Università cattoliche

Il ruolo insostituibile delle Facoltà ecclesiastiche e delle Università cattoliche nella Chiesa e nella società

Il Concilio Vaticano II lo aveva già ben sottolineato nella Dichiarazione Gravissimum educationis, quando esortava le Facoltà ecclesiastiche ad approfondire i vari settori delle scienze sacre, per avere una conoscenza sempre più profonda della Rivelazione, per esplorare il tesoro della sapienza cristiana, favorire il dialogo ecumenico e interreligioso, e per rispondere ai problemi emergenti in ambito culturale (n. 11)…

La Costituzione apostolica Sapientia christiana, fin dalle sue prime espressioni, rileva l’urgenza, ancora attuale, di superare il divario esistente tra fede e cultura, invitando ad un maggiore impegno di evangelizzazione, nella ferma convinzione che la Rivelazione cristiana è una forza trasformante, destinata a permeare i modi di pensare, i criteri di giudizio, le norme di azione. Essa è in grado di illuminare, purificare e rinnovare i costumi degli uomini e le loro culture (Proemio, 1) e deve costituire il punto centrale dell’insegnamento e della ricerca, non ché l’orizzonte che illumina la natura e le finalità di ogni Facoltà ecclesiastica. In questa prospettiva, mentre viene sottolineato il dovere dei cultori delle discipline sacre di raggiungere, con la ricerca teologica, una conoscenza più profonda della verità rivelata, si incoraggiano, allo stesso tempo, i contatti con gli altri campi del sapere, per un fruttuoso dialogo, soprattutto al fine di offrire un prezioso contributo alla missione che la Chiesa è chiamata a svolgere nel mondo. Dopo trent’anni, le linee di fondo della Costituzione apostolica Sapientia christiana conservano ancora tutta la loro attualità. Anzi, nell’odierna società, dove la conoscenza diventa sempre più specializzata e settoriale, ma è profondamente segnata dal relativismo, risulta ancora più necessario aprirsi alla “sapienza” che viene dal Vangelo. L’uomo, infatti, è incapace di comprendere pienamente se stesso e il mondo senza Gesù Cristo: Lui solo illumina la sua vera dignità, la sua vocazione, il suo destino ultimo e apre il cuore ad una speranza solida e duratura.

Cari amici, il vostro impegno di servire la verità che Dio ci ha rivelato partecipa della missione evangelizzatrice che Cristo ha affidato alla Chiesa: è pertanto un servizio ecclesiale. Sapientia christiana cita, al riguardo, la conclusione del Vangelo secondo Matteo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20). E’ importante per tutti, docenti e studenti, non perdere mai di vista il fine da perseguire, quello cioè di essere strumento dell’annuncio evangelico. Gli anni degli studi ecclesiastici superiori si possono paragonare all’esperienza che gli Apostoli hanno vissuto con Gesù: nello stare con Lui hanno appreso la verità, per diventare annunciatori dappertutto. Al tempo stesso è importante ricordare che lo studio delle scienze sacre non va separato dalla preghiera, dall’unione con Dio, dalla contemplazione altrimenti le riflessioni sui misteri divini, rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale. Ogni scienza sacra, alla fine, rinvia alla “scienza dei santi”, alla intuizione dei misteri del Dio vivente, alla sapienza, che è dono dello Spirito Santo, e che è anima della “fede che interpella l’intelligenza” (Benedetto XVI, Ai Docenti dei Pontifici Atenei Romani, 19 novembre 2009).

Il Papa si è rivolto ai partecipanti dell’Assemblea Generale della Federazione internazionale delle Università Cattoliche (FIUC) nata nel 1924 invitando ad attingere dalla propria storia ulteriore slancio per rinnovare la volontà di servire la Chiesa: sapere per servire. In una cultura che manifesta una “mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa” (Caritas in veritate, 31), le Università cattoliche, fedeli alla propria identità che fa dell’ispirazione cristiana un punto qualificante, sono chiamate a promuovere una “nuova sintesi umanistica (ibid., 21), un sapere che sia “sapienza capace di orientare l’uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi” (ibid., 30), un sapere illuminato dalla fede.

Non a tutti gli uomini è permesso di dedicarsi alla scienza teologica; a tutti, però, è aperta la via alle grandi intuizioni di fondo. E il magistero difende la fede comune, in cui non vi è differenza di classe tra dotti e semplici. L’affermazione che la Chiesa con il suo ministero pastorale è abilitata all’annuncio e non all’insegnamento della teologia scientifica è certamente corretta. Ma il ministero dell’annuncio con il suo Catechismo e il Compendio si impone anche per la teologia

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