin ringrazio per le vostre preghiere e i vostri digiuni, perché il piano di Satana è fallito, abbiamo la vittoria”. Non ha detto: “Ho la vittoria”, ma “Abbiamo la vittoria”: occorre pregare e digiunare insieme.
Nel 1992: “Cari figli, senza di voi non posso aiutare il mondo. Ognuno è importante…soltanto con la preghiera e il digiuno si può fermare la guerra. Satana in questi giorni agitati, vuole sedurre moltissime anime, per questo vi invito a decidervi per Dio. Vi proteggerà, vi mostrerà quello che dovete fare e quale cammino imboccare”.
Perché Satana è così indebolito quando noi, con la preghiera, digiuniamo? Quando facciamo un’offerta a Dio che tocca anche il nostro corpo, si può proprio dire che ci offriamo veramente, totalmente; il digiuno non coinvolge semplicemente il nostro corpo, ma tutto il nostro io. Il cibo è questione di sopravvivenza.. Tocca tutte le nostre abitudini più profonde e rivela le nostre dipendenze, spesso le nostre schiavitù, l’esagerato interesse per il nostro io. Quando si digiuna a pane e acqua emergono dei segnali lampeggianti per altre dipendenze: caffè, sigaretta, vino, dolci sesso, lavoro, carriera, successo. Ci rendiamo conto fino a che punto siamo attaccati ai nostri piccoli orari, alle nostre abitudini, alle nostre idee, ai nostri gusti, alle nostre cocciutaggini. Quando gli apostoli non avevano nemmeno il tempo di mangiare, questo fatto non li preoccupava più di tanto perché la presenza e l’opera di Dio era talmente intensa che la loro principale preoccupazione era altrove. Il digiuno crea, in un certo senso, un vuoto. Crea più spazio nella nostra anima, nel nostro io per Dio. Possiamo innalzare tutto il giorno mente e cuore a Dio, cioè pregare in continuità. Ecco perché quelli che digiunano maturano una sensibilità e una finezza spirituale speciale che permette di rapportarci alla Trinità in noi e dove ci sono i Tre il Maligno non ha nulla da fare internamente, potrà solo disturbarci esternamente, come è avvenuto nei Santi, in San Pio, in san Giovanni Calabria.
Da quando abbiamo raggiunto l’età della ragione abbiamo commesso peccati. Li abbiamo confessati ma ne portiamo le conseguenze. Il digiuno, unito alla preghiera, serve a preparare i nostri cuori perché lei possa guarirci dalle conseguenze dei nostri peccati come nostra Madre. Quando un bambino cade e si fa molto male, sua madre lo curerà per liberarlo dalle conseguenze della sua caduta. Non c’è che il sangue di Cristo, reso attuale in ogni celebrazione eucaristica, che ci lava dal peccato lasciandoci perdonare con la confessione, ma è la Madre che ripara i guasti conseguenti. Con il digiuno e la preghiera noi permettiamo a Maria di farlo: tutto funzionerà più in fretta.
Maria chiede di digiunare due giorni alla settimana,  a pane e acqua, il mercoledì e il venerdì. Perché proprio questi due giorni? La Vergine stessa e san Giuseppe, Gesù e tutti i pii ebrei, digiunavano due giorni la settimana. Non è meraviglioso pensare che la Madonna voglia ridonarci questa tradizione della Chiesa primitiva, che anche lei ha vissuto? Il digiuno fa parte della religione ebraica, poi di quella cristiana e anche di altre religioni. Oggi anche la medicina e alcune terapie lo riprendono. Suo scopo portarci all’incontro con Gesù Cristo, rispondere al suo amore, avvicinarci al cuore di Gesù. Ha chiesto anche che il giovedì di tutte le settimane dell’anno ci si renda conto del dono della presenza Eucaristica e della sua azione attraverso i preti. E’ talmente innamorata della presenza eucaristica di suo figlio, del Pane di vita che ci propone tutto il mercoledì per prepararci alla Messa  e all’adorazione del giovedì. Vuole liberarci fin dal mercoledì dalla distrazione degli altri cibi, delle spese da fare, della cucina e di ogni preoccupazione alimentare, per poter entrare nel gusto del pane, di questo elemento che in ogni Messa diventa il Corpo stesso di Gesù, perché Gesù stesso ha scelto il pane per trasformarlo nel suo corpo. E vuole che il venerdì rimaniamo con il gusto del pane per prepararci alla Domenica. Quante volte penso Maria a Efeso con Giovanni, rimasta sulla terra dopo l’Ascensione. Quando entrava nelle cucine dell’epoca, non guardava il pane come lo aveva guardato prima dell’Ultima Cena: “Mio figlio, crocifisso e risorto, si fa presente in un po’ di pane, in una particola e continua a vincere Satana in chi lo riceve, lo adora, si rapporta con Lui davanti al Tabernacolo.
Quando Gesù parla del chicco di grano nel Vangelo, immaginiamo il seminatore e il chicco di grano che deve morire per produrre frutto in abbondanza. E’ tutta la storia della morte e della risurrezione di Cristo. Perché il chicco di grano diventi pane, bisogna macinarlo per farne farina, ed è la farina la sostanza di cui il pane è costituito. Gesù è stato schiacciato nel suo corpo, nel suo cuore, nella sua anima, nel suo io, in tutta la sua persona. Nel chicco di grano abbiamo l’icona di tutta la storia dell’amore divino rivelato da Gesù per noi, si è lasciato uccidere, senza soccombere nella morte,  perché potessimo essere da lui nutriti, divinizzati, liberati dal Maligno. Quando Gesù ha parlato del Pane di vita ha detto: Colui che almeno ogni Domenica, meglio più volte la settimana, magari ogni giorno potendolo, mangia di questo Pane ha la vita veramente vita, è guarito, liberato.
Con questa consapevolezza e quindi questo amore dobbiamo affrontare il digiuno del mercoledì e del venerdì. La Madonna vuole immergerci in questo non solo in spirito, ma anche materialmente. E’ una donna ebrea molto concreta. Ella ci immerge nel pane astenendoci da altri cibi e bevande per essere con Gesù. Con il digiuno Maria ci fa concentrare sulla presenza e sull’amore di Gesù e ci permette di stupirci con lei del fatto che il Figlio di Dio non solo si è fatto piccolo, bambino in Lei, ma risorto non solo nasconde la sua divinità, ma vela, nella presenza eucaristica, anche la sua umanità per assimilarci a Lui, il più forte che vince il forte di fronte all’uomo, cioè Satana.
Si adopera pane completo, qualcosa che soddisfi lo stomaco. Nostra madre non vuole che abbiamo fame nei giorni di digiuno (giorni di lavoro). Il pane è un cibo fondamentale. E “tutta la giornata”. Ma l’aspetto più importante è l’amore. Si tratta di cominciare gradualmente come per il Rosario: “Non imponete il Rosario completo a quelli che non hanno mai pregato. Oggi potranno dire un ‘Padre nostro” con il cuore,domani una ‘Ave Maria’ con il cuore, dopodomani un ‘Gloria’con il cuore”. Per il digiuno la stessa cosa. Se potete cominciare subito a digiunare due giorni la settimana a pane e acqua, grazie a Dio! Ma potete farlo anche con tappe. Sobri ma sufficiente il pane tostato o no. Per alcune persone il pane tostato, cotto nell’acqua è più digeribile Quando parla di acqua non  dice calda o fredda ma a seconda della stagione. Questa Madre ci dà i mezzi per avere più amore nel nostro cuore e quindi difesi da Satana che odia, divide, inganna, vuol distruggere il creato. Ci dà i mezzi per crescere nella gioia, nella pace e nella libertà. Congiungere preghiera e digiuno è un dono che ci viene da chi nella Trinità è l’Amore, lo Spirito Santo. 
(310) 1.Quanta sete nel mio cuore: solo in Dio si spegnerà. Quanta attesa di salvezza: solo in Dio si sazierà. L’acqua viva che Egli dà sempre fresca sgorgherà. R) Il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia.
2. Se la strada si fa oscura spero in Lui: mi guiderà. Se l’angoscia mi tormenta, spero in Lui: mi salverà. Non si scorda mai di me, presto a me riapparirà. R) Il Signore…
3. Nel mattino io t’invoco: tu, mio Dio, risponderai. Nella sera rendo grazie: tu, mio Dio, ascolterai. Al tuo monte salirò e vicino ti vedrò. R) Il Signore… 
Venire processionalmente, incominciando da quelli in fondo alla Chiesa, per l’unzione con l’olio benedetto, è il sacramentale cioè l’essere raggiunti, toccati sacramentalmente dal Risorto mentre abbia presenti quelle speranze di liberazione, di guarigione, di consolazione, per cui siamo qui convenuti questa sera in preghiera, con sempre all’orizzonte la grande speranza, la speranza affidabile, la grande meta che giustifica la fatica di questa vita. Attendendo seduti possiamo tornare, attraverso i fogli, su qualche punto che lo Spirito Santo ci ha fatto particolarmente comprendere, gustare e a cui convertirci in rapporto al vissuto personale, coniugale, comunitario, parrocchiale, sociale e quindi cantare o ascoltare il canto proposto come preghiera.
Per la benedizione eucaristica
(67) 1. O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima, solo in te il mio cuore si abbandonerà. Perché tutto è vano se contemplo te.
2. Ora guardo l’ostia, che ti cela a me, ardo dalla sete di vedere te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso luce, si disvelerà. Amen
Preghiamo. Signore Gesù Cristo, che nel mirabile Sacramento dell’Eucarestia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue per szentire sempre in noi, soprattutto in quest’Anno della fede, i benefici dell’amore divino. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen
Dio sia benedetto…
Ed ora il sacramentale dell’acqua benedetta, esorcizzata.
Preghiamo. O Dio, per salvare tutti gli uomini hai racchiuso nell’acqua i segni più grandi della tua grazia. Ascolta la nostra preghiera e infondi in quest’acqua la tua + benedizione perché assunta a servizio dei tuoi misteri, sia portatrice dell’efficacia della tua grazia per mettere in fuga i demoni e debellare le malattie. Tutto ciò che con essa verrà asperso sia liberato da ogni influsso del Maligno; nelle dimore dei tuoi fedeli non abiti più lo spirito del Male e sia allontanata ogni insidia. Grazie all’invocazione del tuo santo nome, possano i tuoi fedeli uscire illesi da ogni assalto del nemico. Per Cristo nostro Signore. Amen
Da quando sono qui a San Toscana sono più che raddoppiati coloro che mi incontrano nel ministero di consolazione (esorcista) e ormai mi assorbano completamente per cui ho chiesto al Vescovo di ritornare a San Pietro Apostolo per esercitare solo questo ministero, anche per motivi di salute. Il Vescovo ha accolto la mia richiesta e quindi con mercoledì 31 luglio termino come Rettore, sospendo nel mese di agosto, e giovedì 5 settembre ricomincio nella cripta di san Pietro apostolo (via Todeschini 39). Riceverò il giovedì, il venerdì, il sabato dalle 15 alle 18. Alle 18 c’è il Rosario e alle 18,30 la Santa Messa.
Ogni secondo martedì del mese nella Chiesa di San Pietro Apostolo la preghiera di liberazione a cominciare dall’8 ottobre: ore 18, il santo rosario, 18,30 la Messa, dalle 19,30 alle 20,30 preghiera di liberazione, di guarigione, di consolazione. Dalla Piazza Vittorio Veneto, a destra guardando la Chiesa, c’è nel campo sportivo il parcheggio. 
(238) 1. C’è una terra silenziosa dove ognuno vuol tornare…una terra e un dolce volto con due segni di violenza; sguardo intenso e premuroso, che ti chiede di affidare la tua vita e il tuo mondo in mano a lei. R) Madonna, Madonna Nera, è dolce esser tuo figlio! Oh, lascia, Madonna Nera, ch’io viva vicino a te!
2. Lei ti calma e rasserena, lei ti libera dal male, perché sempre ha un cuore grande per ciascuno dei suoi figli; lei t’illumina il cammino se le offri un po’ d’amore, se ogni girono parlerai a lei così: R)Madonna,
3. Questo mondo in subbuglio cosa all’uomo potrà offrire? Solo il volto di una Madre pace vera può donare. Nel tuo sguardo noi cerchiamo quel sorriso del Signore che ridesta un po’ di bene in fondo al cuor. R)Madonna,

Senza escludere l’azione e le medicina psichiatriche preghiera e digiuno rispondono al bellissimo e fecondo atteggiamento del padre: “Credo, ma tu aumenta la mia fede nella presenza e nell’azione liberatrice, sanatrice di Dio”. In questo momento lo facciamo con il canto, ascoltando la strofa da Letizia e rispondendo Luce soave…

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