Vocazione battesimale

Dio, il Signore, ha chiamato me, chiama me, mi conosce, aspetta la mia risposta come aspettava la risposta di Maria, aspettava la risposta degli Apostoli

“Il comportamento dei cristiani è la conseguenza del dono, la realizzazione di quanto ci è donato ogni giorno. E, tuttavia, se è semplicemente realizzazione del dono datoci, non si tratta di un effetto automatico, perché con Dio siamo sempre nella realtà della libertà e perciò – poiché la risposta, anche la realizzazione del dono è libertà –l’Apostolo deve richiamarlo, non può darlo per scontato. Il Battesimo, lo sappiamo, non produce automaticamente una vita coerente: questa è frutto della volontà e dell’impegno perseverante di collaborare con il dono, con la Grazia ricevuta. E questo impegno costa, c’è un prezzo da pagare di persona. Forse per questo san Paolo fa riferimento proprio alla sua attuale condizione: “Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto…”.
Seguire Cristo significa condividere la sua Passione, la sua Croce, seguirlo fino in fondo, e questa partecipazione alla sorte del Maestro unisce profondamente a Lui e rafforza l’autorevolezza dell’esortazione dell’Apostolo.
Ora entriamo nel vivo della nostra meditazione, incontrando una parola che ci colpisce in modo particolare:la parola “chiamata”, “vocazione”. San Paolo scrive: “ comportatevi in maniera degna alla chiamata, della Klesis che avete ricevuto”. E la ripeterà poco dopo, affermando che “…una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione” (Ef 4). Qui, in questo caso, si tratta della vocazione comune a tutti i cristiani, cioè la vocazione battesimale: la chiamata ad essere di Cristo e a vivere in Lui, nel suo corpo. Dentro questa parola è inscritta un’esperienza, risuona l’eco dell’esperienza dei primi discepoli, quella che conosciamo dai Vangeli: quando Gesù passò sulla riva del lago di Galilea, e chiamò Simone e Andrea, poi Giacomo e Giovanni (Mc 1,16-20). E prima ancora, presso il fiume Giordano, dopo il battesimo, quando, accorgendosi che Andrea e l’altro discepolo lo seguivano, disse loro: “Venite e vedrete” (Gv 1,39): La vita cristiana comincia con una chiamata e rimane sempre una risposta, (un incontro) fino alla fine. E ciò sia nella dimensione del credere, sia in quella dell’agire: tanto la fede quanto il compimento del cristiano sono corrispondenza alla grazia della vocazione.
Ho parlato della chiamata dei primi apostoli, ma pensiamo con la parola “chiamata” soprattutto alla Madre di ogni chiamata, a Maria Santissima, l’eletta, la Chiamata per eccellenza. L’icona dell’Annunciazione a Maria rappresenta ben di più di quel particolare episodio evangelico, per quanto fondamentale: contiene tutto il mistero di Maria, tutta la sua storia, il suo essere; e al tempo stesso parla della Chiesa, della sua essenza di sempre; come pure di ogni singolo credente in Cristo, di ogni anima cristiana chiamata.
A questo punto dobbiamo tenere presente che non parliamo di persone del passato. Dio, il Signore, ha chiamato ognuno di noi, ognuno è chiamato con il nome suo. Dio è così grande che ha il tempo per  ciascuno di noi, conosce me, conosce ognuno di noi per nome, personalmente. E’ una chiamata personale per ognuno di noi. Penso che dobbiamo meditare diverse volte questo mistero: Dio, il Signore ha chiamato me, chiama me, mi conosce, aspetta la mia risposta come aspettava la risposta di Maria, aspettava la risposta degli Apostoli. Dio mi chiama: questo fatto dovrebbe farci attenti alla voce di Dio, attenti alla sua Parola, alla sua chiamata per me, per rispondere, per realizzare questa parte della storia della salvezza per la quale ha chiamato me” (Benedetto XVI, Lectio divina al Pontificio Seminario Romano Maggiore, 4 marzo 2011).

Con la sua venuta tra noi, Gesù Cristo, il Dio che possiede un volto umano e che ci ha amato sino alla fine ciascuno e l’umanità nel suo insieme, ci ha comunicato la vita divina di figli in Lui Figlio in relazione con il Padre attraverso il dono del suo Spirito di risorto. Il Padre mi chiama, mi conosce dall’eternità e aspetta in continuità la mia continua risposta a parole e nel vissuto. Si tratta di divenire sempre più consapevoli dell’uomo nuovo che è in noi grazie allo Spirito donatoci da Gesù Cristo e dal Padre. E ogni membro del Popolo di Dio esperimenta questa chiamata continua, questo dialogo continuo cioè il respiro della preghiera per cui guai a me se non ne faccio notizia con una passione che non mancherà di suscitare nella Chiesa una nuova missionarietà, che non potrà essere demandata ad una porzione di “specialisti”, ma dovrà coinvolgere la responsabilità di tutti i membri del Popolo di Dio. Chi attraverso la chiamata del Padre ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo. Ciò fa accadere un nuovo slancio apostolico vissuto quale impegno quotidiano delle comunità e dei gruppi cristiani in tutti gli ambienti privati e pubblici.

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