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Visualizzazione dei post da febbraio, 2010

La tenda di Dio

La vera Gerusalemme, il Salem , la Tenda di Dio è il sacrificio del Corpo Eucaristico quando accade il Corpo Mistico, la Chiesa cioè la Pace di Dio con l’uomo “Nel canone romano dopo la Consacrazione, abbiamo la preghiera supra quae , che menziona alcune prefigurazioni di Cristo, del suo sacerdozio e del suo sacrificio: Abele, il primo martire, con il suo agnello; Abramo, che sacrifica nell’intenzione il figlio Isacco, sostituito dall’agnello dato da Dio; e Melchisedech, Sommo Sacerdote del Dio Altissimo, che porta pane e vino. Questo vuol dire che Cristo è la novità assoluta di Dio e, nello stesso tempo, è presente in tutta la storia, attraverso la storia, e la storia va incontro a Cristo. E non solo la storia del popolo eletto, che è la vera preparazione voluta da Dio, nella quale si rivela il mistero di Cristo, vi sono vie verso Cristo, il quale porta tutto in sé. Questo mi sembra importante nella celebrazione

La vera guarigione

Essere servitore dell’Eucaristia è profondità del mistero sacerdotale “Nella Lettera agli Ebrei (5,7) c’è una frase difficile da interpretare. L’Autore della Lettera agli Ebrei dice che Gesù ha pregato fortemente, con grida e lacrime, Dio che poteva salvarlo dalla morte, e, per il suo pieno abbandono, venne esaudito. Qui vorremmo dire: “No, non è vero, non è stato esaudito, è morto”. Gesù ha pregato di essere liberato dalla morte, ma non è stato liberato, è morto in modo molto crudele. Perciò il grande teologo liberale Harnack ha detto: “Qui manca un no”, deve essere scritto: “Non è stato esaudito” e Bultmann ha accettato questa interpretazione. Però questa è una soluzione che non è esegesi, ma è una violenza al testo. In nessuno dei manoscritti appare “ non”, ma “è stato esaudito”; quindi dobbiamo imparare a capire che cosa

Sacrificio ed obbedienza

Tutta la sofferenza di Gesù non è una cosa accanto alla sua grande missione: Egli offre il sacrificio, fa il sacerdote, e chiede ai sacerdoti altrettanto “In realtà la Lettera agli Ebrei dice che “offrì preghiere e suppliche” “grida e lacrime” (5,7). È una traduzione giusta del verbo prospherein , che è una parola cultuale ed esprime l’atto dell’offerta dei doni umani a Dio, esprime proprio l’atto dell’offertorio, del sacrificio. Così con questo termine cultuale applicato alle preghiere e lacrime di Cristo, dimostra che le lacrime di Cristo, l’angoscia del Monte degli Ulivi, il grido della Croce, tutta la sua sofferenza non sono una cosa accanto alla sua grande missione. Proprio in questo modo Egli offre il sacrificio, fa il sacerdote. La Lettera agli Ebrei con questo “offrì”, prospherein, ci dice: questa è la realizzazione del suo sacerdozio, così porta l’umanità a Dio, così si fa mediatore, così si fa sacerdote.

Compassione

Il sacerdote è uno con “compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo rivestito di debolezza” (Eb. 5,2) La Lettera agli Ebrei fa una sottolineatura della nostra umanità che ci sorprende, perché dice: deve essere uno con “compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essere rivestito di debolezza” (5,2) e poi – molto più forte ancora – “ nei giorni della sua vita terrena, egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Dio che poteva salvarlo da morte e per il pieno abbandono a Lui, venne esaudito” (5,7). Per la Lettera agli Ebrei elemento essenziale del nostro essere uomo è la compassione, è il soffrire con gli altri: questa è la vera umanità. Non è il peccato, perché il peccato non è mai solidarietà, ma è sempre desolidarizzazione, è un prendere la vita per me stesso, invece di donarla.

Elementi del sacerdote

Singoli elementi circa il sacerdozio “Dalla Legge, dal sacerdozio di Aronne impariamo due cose, ci dice l’Autore della Lettera agli Ebrei: un sacerdote per essere realmente mediatore tra Dio e l’uomo, deve essere uomo. Questo è fondamentale e il figlio di Dio si è fatto uomo proprio per essere sacerdote, per poter realizzare la missione del sacerdote. Deve essere uomo, ma non può da se stesso farsi mediatore verso Dio. Il sacerdote ha bisogno di un’autorizzazione, di un’istituzione divina e solo appartenendo alle due sfere – quella di Dio e quella dell’uomo – un essere mediatore, può essere “ponte”.

Il sacerdozio

In Cristo si trova la chiave del vero sacerdozio, del vero sacrificio, rileggendo l’Antico Testamento verso di Lui “Vogliamo meditare i passi 5, 7 e 8 della Lettera agli Ebrei. L’Autore di tale Lettera ha aperto una nuova strada per capire l’Antico Testamento come libro che parla su Cristo.La tradizione precedente aveva visto Cristo soprattutto, essenzialmente, nella chiave della promessa davidica, del vero Davide, del vero Salomone, del vero Re di Israele, vero Re perché uomo e Dio. E l’iscrizione sulla Croce aveva realmente annunciato al mondo questa realtà: adesso c’è il vero Re di Israele, che è il Re del mondo, il Re dei Giudei sta sulla Croce. È una proclamazione della regalità di Gesù, dell’adempimento dell’attesa messianica dell’Antico Testamento, la quale, nel fondo del cuore, è un’attesa di tutti gli uomini che aspettano il vero Re, che da giustizia, amore e fraternità.

Il sacerdote come Cristo

Il sacerdote come Cristo è chiamato ad entrare nella miseria umana, a prendere su di se le sofferenze delle persone affidate a lui Non essendoci un testo ufficiale ci riferiamo all’ Osservatore Romano e ad altre fonti per riferire sull’incontro del Vescovo di Roma Benedetto XVI con i suoi parroci per una Lectio Divina dai brani tratti dai capitoli 5, 7 e 8 della Lettera agli Ebrei, dove si parla di Cristo sommo sacerdote, per trattare l’identikit e la missione del prete. Per essere realmente un uomo di Dio, il sacerdote “ deve conoscere Dio da vicino” , vivendo in comunione con Cristo, cioè con quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati fino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. Benedetto XVI ha invitato i sacerdoti ad essere così mediatori, cioè a veicolare Dio all’uomo e l’uomo a Dio nella redenzione. Certamente il prete è “uomo di Dio” : “ il nostro essere, la nostra vita, il nostro cuore deve essere fissato in Dio in questo punto dal quale non usciamo

Perdonare

Perdonare qualcuno equivale a dirgli: non voglio che tu muoia, ma che tu viva; voglio sempre soltanto il tuo bene. A fondamento dell’intero itinerario quaresimale si pone l’onnipotenza d’amore di Dio, la sua assoluta signoria su ogni creatura, che si traduce in indulgenza infinita, animata da costante e universale volontà di vita. In effetti, perdonare qualcuno equivale a dirgli: non voglio che tu muoia, ma che tu viva; voglio sempre e soltanto il tuo bene. Questa assoluta certezza ha sostenuto Gesù durante i quaranta giorni trascorsi nel deserto della Giudea, dopo il battesimo ricevuto da Giovanni nel Giordano. Quel lungo tempo di silenzio e di digiuno fu per Lui un abbandonarsi completamente al Padre e al suo disegno di amore; fu esso stesso un “battesimo”, cioè un’”immersione” nella sua volontà, e in questo senso un anticipo della Passione e della Croce. Inoltrarsi nel deserto e rimanervi a lungo, da solo, significava esporsi volontariamente agli assalti del nemico, il tentatore ch

Conversione

L’appello alla conversione e a credere al Vangelo mette a nudo e denuncia la facile superficialità che caratterizza il nostro tempo “Il primo richiamo quaresimale è alla conversione, parola da prendersi nella sua straordinaria serietà, cogliendo la sorprendente novità che essa sprigiona. L’appello alla conversione, infatti, mette a nudo e denuncia la facile superficialità che caratterizza molto spesso il nostro vivere. Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera inversione di marcia . Conversione è andare controcorrente, dove la “corrente” è lo stile di vita superfiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale.

Caritas

La testimonianza della carità appartiene, è un tutt’ uno con l’annuncio della verità del Vangelo “Cari fratelli e amici che qui (nell’Ostello intitolato “Don Luigi Di Liegro ” della Caritas di Roma ) trovate accoglienza , sappiate che la Chiesa vi ama profondamente e non vi abbandona, perché riconosce nel volto di ciascuno di voi quello di Gesù . Egli ha voluto identificarsi in maniera del tutto particolare con coloro che si trovano nella povertà e nell’indigenza. La testimonianza della carità, che in questo luogo trova speciale concretizzazione , appartiene alla missione della Chiesa insieme con l’annuncio del Vangelo. L’uomo non ha soltanto bisogno di essere nutrito materialmente o aiutato a superare i momenti di difficoltà, ma ha anche la necessità di sapere chi egli sia e di conoscere la verità su se stesso, sulla sua dignità. Come ho ricordato nell’Enciclica Caritas in veritate , “senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riemp

Non moralismo

Il cristianesimo è moralità, non moralismo: “ amatevi come io vi ho amato”, “Non vi chiamo più servi…Vi ho chiamato amici “ Se continuiamo a leggere attentamente il capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, troviamo anche un secondo imperativo: “ Rimanete” e “Osservate i miei comandamenti”. “Osservate” è solo il secondo livello; il primo è quello del “rimanere”, il livello ontologico, cioè che siamo uniti a Lui, che ci ha dato in anticipo se stesso, ci ha dato il suo amore, il frutto. Non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli stesso. Il suo essere, il suo amare , precede il nostro agire e, nel contesto del suo Corpo, nel contesto dello stare in Lui, identificati con Lui, nobilitati con il suo Sangue, possiamo anche noi agire con Cristo.

Preghiera

“Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo conceda” “Questo vi dico: ‘ Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo conceda ’”. Una breve catechesi sulla preghiera, che ci sorprende sempre di nuovo. Due volte in questo capitolo 15 il Signore dice “Quanto chiederete vi do” e una volta ancora nel capitolo 16. E noi vorremmo dire: “Ma no, Signore, non è vero”. Tante preghiere buone e profonde di mamme che pregano per il figlio che sta morendo e non sono esaudite, tante preghiere perché succeda una cosa buona e il Signore non esaudisce. Che cosa vuol dire questa promessa? Nel capitolo 16 il Signore ci offre la chiave per comprendere: ci dice quanto ci dà, che cosa è questo tutto: la charà, la gioia: se uno ha trovato la gioia ha trovato tutto e vede tutto nella luce dell’amore divino. Come san Francesco, il quale ha composto la grande poesia sul creato in una situazione desolata, eppure proprio lì, vicino al Signore sofferente, ha riscoperto la bellezza

Dio si è mostrato

La gioia di conoscere Dio che si è mostrato, ci manda per portare frutto cioè la carità “Dio in Cristo si è svelato, si è squarciato il velo del tempio, mostrato il suo volto, faccia a faccia; non è più come Mosé che poteva vedere solo il dorso del Signore. Anche questa è un’idea bella, della quale San Gregorio Nisseno dice: “Vedere solo il dorso vuol dire che dobbiamo sempre andare dietro a Cristo”. Ma nello stesso tempo Dio ha mostrato con Cristo la sua faccia, il suo volto. Il velo del tempio è squarciato, è aperto, il mistero di Dio è visibile. Il primo comandamento che esclude immagini di Dio, perché esse potrebbero solo sminuirne la realtà è cambiato, rinnovato, ha un’altra forma. Possiamo adesso, nell’uomo Cristo, vedere il volto di Dio, possiamo avere icone di Cristo e così vedere Dio. Io penso che chi ha capito questo, chi si è fatto toccare da questo mistero, che Dio si è svelato, si è squarciato il velo del tempio, mostrato il suo volto, trova una fonte di gioia per

Persona umana

La dignità originaria, naturale di ogni persona umana è un principio fondamentale che la fede in Gesù Cristo Crocifisso e Risorto ha da sempre difeso e diffuso “Le problematiche che ruotano intorno al tema della bioetica permettono di verificare quanto le questioni che vi sono sottese pongano in primo pianola questione antropologica. Come affermo nella mia ultima Lettera enciclica Caritas in veritate :”Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l’uomo sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio. Le scoperte scientifiche in questo campo e la possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra due razionalità: quella della ragione aperta al

Anno sacerdotale

“Rimanete in me, nel mio amore” “In quest’ Anno Sacerdotale , vogliamo essere particolarmente attenti alle parole del Signore concernenti il nostro servizio di lavoratori nella vigna del Signore, sacerdoti del suo mistero. Nel capitolo 15 di san Giovanni troviamo alcune parole – chiave, che danno l’indicazione dell’annuncio che il Signore vuole fare con questo testo. “Rimanere”: in questo breve brano, troviamo dieci volte la parole “rimanere”; poi, il nuovo comandamento: “Amatevi come io vi ho amato”, “Non più servi ma amici”, “Portate frutto”; e, finalmente: “Chiedete, pregate e vi sarà dato, vi sarà data la gioia”. Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad entrare nel senso delle sue parole, perché queste parole possono penetrare il nostro cuore e così possano essere via e vita in noi, con noi e tramite noi. La prima parola è: “Rimanete in me, nel mio amore”. Il rimanere nel Signore è fondamentale come primo tema di questo brano. Rimanere: dove? Nell’amore, nell’amore di C

Cura dei malati

Due opere essenziali per la Chiesa, cui è affidato il compito di prolungare nello spazio e nel tempo la missione di Cristo: evangelizzazione e cura dei malati nel corpo e nello spirito “I Vangeli, nelle sintetiche descrizioni della breve ma intensa vita pubblica di Gesù , attestano che egli annuncia la Parola e opera guarigioni di malati, segno per eccellenza della vicinanza del Regno di Dio, (presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge). Ad esempio, Matteo scrive: “ Gesù percorreva tutta la Galilea , insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo” ( Mt 4,23; 9,35). La Chiesa cui è affidato il compito di prolungare nello spazio e nel tempo la missione di Cristo, non può disattendere queste due opere essenziali: evangelizzazione e cura dei malati nel corpo e nello spirito. Dio, infatti, vuole guarire tutto l’uomo e nel Vangelo la guarigione del corpo è segno del risanamento più

Sant'Antonio

La carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore, la fede muore “Nei “Sermoni”, intitolati rispettvamente “Sermoni domenicali” e “Sermoni sui Santi” Antonio parla della preghiera come di un rapporto di amore, che spinge l’uomo a colloquiare dolcemente con il Signore, creando una gioia ineffabile, che soavemente avvolge l’anima in orazione. Antonio ci ricorda che la preghiera ha bisogno di un’atmosfera di silenzio che non coincide con il distacco dal rumore esterno, ma è esperienza interiore, che mira a rimuovere le distrazioni provocate dalle preoccupazioni dell’anima. Secondo l’insegnamento di questo insigne Dottore francescano (“Dottore evangelico”), la preghiera è articolata in quattro atteggiamenti, indispensabili, che, nel latino di Antonio, sono definiti: osecratio , oratio , postulatio , gratiarum actio . Potremo tradurli così: aprire fiduciosamente il proprio cuore a Dio, colloquiare affettuosamente con Lui, presentargli i nostri bisogni , lodarlo e ring

Preparazione al matrimonio

Tre tappe dell’itinerario per la formazione e la risposta alla vocazione coniugale e alla tutela dei diritti dell’ infanzia “Un importante impegno del Dicastero per la Famiglia è l’elaborazione di un Vademecum per la preparazione al Matrimonio. Il mio amato Predecessore, il venerabile Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Famialiaris consortio affermava che tale preparazione è “più che mai necessaria ai nostri giorni” e “comporta tre principali momenti: uno remoto, uno prossimo e uno immediato” (n. 46). Riferendosi a tali indicazioni, il Dicastero si propone di delineare convenientemente le tre tappe dell’itinerario per la formazione e la risposta alla vocazione coniugale. - La preparazione remota riguarda i bambini, gli adolescenti e i giovani. Essa coinvolge la famiglia, la parrocchia e la scuola, luoghi nei quali si viene educati a comprendere la vita come vocazione all’amore, che si specifica, poi, nelle modalità del matrimonio e della verginità per

Quaresima

Una tentazione permanente dell’uomo: quella di individuare l’origine del male in una causa esteriore “Una tentazione permanente dell’uomo: quella di individuare l’origine del male in una causa esteriore . Molte delle moderne ideologie hanno, a belvedere, questo presupposto : poiché l’ingiustizia viene “da fuori”, affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare – ammonisce Gesù – è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza con il male. Lo riconosce amaramente il Salmista: “Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” ( Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro . Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità