Delicatezza

Sublime esempio della delicatezza a cui conduce la carità cristiana

“Con vivo senso ecclesiale, Pietro il Venerabile affermava che le vicende del popolo cristiano devono essere sentite nell’”intimo del cuore” da quanti si annoverano “tra i membri del corpo di Cristo”. E aggiungeva: “Non è alimentato dallo spirito di Cristo chi non sente le ferite del corpo di Cristo”, ovunque esse si producano. Mostrava inoltre cura e sollecitudine anche per chi era al di fuori della Chiesa, in particolare per gli ebrei e i musulmani: per favorire la conoscenza di questi ultimi provvide a far tradurre il Corano. Osserva al riguardo uno storico recente: “In mezzo all’intransigenza degli uomini del Medioevo – anche dei più grandi tra di essi -, noi ammiriamo qui un esempio sublime della delicatezza a cui conduce la carità cristiana” (J. Leclercq, Pietro il Venerabile, Jaca Book, 1991, p. 189). Altri aspetti della vita cristiana a lui cari erano l’amore per l’Eucaristia e la devozione verso la Vergine Maria. Sul Santissimo Sacramento ci ha lasciato pagine che costituiscono “uno dei capolavori della letteratura eucaristica di tutti i tempi” (ibid., p. 267) e sulla Madre di Dio ha scritto riflessioni illuminanti, contemplandola sempre in stretta relazione con Gesù Redentore e con la sua opera di salvezza. Basti riportare questa sua ispirata elevazione: “Salve, Vergine benedetta, che hai messo in fuga la maledizione. Salve, madre dell’Altissimo, sposa dell’Agnello mitissimo. Tu hai vinto il serpente, gli hai schiacciato il capo, quando il Dio da te generato lo ha annientato…Stella fulgente dell’oriente, che metti in fuga le ombre dell’occidente. Aurora che precede il sole, giorno che ignora la notte…Prega il Dio che da te è nato, perché sciolga il nostro peccato e, dopo il perdono, ci conceda la grazia e la gloria”. Quanti lo conobbero ne esaltarono la signorile mitezza, il sereno equilibrio, il dominio di sé, la rettitudine, la lealtà, la lucidità e la speciale attitudine e mediare” ( Benedetto XVI, Udienza Generale, 14 ottobre 2009).

Queste caratteristiche della carità sono un’esigenza anche del nostro tempo, segnato da ritmo frenetico, dove non rari sono in pastori e fedeli gli episodi di intolleranza e incomunicabilità, le divisioni e i conflitti. La sua testimonianza ci invita a saper unire l’amore a Dio con l’amore al prossimo, e non stancarci nel riannodare rapporti di fraternità e di riconciliazione. Soleva dire : “Da un uomo si potrà ottenere di più tollerandolo, che non irritandolo con le lamentele”. E questo atteggiamento in lui affonda le radici nella preghiera, specie in quella liturgica e tra i misteri di Cristo, egli prediligeva quello della Trasfigurazione, nel qual già si prefigura la Risurrezione. E’la preghiera tutta tesa alla contemplazione del volto glorioso di Cristo, trovandovi le ragioni di quell’ardente gioia che contrassegnava il suo spirito e si irradiava nell’ideale monastico che consiste nell’”aderire tenacemente a Cristo”, in una vita contraddistinta dalla “umiltà”, dalla laboriosità come pure da un clima di silenziosa e costante lode a Dio con la lettura, la meditazione e l’orazione personale. In questo modo tutta la vita risulta pervasa di amore profondo per Dio e di amore, amicizia per gli altri, un amore che si esprime nella sincera apertura al prossimo. Nel perdono e nella ricerca della pace. Pietro il Venerabile nutriva anche una predilezione per l’attività letteraria e ne possedeva il talento. Era persuaso dell’importanza di usare la penna quasi come aratro per “spargere nella carta il seme del Verbo”. Oggi oltre alla carta, con il digitale e internet le possibilità si sono allargate.

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