Nuova evangelizzazione e filosofia

Perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano in un autentico umanesimo cristiano occorre anche superare la debolezza della formazione filosofica in molte istituzioni ecclesiastiche

“ Grazie alla padronanza di tanti idiomi, san Lorenzo da Brindisi poté svolgere un intenso apostolato presso diverse categorie di persone. Predicatore efficace, conosceva in modo così profondo non solo la Bibbia, ma anche la letteratura rabbinica, che gli stessi Rabbini rimanevano stupiti e ammirati, manifestandogli stima e rispetto. Teologo versato nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa, era in grado di illustrare in modo esemplare la dottrina cattolica anche ai cristiani che, soprattutto in Germania, avevano aderito alla Riforma. Con la sua esposizione chiara e pacata egli mostrava il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione da Martin Lutero. Tra di essi, il primato di san Pietro e dei suoi successori, l’origine divina
dell’Episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza.  Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella Tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza, come ho voluto ricordare nell’Esortazione Apostolica Verbun Domini (n. 46).
Anche i fedeli più semplici, non dotati di grande cultura, furono beneficiati dalla parola convincente di Lorenzo, che si rivolgeva alla gente umile per richiamare tutti alla coerenza della propria vita con la fede professata. Questo è stato un grande merito dei Cappuccini e di altri Ordini religiosi, che, nei secoli XVI e XVII, contribuirono al rinnovamento della vita cristiana penetrando in profondità nella società con la loro testimonianza di vita e il loro insegnamento. Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano…
In mezzo a (tanto studio) e a tanti lavori, Lorenzo coltivò una vita spirituale di eccezionale fervore, dedicando molto tempo alla preghiera e in modo speciale alla celebrazione della Santa Messa, che protraeva spesso per ore, compreso e commosso nel memoriale della Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Alla scuola dei santi, ogni presbitero può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della vita interiore…Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità…perché per mezzo della preghiera noi parliamo a Dio e Dio parla a noi…non solo è presente e ci ascolta, anzi può e desidera accondiscendere volentieri e con massimo piacere alle nostre domande.
Un altro tratto che caratterizza l’opera di questo figlio di san Francesco è la sua azione per la pace. Sia i Sommi Pontefici sia i principi cattolici gli affidarono ripetutamente importanti missioni diplomatiche per dirimere controversie e favorire la concordia tra gli Stati europei, minacciati in quel tempo dall’Impero ottomano. L’autorevolezza morale di cui godeva lo rendeva consigliere ricercato e ascoltato. Oggi, come ai tempi di san Lorenzo, il mondo ha bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace” (Benedetto XVI, Udienza Generale, 23 marzo 2011).

La caduta dell’Occidente cristiano è contrassegnata da una profonda carenza, non è  più in grado di instaurare un vero dialogo con le altre culture, nelle quali la dimensione religiosa è fortemente presente, oltre a non poter rispondere alle domande fondamentali sul senso e la direzione della nostra vita. Ma c’è anche un grande  e inutilmente nascosto bisogno di speranza, di un autentico umanesimo cristiano cioè di costruire nuovamente una forte cultura cattolica in modo che la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali secolarizzati del relativismo e dell’indifferenza religiosa. E per questo, tra l’altro, in un’epoca in cui non solo la fede ma la ragione stessa è minacciata dall’utilitarismo, dallo scetticismo, dal relativismo, dalla sfiducia nella ragione di conoscere la verità riguardo ai problemi fondamentali della vita occorre superare la “debolezza della formazione filosofica in molte istituzioni ecclesiastiche”. Lo ha detto il cardinale Grocholewski presentando il “Decreto di riforma degli studi ecclesiastici di filosofia”, approvato da Papa Benedetto XVI il 28 gennaio e presentato martedì 22 marzo. I progressi tecnologici e scientifici non riassumono l’interezza del sapere; soprattutto non saziano la sete di ogni uomo rispetto alle domande ultime: in che cosa consiste la felicità? Chi sono io? Il mondo è frutto di un azzardo? Qual è il mio destino? E per questo occorre recuperare con forza la vocazione originaria della filosofia classica cioè la ricerca del vero, del bene, di Dio  cioè la sua dimensione sapienziale e metafisica, sia allargando gli spazi della razionalità e sia nel difendersi dal pericolo del fideismo. Il cristianesimo, la cultura cattolica mantiene desta la sensibilità per la ricerca della verità perché presuppone un’armonia fra Dio che si auto rivela storicamente e la ragione umana alla ricerca del vero e del bene e solo su questo cammino si può scorgere nella realtà e nella sua ragionevolezza le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e scorgere così Gesù Cristo come la luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro. E la cultura cattolica ha sempre sottolineato il carattere sapienziale, logico e metafisico della filosofia. La teologia ha sempre avuto e continua ad avere bisogno dell’apporto filosofico.

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