Il sacerdozio

In Cristo si trova la chiave del vero sacerdozio, del vero sacrificio,
rileggendo l’Antico Testamento verso di Lui

“Vogliamo meditare i passi 5, 7 e 8 della Lettera agli Ebrei. L’Autore di tale Lettera ha aperto una nuova strada per capire l’Antico Testamento come libro che parla su Cristo.La tradizione precedente aveva visto Cristo soprattutto, essenzialmente, nella chiave della promessa davidica, del vero Davide, del vero Salomone, del vero Re di Israele, vero Re perché uomo e Dio. E l’iscrizione sulla Croce aveva realmente annunciato al mondo questa realtà: adesso c’è il vero Re di Israele, che è il Re del mondo, il Re dei Giudei sta sulla Croce. È una proclamazione della regalità di Gesù, dell’adempimento dell’attesa messianica dell’Antico Testamento, la quale, nel fondo del cuore, è un’attesa di tutti gli uomini che aspettano il vero Re, che da giustizia, amore e fraternità.
Ma l’Autore della Lettera agli Ebrei ha scoperto una citazione che fino a quel momento non era stata notata: Salmo 110,4 – “Tu sei sacerdote secondo l’ordine di Melchisedech” – ciò significa che Gesù non solo adempie la promessa davidica, l’aspettativa del vero Re di Israele e del mondo, ma realizza anche la promessa del vero sacerdote. In parte dell’Antico Testamento, soprattutto anche in Qumram, vi sono due linee separate di attesa: il Re e il Sacerdote. L’Autore della Lettera agli Ebrei, scoprendo questo versetto, ha capito che in Cristo sono unite le due promesse: Cristo è il vero Re, il figlio di Dio – secondo il Salmo 2,7 che egli cita – ma è anche il vero Sacerdote.
Così tutto il mondo cultuale, tutta la realtà dei sacrifici, del sacerdozio, che alla ricerca del vero sacerdozio, del vero sacrificio trova in Cristo il suo adempimento. E con questa chiave, può rileggere l’Antico Testamento e mostrare come proprio anche la legge cultuale, che dopo la distruzione del Tempio è abolita, in realtà andava verso Cristo; quindi, non è semplicemente abolita, ma rinnovata, trasformata, poiché in Cristo tutto trova il suo senso. Il sacerdozio appare allora nella sua purezza e nella sua verità profonda.
In questo modo, la Lettera agli Ebrei presenta il tema del sacerdozio di Cristo, Cristo sacerdote, su tre livelli: il sacerdozio di Aronne, quello del Tempio; Melchisedech; e Cristo stesso, come il vero sacerdote. Anche il sacerdozio di Aronne, pur essendo differente da quello di Cristo, pur essendo per così dire solo una ricerca, un camminare in direzione di Cristo, comunque è “via” verso Cristo, e già in questo sacerdozio si delineano gli elementi essenziali. Poi Melchisedech che è un pagano. Il mondo pagano entra nell’Antico Testamento, entra in una figura misteriosa, senza padre, senza madre – dice la Lettera agli Ebrei -, appare semplicemente, e in lui appare la vera venerazione del Dio altissimo, del Creatore del cielo e della terra. Così anche dal mondo pagano viene l’attesa e la prefigurazione profonda del mistero di Cristo. In Cristo stesso tutto è sintetizzato, purificato e guidato al suo termine, alla sua vera essenza” (Benedetto XVI Lectio Divina 18 febbraio 2010).

Naturalmente la Bibbia, nella sua integralità è una cosa grandissima e da scoprire a mano a mano. Perché se prendiamo solo le singole parti, per esempio la tradizione precedente alla Lettera agli Ebrei che aveva visto Cristo nella chiave della promessa davidica come vero Re che da giustizia, amore e fraternità non ne vediamo l’altra dimensione di vero Sacerdote. Ecco l’importanza di leggere la Sacra Scrittura nella sua unità e integralità. Le singole parti sono parti di un cammino continuo del popolo di Dio e solo vedendole nella loro integralità come un cammino unico, dove una parte si integra con l’altra per cui Cristo è il vero Re, il figlio di Dio ma anche il vero Sacerdote che porta a compimento il sacerdozio di Aronne, quello del Tempio, di Melchisedech che sono un camminare in direzione di Cristo, “via” verso di Lui.

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