Celebrazione sacramentale e annuncio del Vangelo‏

L’annuncio del Regno di Dio non è solo far risuonare la parola del Risorto attraverso la Scrittura ma farlo incontrare in persona attraverso i Sacramenti e la Carità

“…richiamate a tutti l’importanza che ha per la vita di fede il Sacramento della Riconciliazione, evidenziando sia la necessità di un’adeguata preparazione teologica, spirituale e canonica per poter essere confessori, sia, soprattutto, il legame costitutivo tra celebrazione sacramentale e annuncio del Vangelo.
I Sacramenti e l’annuncio della Parola, infatti, non devono mai essere concepiti come separati, ma, al contrario, “Gesù afferma che l’annuncio del Regno di Dio è lo scopo della sua missione;
questo annuncio, però, non è solo un “discorso”, ma include, nel medesimo tempo, il suo stesso agire; i segni, i miracoli che Gesù compie indicano che il Regno viene come realtà presente e che coincide alla fine con la sua stessa persona, con il dono di sé. (…) Il sacerdote rappresenta Cristo, l’Inviato del Padre, ne continua la missione, mediante la “parola” e il “sacramento”, in questa totalità di corpo e anima, di segno e parola” (Udienza generale, 5 maggio 2010). Proprio questa totalità, che affonda le radici nel mistero stesso dell’Incarnazione, ci suggerisce che la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione è essa stessa annuncio e perciò via da percorrere per l’opera della nuova evangelizzazione.
In che senso allora la Confessione sacramentale è “via” per la nuova evangelizzazione? Anzitutto perché la nuova evangelizzazione trae linfa vitale dalla santità dei figli della Chiesa, dal cammino quotidiano di conversione personale e comunitaria per conformarsi sempre più a Cristo. E c’è uno stretto legame tra santità e Sacramento della Riconciliazione, testimoniato da tutti i Santi della storia. La reale conversione dei cuori, che è aprirsi all’azione trasformante e rinnovatrice di Dio, è il “motore” di ogni riforma e si traduce in una vera forza evangelizzante. Nella Confessione il peccatore pentito, per l’azione gratuita della Misericordia divina, viene giustificato, perdonato e santificato, abbandona l’uomo vecchio per rivestirsi dell’uomo nuovo. Solo chi si è lasciato rinnovare dalla Grazia divina, può portare in se stesso, e quindi annunciare, la novità del Vangelo. Il beato Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Novo Millennio ineunte, affermava: “Un rinnovato coraggio pastorale vengo poi a chiedere perché la quotidiana pedagogia delle comunità cristiane sappia proporre in modo suadente ed efficace la pratica del sacramento della Riconciliazione” (n.37). Desidero ribadire tale appello, nella consapevolezza che la nuova evangelizzazione deve far conoscere all’uomo del nostro tempo il volto di Cristo “come mysterium pietatis”, colui nel quale Dio ci mostra il suo cuore compassionevole e ci riconcilia pienamente a sé. E’ questo il volto di Cristo che occorre far riscoprire anche attraverso il sacramento della penitenza” (ibidem).
In un’epoca di emergenza educativa, in cui il relativismo mette in discussione la possibilità stessa di un’educazione intesa come progressiva introduzione alla conoscenza della verità, al senso profondo della realtà, quindi come progressiva introduzione al rapporto con la Verità che è Dio, i cristiani sono chiamati ad annunciare con vigore la possibilità dell’incontro tra l’uomo d’oggi e Gesù Cristo, in cui Dio si è fatto così vicino da poterlo vedere e ascoltare. In questa prospettiva il sacramento della Riconciliazione, che prende le mosse da uno sguardo alla propria concreta condizione esistenziale, aiuta in modo singolare quella “apertura del cuore” che permette di volgere lo sguardo a Dio perché entri nella vita. La certezza che Lui è vicino e nella sua misericordia attende l’uomo, anche quello coinvolto nel peccato, per guarire le sue infermità con la grazia del Sacramento della Riconciliazione, è sempre una luce di speranza per il mondo.
Cari sacerdoti e cari diaconi che vi preparate al Presbiterato, nell’amministrazione di questo Sacramento, vi è data  o vi verrà data la possibilità di essere strumenti di un sempre rinnovato incontro degli uomini con Dio. Quanti si rivolgeranno a voi, proprio per la loro condizione di peccatori, sperimenteranno in se stessi un desiderio profondo: desiderio di cambiamento, domanda di misericordia e, in definitiva, desiderio che riaccada, attraverso il Sacramento, l’incontro e l’abbraccio con Cristo. Sarete perciò collaboratori e protagonisti di tanti possibili “nuovi inizi”, quanti saranno i penitenti che vi accosteranno, avendo presente che l’autentico significato di ogni “novità” non consiste tanto nell’abbandono o nella rimozione del passato, quanto nell’accogliere Cristo e nell’aprirsi alla sua Presenza, sempre nuova e sempre capace di trasformare, di illuminare tutte le zone d’ombra e di schiudere continuamente un nuovo orizzonte. La nuova evangelizzazione, allora, parte anche dal Confessionale! Parte cioè dal misterioso incontro tra l’inesauribile domanda dell’uomo, segno in lui del Mistero del Creatore, e la Misericordia di Dio, unica risposta adeguata al bisogno umano di infinito. Se la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione sarà questo, se in essa i fedeli faranno reale esperienza di quella Misericordia che Gesù di Nazareth, Signore e Cristo, ci ha donato, allora diverranno essi stessi testimoni credibili di quella santità, che è il fine della nuova evangelizzazione” (Benedetto XVI, Ai partecipanti al Corso promosso dalla Penitenzieria Apostolica, 9 marzo 2012).

Benedetto XVI sottolinea un legame tutto peculiare tra la nuova evangelizzazione con la liturgia. Questa rappresenta l’azione principale mediante la quale la Chiesa esprime il suo essere, la ragione del suo esistere nel mondo cioè mediazione della continua incarnazione del divino attraverso l’umano, via alla Verità e alla Vita. Fin dalle sue origini la vita e l’azione della Chiesa è stata caratterizzata dall’azione liturgica cioè dal connubio del Crocefisso risorto che parla attraverso la Scrittura e si fa dono in persona continuamente attraverso i Sacramenti, il Battesimo di acqua e di lacrime, l’Eucaristia in particolare. Quanto la comunità predicava, annunciando il vangelo della salvezza, lo rendeva poi presente e vivo nella preghiera liturgica, che diventava segno visibile ed efficace della salvezza. Separare questi due momenti, annuncio e sacramenti – carità, equivarrebbe a non comprendere la Chiesa, Corpo di Cristo. Essa vive dell’azione liturgica come linfa vitale per il suo annuncio e questo, una volta compiuto, ritorna alla liturgia come suo completamento efficace nell’amore, nella carità. La lex credendi e la lex orandi formano un tutt’uno che diventa difficile perfino vedere l’inizio dell’uno e il termine dell’altro. La nuova evangelizzazione non è alternativo a ciò che la Chiesa ha sempre fatto nei venti secoli della sua storia cioè l’annuncio e l’incontro sacramentale con la persona viva di Gesù Cristo, il Figlio di Dio che nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento il mondo, libera, guarisce, consola, aprendo a quanti credono in Lui la porta per la vita veramente vita che dura eternamente. Cambia la modalità espressiva con la quale il messaggio viene partecipato, per il mutato contesto sociale e culturale. L’espressione “nuova” punta a identificare i cristiani che vivono in contesti culturali dove il secolarismo e il relativismo hanno creato una situazione di profonda crisi della fede e quindi comportamenti in netto contrasto con essa e urge riscoprire da parte dei cristiani le fondamenta del loro credere cioè l’avvenimento dell’incontro con Cristo e i contenuti che il Catechismo propone. L’azione della nuova evangelizzazione, pertanto, è indirizzata anzitutto ai cattolici che vivono in paesi di antica tradizione cristiana dove la cultura è stata plasmata dalla fede e che in questo momento subiscono la seduzione dell’effimero con atteggiamenti di indifferenza, di analfabetismo religioso se non di ostilità nei confronti del cristianesimo e quindi dell’umanesimo occidentale.

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